Presentata in conferenza stampa la Lettera pastorale dell’Arcivescovo di Udine dal titolo «Eterna è la sua misericordia»

«Eterna è la sua misericordia»: è il titolo della nuova Lettera pastorale che l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha presentato stamani, giovedì 10 settembre, in conferenza stampa nel Seminario interdiocesano di Castellerio.
 
Profonda comunione dunque con Papa Francesco che ha indetto il Giubileo straordinario della Misericordia; scrive infatti mons. Mazzocato nell’introduzione della Lettera pastorale: «Aderendo con profonda convinzione alla decisione del Santo Padre, anche noi, Chiesa di Udine, dedicheremo l’anno pastorale 2015-16 alla riscoperta della misericordia di Dio, che splende sul Volto di Gesù e che ogni discepolo del Vangelo è chiamato ad imitare: “Siate misericordiosi come il Padre vostro che è nei cieli”». «Alla nostra diocesi, poi – prosegue l’Arcivescovo –, è offerta la provvidenziale opportunità di continuare il cammino pastorale che ha intrapreso: passerà, infatti, dall’Anno della Carità all’Anno della Misericordia».
 
Cinque le vie che il pastore della Chiesa udinese indica «per vivere, sia personalmente che comunitariamente, questo Anno Santo»:
1. Meditare il Mistero della Misericordia del Padre sul Volto di Cristo
2. Accogliere con gioia e umiltà il dono della Misericordia di Cristo
3. Testimoniare personalmente la Misericordia di Cristo. Le Opere di misericordia
4. Testimoniare comunitariamente la Misericordia di Cristo
5. Ricordare il 40° anniversario del terremoto nell’Anno della Misericordia.
 
Centrale in questo itinerario la figura del Buon Samaritano ripresa anche nella copertina della Lettera pastorale grazie a un particolare del mosaico realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo su ideazione dell’iconografo Paolo Orlando e collocato sulla facciata del municipio di Cercivento nell’ambito dell’ampio progetto «Cercivento: Bibbia a cielo aperto».
«Il samaritano – scrive l’Arcivescovo – incontra un uomo che non ha più speranza perché le ferite subite gli hanno tolto la forza di rialzarsi portandolo alla morte. In quel malcapitato abbiamo l’immagine realistica di ognuno di noi. La Sacra Scrittura parla della straordinaria dignità di ogni persona umana e, insieme, della miseria a cui si è condannata usando male la sua libertà». «Se vogliamo incontrare la misericordia di Gesù, Buon Samaritano – prosegue –, non dobbiamo ingannare noi stessi dicendo che siamo senza peccato. Ci salva solo l’umiltà di presentare le nostre miserie, debolezze, cattiverie e implorare di essere guariti».
 

Superare la durezza del cuore accogliendo la Misericordia di Dio

Da qui l’auspicio che l’Anno Santo sia per molti battezzati un vero Giubileo, cioè «un rinnovamento profondo della loro coscienza e della condotta di vita accogliendo Gesù e la sua misericordia». «Il peccato più grave denunciato dalla Sacra Scrittura – prosegue a tal proposito l’Arcivescovo – è la durezza del cuore che rende l’uomo insensibile e ingrato verso l’amore di Dio e indifferente alle necessità dei fratelli. Attorno alla sua coscienza si forma progressivamente come una crosta fatta di indifferenza verso il bene e verso il male. Si abitua a vedere le scene dei poveri e dei bambini che soffrono, degli immigrati che muoiono in mare, della solitudine degli anziani e cosi via. Si sente sempre abbastanza a posto e non conosce il dolore e il rimorso per i propri peccati. Non avverte un vuoto interiore se dimentica Dio e la preghiera perché gli sembra di sapersi arrangiare ugualmente nella vita». Ecco allora che mons. Mazzocato sollecita all’esame di coscienza quotidiano, non però come «fredda introspezione», ma come «uno sguardo sul giorno trascorso in un contesto di dialogo d’amore orante con Dio». Forte anche il richiamo ad accostarsi periodicamente al sacramento della confessione che è «un aiuto prezioso per liberarsi sempre più dai vizi e dalle debolezze e crescere nella carità e nella santità».
 

Testimoniare personalmente e comunitariamente la Misericordia di Cristo

«Abbiamo bisogno – scrive l’Arcivescovo – di tanti buoni samaritani che mostrino ai fratelli i sentimenti dell’unico Buon Samaritano; che vivano il comandamento di Gesù: “Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”». Un invito dunque a testimoniare con le opere di misericordia corporale e spirituale la misericordia del Signore e questo non solo personalmente, ma anche come comunità cristiane che devono saper essere «oasi di misericordia»; «all’oasi arrivano coloro che hanno patito gli stenti del deserto e si aspettano di essere accolti in un luogo di pace e di benessere che consola gli animi e rinfranca le forze».
 
In particolare mons. Mazzocato sollecita le Parrocchie e le Foranie ad accogliere le persone più bisognose di Misericordia:
• gli anziani e i malati che vivono in famiglia e nelle case di riposo e non di rado patiscono pene profonde perché si sentono dimenticati e non hanno voce per farsi sentire;
• gli immigrati e i richiedenti asilo «che quasi sempre portano ferite morali e anche fisiche perché lungo la strada qualcuno si è approfittato di loro, proprio come l’uomo della parabola evangelica. Le nostre comunità cristiane diano testimonianza di superare paure e preconcetti aprendosi all’ospitalità»;
• le persone che «sopportano il peso, spesso nel riserbo, di gravi difficoltà economiche e di un conseguente senso di solitudine»;
• le famiglie «al cui interno si generano gravi tensioni fino alla rottura dei legami affettivi e di solidarietà, con conseguenze pesanti specialmente sui figli»;
• i ragazzi e i giovani «spesso disorientati perché la società degli adulti non offre loro un futuro possibile e un senso per il quale val la pena di vivere»;
• coloro che hanno «compiuto scelte e azioni disoneste e, a volte, malvage contro il prossimo, la famiglia, la comunità e che hanno bisogno di esser aiutati a pentirsi e riparare il male fatto».
 
Accanto a questo è necessario «rinnovare la coscienza grazie all’ascolto della Parola di Dio» e vivere con rinnovata intensità «l’eucarestia, dono supremo della misericordia di Cristo».
 

Ricordare il 40° anniversario del terremoto

La Lettera pastorale si chiude con il ricordo del 40° anniversario del terremoto e, soprattutto, del post-terremoto «una grande esperienza di popolo e di Popolo di Dio – scrive mons. Mazzocato –, un tempo di straordinario esercizio di inculturazione della fede e di evangelizzazione della cultura, un momento di forte riscoperta dell’identità e della cultura friulana. Il popolo friulano ha potuto far fronte al grande disastro e risorgere dalle macerie attingendo forza soprattutto dai valori che hanno contraddistinto la sua storia millenaria. È la memoria di tutto questo che vorremmo far rivivere in questo 40° anniversario con uno sguardo anche al presente e al futuro delle nostre comunità». Nella lettera sono presentate infatti anche alcune iniziative che l’apposita commissione diocesana sta organizzando, articolate in un progetto volto a trasmettere la memoria, in particolare ai giovani, di quel drammatico evento e della ricostruzione che ne seguì.
 
 
 

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