Ligosullo, chiesa salvata. L’Arcivescovo inaugurerà il restauro

A Ligosullo, nel più piccolo comune friulano è tempo di festeggiare. Dopo più di un anno dalla chiusura, resasi necessaria per urgenti e complessi lavori di consolidamento, con grande gioia la comunità si prepara infatti alla riapertura al culto della chiesa parrocchiale di San Nicolò. Giovedì 2 luglio, Festa della Madonna del saluto, alle ore 10.30, alla presenza dell’Arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato, saranno benedetti i lavori di ristrutturazione e restauro e sarà celebrata una solenne Santa Messa, animata dal Coro «In dulci jubilo». Alle 12.30 il pranzo insieme, presso la Casa «La Scune» (ex asilo). Seguiranno, alle 15, i solenni Vespri, cantati dalla Onoranda Cantoria di Cercivento, e la Processione.
 

Gli appuntamenti

Un evento, la riapertura della chiesa, particolarmente atteso dalla comunità cristiana, che si prepara alla grande festa del 2 luglio con due incontri, uno, già avvenuto, sabato 27 giugno alle 20.30 nella casa «La Scune» con la presentazione, da parte dei progettisti, dei lavori di ristrutturazione e di restauro; mentre mercoledì 1 luglio, alle 20.30 all’interno della chiesa si terrà una Veglia eucaristica con la testimonianza di padre Duilio Plazzotta, missionario comboniano originario del paese carnico, che attualmente opera nella Diocesi di Isiro (Repubblica Democratica del Congo).
 
Infine, domenica 5 luglio, la chiesa ristrutturata ospiterà la S. Messa (alle 10.30) e, a seguire, un interessante momento di confronto su «Scienza e fede, incontro possibile», con Mauro Ferrari, presidente del Methodist Hospital Research Institute di Houston (Texas), tra i massimi esperti mondiali di nanotecnologie in campo oncologico.
 

Secoli di continuo scivolamento

La chiesa di San Nicolò, ricorda il parroco, don Harry Della Pietra, è testimone di una sorta di lotta per la sopravvivenza contro una natura non sempre benigna. I documenti narrano come già sul finire del XVI secolo il sito fu interdetto per motivi di sicurezza. È del 1656 la riedificazione in un sito, quello odierno, afflitto però da problemi di instabilità geostatica che hanno determinato un lento e continuo scivolamento verso valle.
 
Infatti, meno di un secolo dopo, la chiesa fu riedificata dal curato Radina Giovanni Motta, ricordato nell’iscrizione in facciata. Quella settecentesca è in sostanza la chiesa che è giunta a noi dopo altri due secoli di sofferenze denunciate dalla deformata morfologia con il vistoso fuori piombo delle murature e il sali scendi del pavimento, spiega don Della Pietra. Negli anni ‘80 furono infine compiute ulteriori opere di consolidamento di dubbia efficacia che hanno restituito invece un edificio assai provato. Da qui la necessità di un intervento in primo luogo di consolidamento e poi di restauro di ciò, e non è poco, che del passato si è potuto conservare. Scoperto un delicatissimo decoro.
 
Gli interventi di consolidamento hanno comportato la realizzazione di una sorta di basamento fondale che consente un eventuale movimento, limitando le deformazioni dell’edificio. Le murature sono state consolidate con tiranti e reti in fibra di vetro e malte di calce a forte resistenza. Nel corso dei lavori la volta del coro ha riservato la sorpresa del ritrovamento di un delicatissimo decoro che accompagna l’affresco centrale oggetto di consolidamento e restauro. Le lunette conservano le tracce di un apparato decorativo in cui si leggono le figure degli evangelisti e che sono state documentate e ricoperte per auspicabili futuri interventi di restauro.
Tutto il sottopavimento è stato bonificato e aerato; nella sagrestia si è potuto recuperare il pavimento in pietra mentre nell’aula le marmette cementizie recenti sono state sostituite da lastre di Rosso Verzegnis.
 
L’impiantistica della chiesa è stata rinnovata con attenzione, conclude il parroco, soprattutto riguardo la conservazione materiale presente e futura dell’edificio e delle importanti opere d’arte presenti tra cui gli altari lignei e le tele novecentesche del Moro. I lavori hanno riguardato anche la torre campanaria con il rifacimento «da spice» (della punta), il consolidamento della cella campanaria, il rifacimento della struttura di sostegno delle campane.
 
L’intervento di restauro, per una spesa complessiva di circa 800 mila euro, è stato in parte finanziato dalla Regione, in parte dalla Conferenza episcopale italiana, con i fondi dell’8×1000. La progettazione è opera dell’ing. Giovanni Punte, coadiuvato dai colleghi Andrea Zanini e Alessio Modolo per la parte ingegneristica e dall’arch. Giorgio della Longa insieme all’arch. Barbara Fiorini per la parte architettonica ed artistica. I lavori sono stati coordinati dalla Unione Soc. Coop di Enemonzo.

Segui l'Arcidiocesi di Udine sui social

Facebooktwitterrssyoutube

Vuoi condividere questo articolo?

Facebooktwittermail