Ultima tappa dei “Quaresimali d’arte”: al centro le opere di misericordia spirituale

“Siamo contenti di trovarci già in sintonia con il Santo Padre e con lui valorizzeremo l’Anno Santo della Misericordia. Ci metteremo in cammino e seguiremo il percorso che il Papa ci darà”. Con queste parole l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha commentato l’annuncio di Papa Francesco del Giubileo straordinario che inizierà il prossimo 8 dicembre. L’ha fatto, mons. Mazzocato, concludendo domenica pomeriggio la riflessione del quarto ed ultimo dei Quaresimali d’arte, nel Duomo di Udine, incentrato proprio sul tema delle “Opere di misericordia spirituale”. Un incontro arricchito dalla coinvolgente esecuzione del Requiem di Camille Saint-Saens da parte della Corale Polifonica di Montereale Valcellina, della Corale I Notui di Sedrano e del Coro Filarmonico Città di Udine, diretti da Maurizio Baldin, (voci soliste Maria Giovanna Michelini, Gabriela Thierry, Badì Scarpa, Abramo Rosalen), con Federico Passerini all’organo.

L’Arcivescovo è partito dal commento del Vangelo di Matteo in cui Gesù indica a chi vuol essere suo discepolo un ideale di vita altissimo: “Siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”. 

“Istintivamente – ha riflettuto mons. Mazzocato – verrebbe da dire che non è giusto comportarsi così perché i buoni vanno premiati e i cattivi vanno castigati. Ma Gesù ci ha rivelato una giustizia diversa; è la giustizia che dimora nel cuore di Dio e che si chiama misericordia. Egli ce l’ha mostrata, prima che con le parole, attraverso il suo comportamento. Non ha preso le distanze dai peccatori considerandoli persone solo da punire, come facevano gli scribi e i farisei, ma si è seduto a tavola con loro. Dalla croce, guardando i suoi carnefici ha pregato: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”. Nel cuore di Gesù, come nel cuore di Dio –ha aggiunto mons. Mazzocato suo e nostro Padre, c’è posto per tutti, per i giusti e per i peccatori; perché la giustizia di Dio si chiama misericordia”. 

Ecco allora l’elenco delle opere di Misericordia spirituale: innanzitutto perdonare le offese. “Questa – ha spiegato mons. Mazzocato – è la vera giustizia. Essa non è qualunquismo che fa confusione tra giusti e ingiusti. Non nasconde la verità perché i nemici li chiama nemici e i peccatori li considera tali. Però, non risponde alla violenza con altra violenza e non ricambia l’odio odiando a sua volta. In questo modo, infatti, si perpetua tra gli uomini la catena del male che spesso crea anche nuove vittime incolpevoli le quali pagano il prezzo della colpa di un parente”. E qui il pensiero dell’Arcivescovo è andato alle tante situazioni del mondo in ci si risponde alle offese bombardando e facendo tante vittime spesso innocenti.

Altra opera di misericordia spirituale è sopportare le persone moleste, anch’esso una forma di perdono, ha affermato l’Arcivescovo: “Sopportare significa portare il peso dell’altra persona che, a causa dei suoi limiti e vizi, diventa veramente pesante. Significa accettarla così come è, perdonandola per i suoi limiti. Con questa misericordia nel cuore si può anche cercare di aiutarla a migliorarsi perché sia più contenta lei e le persone che le stanno accanto.

Infine, l’Arcivescovo ha ricordato l’importanza di pregare Dio per i vivi e per i morti. “La preghiera è una potente opera di misericordia che attira la grazia di Dio sulle persone che raccomandiamo a lui”, ha affermato mons. Mazzocato, soffermandosi poi sull’importanza della preghiera di suffragio per i defunti. La fretta di vivere del nostro tempo porta, purtroppo, a dimenticare velocemente i nostri morti, come se nulla ormai potessimo fare per loro. La fede e la speranza cristiana ci ricordano, invece, che possiamo fare a loro favore una grande opera di misericordia accompagnandoli con la nostra preghiera e invocando per loro la gioia eterna. Questa preghiera fa bene anche a noi perché ci ricorda che l’esistenza terrena è un pellegrinaggio che tanti compagni di viaggio hanno già concluso e che importante è giungere preparati al passaggio della morte”.

E un’implorazione fiduciosa della Misericordia di Dio nel giorno del giudizio è stata l’esecuzione del Requiem di Saint Saens, una composizione che l’autore scrisse rispondendo alla richiesta di un amico che di lì a poco sarebbe morto. Un’opera, ha ricordato don Alessio Geretti, organizzatore dei Quaresimali, “nella quale non c’è paura – non vi sono infatti i tratti sconvolgenti di altri Requiem famosi”. Anche nei passi in cui il testo descrive in toni drammatici il giudizio, la dolcezza della musica si fa preghiera di affidamento a Dio. Basti pensare alla sublime leggerezza del “Confutatis” e al suo cullante accompagnamento. Una fiducia, tuttavia, che non cancella il dolore – è stata ancora la notazione di don Geretti. Ecco, allora, lo struggente tema dell’Agnus Dei finale, con il bellissimo dialogo tra organo e coro, ottimamente reso dagli esecutori, concluso dall’invocazione del “Lux aeterna luceat eis”, “quasi una preghiera dei morti per noi”, ha concluso don Geretti.

 
Per approfondire:
 

Segui l'Arcidiocesi di Udine sui social

Facebooktwitterrssyoutube

Vuoi condividere questo articolo?

Facebooktwittermail