«Restate in quella casa»: a settembre e ottobre 2022 la formazione diocesana per catechisti

Si intitola «Restate in quella casa» (Lc 10,7) il breve ciclo formativo che - a partire dal 16 settembre - l'Ufficio diocesano per l'Iniziazione cristiana e la catechesi e l'Ufficio diocesano di Pastorale giovanile propongono congiuntamente all'inizio dell'anno pastorale 2022-2023. Al primo dei due appuntamenti parteciperà il padre gesuita Jean Paul Hernandez, fondatore dell'iniziativa "Pietre vive". Prossimi incontri venerdì 7 (Udine e Tolmezzo) e sabato 8 ottobre (San Giorgio di Nogaro).

La proposta formativa si svilupperà in due incontri replicati, ognuno, in tre macro-zone dell’Arcidiocesi, con sedi a Tolmezzo, Udine e San Giorgio di Nogaro. Si inizierà venerdì 16 e sabato 17 settembre con un appuntamento intitolato «Restate in quella casa (Lc 10,7): un rinnovato stile di missione catechistica». Interverrà il padre gesuita Juan Pablo (Jean Paul) Hernandez, fondatore dell’iniziativa di nuova evangelizzazione “Pietre vive“. Nel secondo appuntamento, venerdì 7 e sabato 8 ottobre i partecipanti saranno divisi in due gruppi: da un lato i catechisti di bambini e genitori (seguiti direttamente dall’Ufficio catechistico), dall’altro i catechisti di ragazzi, adolescenti, giovani e oratori (con l’Ufficio di Pastorale giovanile).

Sono invitati a partecipare al corso tutti i catechisti di bambini, ragazzi, adolescenti, giovani e genitori. Sono invitati, inoltre, i responsabili degli oratori. Per tutti loro è richiesta un’iscrizione da effettuarsi on-line entro domenica 11 settembre 2022.

Tutte le informazioni sul corso si possono reperire sui siti web, rispettivamente, dell’Ufficio catechistico e dell’Ufficio di Pastorale giovanile.

 

Il tema: «Restate in quella casa»

Immaginiamo una Parrocchia – o una Collaborazione pastorale – in cui sono chiamati per nome dieci, venti, settantadue catechisti. Cosa possono fare? Come operare al servizio delle comunità della Collaborazione Pastorale? Come annunciare Cristo?

A ben guardare, nel Vangelo si parla sempre di distanze da accorciare. Quello dell’annuncio cristiano è quindi un processo che richiede relazione e prossimità: il catechista si mette in moto ritrovando il “carburante spirituale” della consapevole verità dell’annuncio stesso, per accorciare le distanze tra il Risorto e ciascuna persona incontrata nella ferialità.

Non è un caso che ai settantadue discepoli inviati in missione Gesù dica: «Restate in quella casa». Non chiede loro di convocare coercitivamente nel tempio, né di organizzare chissà quali iniziative. Il movimento è esattamente contrario: quei settantadue – e noi, oggi – sono invitati a ridurre le distanze entrando nelle case e nei cuori degli altri, bussando alla porta della loro vita per proporre qualcosa di buono, bello e vero.

In definitiva, Gesù stesso invita non a rispondere a questioni su «Cosa facciamo a catechismo?» o «I ragazzi devono sapere questo e quest’altro», o ancora «Riproponiamo il percorso degli anni passati»: queste risposte sono secondarie. A monte c’è il riconoscimento che l’atteggiamento non è più quello dell’attesa, ma quello della missione, del movimento, del bussare senza timore alle porte dei cuori per dire «Cristo è risorto anche per te». Quale miglior testimonianza avvalla questo annuncio, se non quella di catechisti che sanno accorciare in primis le distanze tra loro, camminando insieme seguendo il Maestro? La prova che l’annuncio è autentico non sta nell’azione di uno o due, ma nella comunione di dieci, venti o settantadue.

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