Il tesoro di San Vito torna a Marano

«Rappresentano il cuore dell’antichissima tradizione religiosa di Marano» ricorda l’Arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato, che ha subito organizzato la festosa cerimonia per la restituzione del prezioso reliquiario («e di gratitudine alle forze dell’ordine e alla Procura»).
 
«Il valore materiale è enorme, addirittura di 2 milioni di euro, perché le due statue sono del 1300, opera del Pisano – fa sapere il parroco mons. Igino Schiff – ma è straordinario soprattutto l’affetto di questo popolo di pescatori, che da secoli ha affidato la propria protezione a questi santo e alla Vergine». Tra l’altro, questi preziosi beni erano stati già trafugati un’altra volta, nel 1928.

Le statuette – che uno degli indagati aveva gettato nel Ledra per allontanare da sé i sospetti – verranno a breve restituite alla parrocchia di San Martino Vescovo. Soddisfazione è stata espressa anche da mons. Sandro Piussi, direttore dell’Ufficio Beni culturali dell’Arcidiocesi di Udine.
Altra parte della refurtiva, tra cui anche le “Oselle” in oro sempre parte del Tesoro di San Vito, monete e altri oggetti preziosi e di interesse archeologico verosimilmente provenienti dalla zona di Aquileia, sono stati trovati nel corso di una perquisizione eseguita a Catania il 14 gennaio. Altri beni, lasciati dai rapinatori nel caveau e recuperati con un’attività condotta anche dal personale del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia, sono stati ora affidati al Museo Archeologico di Aquileia, per le perizie e le successive attività di competenza.

La brillante operazione ha consentito di sgominare la banda di rapinatori palermitani, pluripregiudicati per gravi reati, responsabili della rapina. Il risultato è stato possibile partendo dal “basista del gruppo, un incensurato insospettabile, di origine siciliana e residente a Cervignano. Monitorando gli spostamenti suoi e della compagna, i Carabinieri del Nucleo investigativo di Udine, comandati dal maggiore Roberto Scalabrin, e i poliziotti della Squadra Mobile diretti dal Vice Questore aggiunto Massimiliano Ortolan, sotto il coordinamento del pm Andrea Gondolo, hanno individuato il covo della banda, un appartamento a Udine, dove il gruppo pianificava i colpi messi a segno in Friuli. E’ lì che la sera del 5 novembre Carabinieri e Polizia hanno fatto irruzione mentre la banda stava perfezionando le modalità per una rapina “fotocopia”, che il giorno successivo si sarebbe dovuta svolgere nella Banca Monte dei Paschi di Siena nel centro di Udine, dove era già stato manomesso il vetro blindato posto su una porta secondaria. I malviventi avevano già pianificato il sequestro di due donne in un attività commerciale adiacente ai locali dell’istituto, e di tutto il personale impiegatizio della banca, poco prima dell’orario di chiusura pomeridiano. Gli investigatori avevano fermato nell’occasione sette persone e recuperato tutto il travisamento (maschere, tute e guanti) e gli attrezzi necessari a compiere la rapina. Le ulteriori indagini hanno portato gli inquirenti a ottenere altre tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altri soggetti, residenti in Friuli e a Palermo, coinvolti nelle rapine. Tra questi un vigile del fuoco residente a Fagagna (Udine) che aveva fornito un sostanziale supporto al sodalizio criminale occupandosi della ricettazione di parte della refurtiva.

Segui l'Arcidiocesi di Udine sui social

Facebooktwitterrssyoutube

Vuoi condividere questo articolo?

Facebooktwittermail