Un volume per riscoprire la «Grande benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania del Signore»

È un rito che ha radici antiche che affondano nella tradizione aquileiese e che oggi la Chiesa udinese riscopre e valorizza. Si tratta della «Grande benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania del Signore» il cui studio storico è raccolto in un volume realizzato dall’Ufficio diocesano per la Liturgia, curato da don Loris Della Pietra, Alessio Persic, Gabriele Zanello, pre Josef Cjargnel e Giovanni Zanetti. Un sussidio che, accanto a indicazioni per la liturgia, regala un viaggio di grande interesse alle origini della celebrazione dell’Epifania. Il settimanale diocesano, «La Vita Cattolica» pubblica nel numero di questa settimana, un’intervista, a firma di Anna Piuzzi, al direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, don Loris Della Pietra, per conoscere più da vicino questo rito che si celebra la vigilia dell’Epifania.

 

Don Della Pietra, qual è l’obiettivo di questo lavoro di studio storico?

«Innanzitutto quello di contribuire a far sì che si celebri meglio questo momento. Succede spesso che per ragioni pastorali non si riesca a garantire la celebrazione della Santa Messa e della benedizione dell’acqua. Chiediamo che laddove ci sia la possibilità si faccia una celebrazione autonoma secondo la tradizione, nel pomeriggio della vigilia. Vogliamo inoltre valorizzare il contenuto originario di questa festa: la memoria del Battesimo del Signore». 

 

Quali aspetti d’interesse sono emersi da questo lavoro?

«L’aspetto interessante nello studio delle fonti di questa tradizione che in Friuli ancora resiste è lo stretto legame con la tradizione orientale. Questo certo si sapeva, ma analizzando in particolare i due rituali di Gemona e di Lestans, che risalgono al Cinquecento, troviamo una costanza di elementi certamente nei testi, ma anche, ad esempio, in un gesto: l’immersione della croce nell’acqua. A Trieste il 6 gennaio, quando la comunità greca fa la benedizione sulle rive del mare, vediamo che viene gettata una croce che un fedele va poi a riprendere. Si tratta di un elemento che indica, per Oriente e Occidente, una matrice comune. La benedizione dell’acqua, nella vigilia dell’Epifania, era la celebrazione del Battesimo del Signore. Fino alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II non esisteva in Occidente una festa specifica per il Battesimo del Signore, ma nella tradizione aquileiese e di alcune zone della Dalmazia proprio questa benedizione dell’acqua lo celebrava in maniera solenne». 

 

Un’occasione dunque per riscoprire il significato profondo dell’Epifania.

«Certo, soprattutto per riscoprirne i suoi contenuti. Noi sappiamo che in Oriente questa festa celebra proprio il Battesimo del Signore e solo in un secondo tempo, quando approda a Roma, diventa memoria della visita dei Magi».

 

Da dove nasce l’idea di questo lavoro?

«L’idea parte da lontano, ci tengo a dire che l’insistenza è stata grande anche da parte dei sacerdoti e dei laici. Dal punto di vista rituale ci siamo rifatti ai due testi del Cinquecento – di Gemona e Lestans – conservati alla Biblioteca civica Joppi. Inoltre, casualmente, ho trovato un sussidio del Settecento nella Biblioteca del Seminario che mi ha aiutato a capire e dimostrare la continuità del rito».

 

Una menzione speciale la merita la parte musicale.

«Certo. Le parti cantate le presentiamo in italiano grazie al lavoro del maestro Zanetti e in friulano dove si recuperano melodie della tradizione patriarchina».

 

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