Addio mons. Paiani: una vita spesa per la montagna

È morto mercoledì 4 dicembre don Marino Pajani, nato a Sclaunicco il 15 maggio 1925.  Era sacerdote dal luglio 1950. Enemonzo è stato il suo paese d’adozione, dove ha svolto il ministero per lunghi decenni, ma anche Preone ha beneficiato della sua dedizione pastorale.
 
Nato in pianura, ha donato la sua vita alla gente di montagna che, da prete, non ha mai lasciato. E che oggi lo definisce, riconoscente, un «sant’uomo».
 
Ad Enemonzo – dove venerdì 6 dicembre, alle 14.00, verranno celebrate le esequie – si è presentato il 13 novembre 1950 come cappellano, fino al 1958, altri 2 anni da economo, e poi, dal 7 aprile 1960 al 10 febbraio di quest’anno ha svolto il suo compito di arciprete. Dal 1983 si è occupato anche della comunità parrocchiale di Preone. Prima come amministratore e dal 1989 come parroco. In pensione è andato dal 10 febbraio di quest’anno, «Ma un prete – era solito dire – non va mai in quiescenza».  Per 63 anni, dunque, sulle terre alte, dove aveva voluto fermarsi, insieme alla sorella, anche da pensionato. Eppure don Marino aveva ricevuto la possibilità di andare in altre parrocchie. «Ha preferito rimanere ad Enemonzo fino alla morte» ricorda, commosso, Sereno Ariis, direttore del Consiglio pastorale. «È stato un grandissimo prete. Come cappellano è ricordato ancora per le esperienze di campeggio che ha fatto con tanti giovani, portati in montagna. Era molto dinamico». È morto mercoledì mattina all’ospedale di Udine, a seguito di un infarto. A suo tempo aveva subito un’operazione importante, ma non per questo aveva rinunciato a dedicarsi alla sua missione. Dopo le esequie, mons. Paiani riposerà al cimitero di Sclaunicco.

«Con 63 anni di apostolato ha dato il meglio di se stesso, dedicandosi ai giovani e agli anziani – ricorda ancora Ariis –. Ha dato un grande impulso alla liturgia. Era molto preparato nella predicazione, molto rinomato come confessore, con tanti fedeli che arrivavano anche da fuori, perchè don Marino era grande uomo di fede e di preghiera». Ad Enemonzo come a Preone lo ricordano come un grande padre di famiglia. «Ha dato il meglio in tutte le situazioni e le vicissitudini. Ai tempi del terremoto ha gestito la ricostruzione di ben sette chiese».
 

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