Ostensione della Sindone: dalla Diocesi di Udine, con l’Arcivescovo, oltre 600, tra giovani e catechisti, in pellegrinaggio a Torino

Sono oltre 600 i pellegrini – tra giovani e catechisti – che, venerdì 24 aprile, da tutta l’Arcidiocesi di Udine sono partiti alla volta di Torino per l’Ostensione della Sindone, per contemplare dunque il lenzuolo che secondo la tradizione ha avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro. Il pellegrinaggio è stato organizzato dagli uffici diocesani per l’Iniziazione cristiana e la Catechesi e per la Pastorale giovanile. Un’esperienza forte, di tre giorni, che sabato 25 e domenica 26 aprile vedrà anche la partecipazione dell’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
 
«Credo che la forza evocatrice della Sindone possa toccare in profondità l’animo delle persone», l’attesa di mons. Andrea Bruno Mazzocato. E l’Arcivescovo esprime un auspicio: «Che il volto di Cristo possa imprimersi nell’anima, nel cuore e nei sentimenti delle persone» che si recano a contemplare il sacro telo. Che quel volto «possa accompagnarci ogni giorno, come ciò di più caro che abbiamo».
 
I due gruppi vivranno alcune tappe distinte del pellegrinaggio, unendosi però in diverse circostanze, in un viaggio per ripercorrere i passi di carità e santità di don Bosco, nel bicentenario della sua nascita, e che culminerà, appunto, con la contemplazione della Sacra Sindone e la riflessione sull’amore più grande, che fa donare tutto se stesso, quello di Gesù sulla croce.
 
I pellegrini visiteranno, tra l’altro, la basilica di Superga, il museo Egizio e il museo della Sindone, il Piccolo Cottolengo, i luoghi di San Giovanni Bosco a Valdocco.
 
Nel 67 giorni dell’Ostensione, a Torino si attendono 2 milioni di pellegrini. Tra loro moltissimi giovani e anche malati. Il Custode della Sindone, mons. Nosiglia, ha infatti voluto che l’organizzazione dell’evento fosse particolarmente attenta a loro, che sono i segni del contenuto più profondo del Sacro telo per i credenti: la speranza. Per questo è stato scelto come motto «l’Amore più grande», a ricordare che il corteggiamento di Dio verso ciascuno di noi non finisce mai, e che nella scoperta di quell’amore c’è anche la risposta alla nostra vocazione più vera, mettersi a servizio dei fratelli.
 
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