Alla Chiesa udinese e ai suoi operatori pastorali

Designò altri settantadue e li inviò

Proprio gli operatori pastorali sono i destinatari privilegiati della nuova Lettera pastorale, invitati e inviati tra le case per portare alle comunità del Friuli di oggi la Parola del Vangelo. Come ricorda l’Arcivescovo all’inizio della sua Lettera (n. 1), infatti, «Lo Spirito Santo parla alla nostra Chiesa e dice: “Guai a voi se in questo tempo non annunciate il Vangelo!”».

Il testo rilegge l’icona biblica della designazione e dell’invio dei 72 discepoli missionari da parte di Gesù (Lc 10,1-20) con la chiave interpretativa del servizio ecclesiale nel mondo attuale. Il quadro pastorale di riferimento è la rinnovata presenza ecclesiale dovuta all’istituzione delle Collaborazioni pastorali.

La Lettera è stata distribuita al pellegrinaggio diocesano a Castelmonte ed è presente, oltre che di seguito, anche in allegato al settimanale “La Vita Cattolica” del 7 settembre 2022. Dal 16 settembre sarà inviata alle Parrocchie.

 

Per approfondire:

 

L’icona di copertina

In copertina campeggia l’icona con l’invio da parte di Gesù di alcuni discepoli. Sulla destra, Cristo istruisce alcuni dei settantadue discepoli. Altri, sullo sfondo, hanno già iniziato ad andare, in coppia, a svolgere la missione assegnata. L’enorme spazio vuoto alle spalle di Cristo richiama l’ampiezza del compito che il Signore consegna ai discepoli: «la messe è molta».

Dal punto di vista artistico, si tratta di una delle cinque scene con episodi evangelici, di ignoto pittore, inserite nel soffitto affrescato “a grottesca” attribuito a Giovanni de’ Ricamatori o da Udine (Udine, 1487 – Roma, 1564), oppure al suo collaboratore l’udinese Donato Bagatini, che decora la sala cinquecentesca “azzurra” delle udienze nell’originario palazzo patriarcale di Udine.

 

Sana inquietudine per l’evangelizzazione: guida alla lettura pastorale della Lettera

Un ciclo che si apre, compie determinate azioni e infine si chiude. Può definirsi in questo modo l’azione che Luca descrive nel capitolo 10 del suo Vangelo, in cui si narra l’invio da parte di Gesù di 72 discepoli in missione. Il compito è apparentemente semplice: annunciare l’arrivo di Cristo. Il loro ciclo si è aperto con la chiamata da parte del Maestro di Nazareth, è proseguito allontanandosi da Lui per portare a tutti il suo messaggio, si è chiuso tornando da Gesù con l’animo in festa. Andata, azione e ritorno, un ciclo che aveva in Cristo sia il suo inizio, sia la sua (e il suo) fine.

Ciclica è anche l’azione dei “settantadue” dei nostri giorni, gli animatori degli svariati servizi di una Parrocchia o una Collaborazione pastorale: dalla carità alla catechesi, dal servizio amministrativo alle pulizie, dalla comunicazione all’animazione liturgica, eccetera. Sono loro i destinatari privilegiati di questa Lettera pastorale. Poco importa se sono dieci, cinquanta, settantadue o cento: anche in Parrocchia ogni anno pastorale ripropone le stesse dinamiche cicliche dei settantadue del Vangelo. Ed è in questo tempo cruciale, all’inizio del ciclo, che, ispirato dai 72 missionari del Vangelo, l’Arcivescovo richiama alcune indicazioni “stradali”: qual è il punto di partenza? Quale quello di arrivo? E a cosa serve questo “ciclo pastorale” lungo un anno?

Sono domande che “pungolano” – per usare le parole dell’Arcivescovo – e impediscono di adagiarsi sul “già fatto” e il “già conosciuto”, prassi che affaticano anche il più virtuoso dei cicli pastorali. Venendo alla concretezza, c’è un’inquietudine che mons. Mazzocato sente rivolta a sé e sulla quale invita a meditare: ha la forma di numerosi interrogativi, domande, provocazioni, che con lo stesso pungente intento l’Arcivescovo rivolge agli operatori pastorali: quale motivazione e quale forza interiore sostengono il tuo servizio in Parrocchia e in Collaborazione pastorale? Qual è lo scopo e l’importanza di questo servizio? In quali condizioni ti trovi a svolgerlo? Quale ricompensa ricevi? In definitiva: chi è Gesù per te?

Un canto della tradizione liturgica recente recita: «Tutto ruota intorno a te e in funzione di te». È facile intuire quale sia il centro attorno a cui “tutto ruota”, ed è lo stesso centro a cui fa riferimento la Lettera pastorale: la parola più citata dell’intero testo è proprio il suo nome, “Gesù”. È Lui il pungolo per eccellenza, che misura la bontà di ogni azione pastorale. È il pungolo di una sana inquietudine interiore. L’impressione, scorrendo le brevi pagine della Lettera pastorale, è quella di essere una stoffa tesa sul telaio di un sarto, costantemente e ciclicamente pungolata da un ago guidato da una mano sapiente. Anche quell’ago compie un movimento ciclico e a ogni passaggio segna la stoffa con un filo colorato. Solo il sarto conosce il disegno, la stoffa ha l’umile – ma necessario – compito di accogliere liberamente la chiamata a stare sul telaio, perseverare e lasciarsi pungolare. Talvolta può essere impegnativo (è un pungolo!) ma è funzionale all’opera finale. È interessante, in questo senso, la prospettiva di essere “buona stoffa”, come disse don Bosco al giovane Domenico Savio, futuro santo. La Lettera pastorale per l’anno 2022/2023 invita ciascun operatore pastorale del terzo millennio a essere stoffa da pungolare per cucire un disegno più grande: l’annuncio del Vangelo.

 

 

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