Emergenza profughi, la Commissione Migrantes del Nordest rilancia con forza la cultura dell’accoglienza

Un avvenimento di tragicità inaudita ha preceduto e segnato la Giornata d’incontro degli operatori pastorali delle comunità immigrate nel Triveneto con il Vescovo delegato, mons. Luigi Bressan, e la Commissione della Conferenza Episcopale del Triveneto per le Migrazioni, il 22 aprile 2015.
 
Lo sgomento e la commozione hanno colpito quanti, nelle tre regioni, lavorano per la solidarietà, l’accoglienza e l’accompagnamento dei migranti in seno alle Chiese locali e nella società.  In un momento in cui è faticoso credere ed agire nell’eguaglianza di dignità e di diritti di ogni membro dell’unica famiglia umana, i partecipanti alla Giornata credono sia importante riaffermare la responsabilità dell’accoglienza da parte di ogni regione italiana e dell’impegno condiviso da tutta l’Unione Europea.
 
Come cristiani e, anzitutto come delegati per i migranti, sentiamo la missione di comunicare e diffondere il messaggio evangelico della fraternità, e quindi dell’accoglienza, combattendo contro ogni ”cultura dello scarto” e contro la chiusura verso gli altri, operando, invece, per un sistema economico e politico di inclusione. D’altra parte, siamo chiamati – personalmente e come comunità – a porre in atto tutte le iniziative concrete possibili per l’accoglienza o almeno per l’accompagnamento dei rifugiati, anche con visite a loro, incontri nelle famiglie e azioni di volontariato, per una coesione attiva. Non possiamo assuefarci allo sfruttamento di persone, alle violenze contro la vita umana o all’abuso delle oggettive difficoltà per finalità di guadagno economico o elettorale.
 
I presenti, mentre pregano per le vittime di ieri e di oggi, fanno propri i tanti messaggi che, in ambito cattolico e non, manifestano costernazione, dolore e impegno di solidarietà. Ricordano l’invito rivolto a tutti da Papa Francesco già nel messaggio della Giornata Mondiale Migranti del 2014: «È necessario il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse e di emarginazione – che, alla fine, corrisponde proprio alla ‘cultura dello scarto’ – ad un atteggiamento che abbia alla base la ‘cultura dell’incontro’, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore».

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