Paolo Ruffini: «I media cattolici sono un rimedio alla solitudine del web»

«Portare nella rete un rimedio alla solitudine dell’uomo». Questo il compito e la missione dei media cattolici nell’epoca della sfida di Internet secondo Paolo Ruffini, giornalista già direttore di Rai1, Rai3, La7, attualmente direttore di Tv2000 e di Radio inBlu, i mezzi di comunicazione della Conferenza episcopale italiana, intervenuto sabato 17 gennaio, al convegno «La fede nella rete. Chiesa e media cattolici nell’era del web» organizzato dal settimanale diocesano La Vita Cattolica e dall’Ufficio comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Udine, nel decennale del direttorio della Chiesa italiana per le comunicazioni sociali e a pochi giorni dalle celebrazione di San Francesco di Sales.

Nel portare il suo saluto, l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha affermato che il settimanale diocesano “dev’essere voce che abbia qualità sia dal punto di vista professionale che dell’ispirazione cristiana. Viviamo dei tempi difficili – ha proseguito l’Arcivescovo – che però ci chiedono di restare al nostro posto di combattimento, al servizio della comunità cristiana, guardando con fiducia al futuro”.

Al centro dell’incontro – cui sono intervenuti il presidente della Vita Cattolica, mons. Igino Schiff, il direttore, Roberto Pensa, la direttrice dell’ufficio comunicazione sociali, Grazia Fuccaro, la responsabile della diffusione, Elena Iuri – la relazione di Ruffini, basata sulla sua lunga esperienza giornalistica ed anche della capacità innovativa dimostrata: da direttore di Rai3, ad esempio, Ruffini ha lanciato trasmissioni come Ballarò, Che tempo che fa, In mezz’ora, Report, mentre, a La7 ha portato personaggi come Michele Santoro.

Non ha nascosto, Ruffini, i pericoli del web che “da un lato ti permette di essere in ogni luogo e in ogni tempo, dall’altro il mondo in cui ci avvolge è virtuale, disincarnato, che riduce tutto ad un dualismo feroce: mi piace-non mi piace: amico-nemico; ti scrivo-ti cancello”.


Nonostante questo, la rete è un luogo da abitare e frequentare, anche per i media cattolici: “Non possiamo non mettere a frutto i talenti che la storia ci affida, anche mettendoci in discussione. I media cattolici dovrebbero essere segno di contraddizione, promuovendo la comunicazione da ciò che la stravolge”. Ovviamente è necessario cambiare il proprio modo di comunicare (“Se non rivediamo il nostro modo di fare giornali, tv, radio, rimaniamo indietro. I giovani infatti sono nel mondo di internet”). Ma come farlo? “Basandoci sulla centralità della persona” è stata la risposta di Ruffini. 
 
Citando lo scrittore Amin Malouf, il direttore di Tv2000 ha evidenziato il rischio dei tempi attuali, ovvero di oscillare tra integralismo e scomparsa. Ma proprio per evitare questo rischio è importante il dialogo.

Ecco allora l’importanza di fare in modo che “il web sia usato non per disincarnare le nostre vite, e le nostre parole, ma semmai, al contrario per ri-radicarci con una nuova consapevolezza. Penso che in questo i settimanali diocesani, le radio locali, le televisioni locali, ma anche le parrocchie possano essere la nuova frontiera. Penso all’esperienza cosiddetta delle social street. Cioè all’idea che tramite il web si possa restituire alle nostre strade, alle nostre piazze, anche ai quartieri dormitorio, la dimensione perduta della comunità. Possiamo offrire la rete del mondo cattolico come rimedio alla solitudine dell’uomo contemporaneo, che solo apparentemente trova un sollievo nelle relazioni disincarnate del web. Possiamo – ha concluso Ruffini – far sì che i media cattolici si affermino per la loro capacità di raccontare il mondo reale con libertà e con verità”.

 
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