L’Arcivescovo a Madone di Mont: «Di fronte al flusso di profughi allarghiamo il cuore e le nostre comunità»

Davanti all’«inarrestabile corteo degli esuli e dei richiedenti asilo», nessuno «può chiudere gli occhi. Davanti alle tragedie da cui fuggono può assalirci un senso di impotenza o possono smuoversi nell’animo paure che ci spingono a metterci sulla difensiva. Ma non è tempo di cedere al panico o ad ingiustificabili strumentalizzazioni. Siamo chiamati, piuttosto, ad offrire un’accoglienza intelligente e concreta per la quale tutti possiamo fare qualcosa»: così l’Arcivescovo di Udine nell’omelia del 40° Pellegrinaggio diocesano a Castelmonte, conclusosi in serata con la solenne celebrazione eucaristica al termine dei 7 chilometri di salita a piedi da Carraria di Cividale. Un appuntamento dal duplice significato: il ricordo del prossimo quarantennale del sisma (il pellegrinaggio nacque proprio in quel contesto, per chiedere alla Vergine la grazia della ricostruzione materiale e morale del Friuli) e la vicina apertura dell’Anno Santo della Misericordia, tema quest’ultimo che sarà al centro della vita della Chiesa Udinese nei prossimi mesi.
 
Un tema, quello della misericordia, che mons. Andrea Bruno Mazzocato ha voluto affrontare a partire dall’attualità del dramma dei profughi, rispondendo direttamente e rilanciando l’appello lanciato domenica all’Angelus da Papa Francesco: «La nostra Chiesa diocesana, attraverso la Caritas e tante iniziative delle parrocchie e di generosi volontari sta, da tempo, adoperandosi molto. Ma non basta e la misericordia del buon samaritano ci spinge a ad allargare ancora di più il cuore, le comunità e gli spazi delle nostre case ai profughi che continuano ad arrivare e ci ricordano la parola di Gesù: “Ero forestiero e mi avete ospitato”».
 
«Qui da Castelmonte, sotto gli occhi misericordiosi di Maria, ci avviamo verso l’Anno giubilare della Misericordia, in comunione con Papa Francesco e con tutte le Chiese cattoliche del mondo – ha aggiunto il Pastore della Chiesa Udinese -. In questa S. Messa invito tutti a chiedere, per intercessione della Vergine, la grazia di essere toccati, durante questo Anno Santo, dalla misericordia di Gesù. Chiediamo la stessa grazia anche per le persone che conosciamo e per tutti i cristiani della nostra diocesi.
Abbiamo estremo bisogno di questa grazia perché, come osservo nella lettera pastorale di quest’anno: «Siamo, infatti, figli di un’epoca in cui l’esperienza del perdono e della misericordia “si fa sempre più diradata”. Papa Francesco ammonisce che a chi percorre questa strada “rimane solo una vita infeconda e sterile, come se si vivesse in un deserto desolato”. L’uomo e il mondo contemporaneo hanno estremo bisogno di misericordia; ma spesso non lo sanno o non vogliono saperlo».
 
Proprio a Castelmonte, «grazie all’encomiabile disponibilità dei padri cappuccini», Dio distribuisce la sua misericordia a coloro che, pentiti dei loro peccati, si confessano e invocano umilmente il perdono nel sacramento della Riconciliazione. «Già da ora invito i sacerdoti, i religiosi e religiose e tutti voi fedeli a riscoprire durante questo anno il sacramento della Riconciliazione vivendolo con regolare frequenza qui a Castelmonte, negli altri santuari e nelle tante chiese sparse sul territorio friulano – ha esortato l’Arcivescovo -. Con le parole dell’apostolo Paolo ripeto a me e a voi: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio”. Riconosciamo umilmente che il nostro cuore è incrostato di indifferenza che solo la grazia dello Spirito Santo può frantumare ridonandoci un cuore di carne, capace di vivere la stessa compassione, pazienza, delicatezza, misericordia di Gesù. Con questo cuore guarito diffonderemo tanto bene alle persone che incontriamo. Quante di esse hanno bisogno di trovarsi accanto un buon samaritano che le accoglie tra le braccia, che condivide con loro la sua vita e tutto ciò che ha! “Quante persone – scrivo sempre nella lettera pastorale – stanno camminando lungo le strade della vita col cuore ferito da sofferenze, solitudini, delusioni! La loro speranza è trovare un’oasi di misericordia in cui si sentano accolti da fratelli con la compassione del buon samaritano, sorretti nella loro debolezza, aiutati a guarire e a ritrovare speranza”.
 

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