«Insegnate ai ragazzi ad amare sull’esempio di Gesù»

Vivere l’amore di Gesù – dono totale di sé vissuto con corpo, cuore, mente e anima – testimoniarlo e insegnarlo ai ragazzi, avendo “idee chiare” su come Gesù ha educato ad amare e “un buon spirito critico” per accorgersi di proposte “disgraziate” che “circolano nelle famiglie, nelle scuola e, a volte anche nella chiesa”.

E’ il messaggio che l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato ha voluto lasciare ai catechisti e animatori della Diocesi, nel tradizionale incontro tenutosi nella serata di venerdì 3 ottobre, in cattedrale.

Dopo aver ricordato che è appena iniziato in diocesi l’anno della Carità, l’Arcivescovo ha ricordato la lettera in cui San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, dice: “L’amore di Cristo ci spinge”. “In queste parole – ha spiegato l’Arcivescovo – egli rivela quale sia la forza interiore che lo sta sostenendo nel suo ministero di annunciatore del Vangelo. Cari catechisti e animatori, sono convinto che, se guardate dentro il vostro cuore, potete sentire vere anche per voi le parole di Paolo”. Dunque “proprio la virtù della carità è l’anima del servizio di un catechista e di un animatore”. Un’opera a cui i catechisti sono spinti dall’amore di Gesù, senza il quale “in pochi anni non avremmo più catechisti e animatori in diocesi”.

Se dunque la carità, l’amore sono “veramente l’anima del ministero dell’educatore cristiano”, mons. Mazzocato ha suggerito “tre modi per mettere sempre la carità di Cristo al cuore del vostro impegno di educatori cristiani”. Il primo modo è proprio “avere l’amore di Gesù nel cuore”: “Non si dà quello che non si ha – ha detto mons. Mazzocato -. Solo se nel cuore custodiamo l’amore di Gesù, esso può sgorgare verso gli altri, come da sorgente inesauribile”. In questo senso “per un educatore cristiano, crescere nell’amore di Cristo significa amare sempre più i bambini e i ragazzi che gli sono affidati, con gli stessi sentimenti di Gesù”, “con l’ampiezza del cuore di Gesù”. E significa amarli tutti – ha sottolineato mons. Mazzocato riprendendo la sua ultima lettera pastorale – sull’esempio di Dio che “ama sia i bambini e i ragazzi che danno soddisfazione sia quelli che deludono perché sono tutti suoi figli. Ama di più quelli in difficoltà perché conosce le ferite che hanno subito”.

Altro aspetto importante è la testimonianza dell’amore di Gesù. L’Arcivescovo ha evidenziato che “è in atto nella storia umana un processo tra la luce e le tenebre, tra l’amore l’odio, tra la vita e la morte”. Ed  anche i ragazzi sono immersi in questo processo: nel loro cuore, fin dalla nascita da un lato “custodiscono la speranza di incontrare l’amore e il presentimento che solo rimanendo nell’amore troveranno la gioia e la vita”, dall’altro sono però anche “attaccati dalla parte avversaria che cerca in tutti i modi di convincerli che la gioia sta nel pensare a se stessi, nel garantirsi privilegi, nel soddisfare bisogni e appetiti. Spesso poi devono patire tante e cocenti delusioni nelle loro attese di incontrare l’amore vero e questa delusione si sedimenta nel profondo del cuore rendendolo meno sensibile e più rassegnato a desideri piccoli”. Per questo “per essi sono provvidenziali testimoni adulti che mostrano che esiste l’amore vero ed esiste Colui che ha la potenza di donarlo al cuore dell’uomo; che mostrano che val la pena di impegnare la vita per l’amore.  Tra questi provvidenziali testimoni – ha detto l’Arcivescovo – ci sono certamente gli educatori (catechisti e animatori) che nelle comunità cristiane accompagnano a maturare nell’esperienza delle fede; che è esperienza dell’amore”.

Ecco allora il terzo suggerimento per i catechisti: insegnare ai ragazzi ad amare. Ma come farlo? Seguendo l’esempio di Gesù. “Noi abbiamo un maestro che si chiama Gesù – ha chiarito mons. Mazzocato – e la nostra bravura di educatori è essere buoni mediatori che mettono in contatto i piccoli e i giovani con il Maestro il quale ci rivela che il vero amore è il dono di se stessi vissuto con tutto il corpo, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze e con tutta l’anima. E’ esperienza di armonia tra corpo, mente, cuore, forze, anima. Ogni volta che si incrina questa armonia non c’è più vero amore ma peccato”.

Ecco allora il riferimento dell’Arcivescovo a “progetti educativi disgraziati” che rompono questa armonia. Ciò avviene quando “si divide la sessualità dagli affetti, gli affetti dai sentimenti, i sentimenti dalla mente, la mente dall’anima spirituale”.

Di qui l’esortazione a catechiesti ed animatori “ad avere idee chiare su come si educa al modo di amare che Gesù ha mostrato e insegnato. Ad avere un buon spirito critico per accorgersi di proposte sul modo di educare gli affetti, la sessualità, la volontà, i sentimenti, il cuore che sono lacunose, quando non sono fuorvianti”.

“L’obiettivo a cui mira un’educazione cristiana – ha proseguito l’Arcivescovo – è quello di guidare i giovani a donare tutta la loro persona e la loro vita “per sempre”, nella vocazione che Dio ha pensato per loro. Nell’anno della Carità invito catechisti e animatori a riflettere su come si può insegnare ad amare secondo Gesù e su quali sfide sta proponendo la mentalità diffusa”.

Infine l’esortazione finale affinché l’amore di Cristo “ci spinga e ci aiuti ad amare i piccoli e i giovani con la sua stessa carità”.

 
 
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