A Fusine/Weissenfels tre statue della chiesa tornano all’antico splendore

lunedì 7 Novembre

Nella chiesa parrocchiale di Fusine/Weissenfels, dopo la Messa delle ore 11 di domenica 6 novembre, giorno di San Leonardo Abate, patrono del paese, le tre statue di San Giovanni Nepomuceno, San Carlo Borromeo e Sant’Ignazio di Loyola verranno presentate alla comunità, ricostruendo la loro storia e gli interventi che ne hanno consentito il recupero.

All’incontro, organizzato dal parroco don Alan Iacoponi, dopo i saluti delle istituzioni, interverranno la professoressa Perusini e il restauratore Francesco Candoni.

 

La storia delle statue

Tratto da La Vita Cattolica del 3 novembre 2022

A Fusine, alcuni anni fa, grazie ad una vecchia foto datata 24 aprile 1966 e intitolata “San Giovanni Nepomuceno alle Acciaierie”, la professoressa Giuseppina Perusini, impegnata in uno studio sulla scultura lignea barocca di scuola tedesca in Carnia e Valcanale, si è imbattuta in tre magnifiche sculture recuperate nel campanile della parrocchiale di San Leonardo. La foto del 1966 ritraeva le tre sculture ancora collocate nell’altare di San Giovanni Nepomuceno dell’omonima cappella nel castello di Stückl, posto nei pressi dell’acciaieria Weissenfels.

Nel 1961 un incendio danneggiò irrimediabilmente il castello ma risparmiò la cappella. Tuttavia, tra il 1966 e il 1974 il castello e la cappella vennero demoliti, l’altare di San Giovanni smembrato e le tre sculture poste nel campanile della parrocchiale, dove rimasero in una sorta di oblio fino alla loro riscoperta avvenuta nell’autunno del 2018.

Si tratta di tre pregiate opere in legno di cirmolo di notevoli dimensioni: il santo titolare, Giovanni Nepomuceno, è infatti alto oltre 130 centimetri, i santi Carlo Borromeo e Ignazio di Loyola, posti ai lati, sono leggermente più piccoli.

Le sculture appartenevano alla famiglia Melzi, proprietaria del castello di Stückl, ma poco dopo il loro rinvenimento la marchesa Etta Melzi Carignani le ha donate alla Parrocchia di Fusine e così, nel settembre 2019, ha potuto avere inizio il progetto di restauro fortemente voluto e finanziato dalla Fondazione Friuli, dal Rotary Club di Tarvisio e dalla locale parrocchia.

Al momento della loro riscoperta le condizioni conservative delle opere (in particolar modo se ci si riferisce al San Giovanni) erano pessime a causa, soprattutto, dell’inadatto luogo di conservazione (il campanile) in cui sono rimaste per decenni soggette a forti escursioni termiche, ad infiltrazioni d’acqua e ai traumi dovuti agli spostamenti.

Con i lavori di restauro, eseguiti in tre lotti dalla ditta Francesco Candoni – Restauro di Opere d’Arte di Cedarchis di Arta Terme sotto la Direzione Lavori della Soprintendenza, le raffinate sculture hanno riacquisito la magnificenza che nel corso della loro travagliata storia avevano perduto.

07/11/2022 (tutto il giorno)
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