L’Arcivescovo nella Giornata della vita consacrata: «Parlare a tutti di Gesù bambino che ci ha riempito il cuore è la nostra missione»

«I consacrati nella Chiesa hanno abbracciato Gesù con tutto il cuore e lui ci ha abbracciati con il suo amore di predilezione e di misericordia, senza vergognarsi o provare fastidio per le nostre miserie e debolezze. In questo abbraccio il nostro cuore trova la pienezza della pace, quella che solo Gesù può dare: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Parlare a tutti di quel Bambino che abbiamo abbracciato e che ci ha riempito la mente, i desideri, il cuore, la vita: questa è la nostra missione. Parlare a quanti attendono la redenzione. E ci sono tante persone oggi che aspettano redenzione nella loro esistenza tribolata. Da noi non aspettano solo aiuti materiali, strutture ben organizzate, amicizia umana. Tutte cose buone ma che possono fare anche altri. Da noi consacrati le persone aspettano che parliamo del Bambino, di Gesù; perché noi lo abbiamo abbracciato, come il vecchio Simeone, e lo conosciamo. Troppi, pur battezzati, non conoscono più Gesù. Magari sanno della Chiesa, del Papa, dei vescovi, dei preti, dei religiosi; ma non conoscono Gesù e sono in attesa, senza, saperlo, della sua redenzione». Questo il messaggio lanciato dall’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia della Santa Messa celebrata martedì 2 febbario alle ore 17 in Cattedrale in occasione della Giornata della Vita Consacrata: un momento ecclesiale forte vissuto per rendere grazie a Dio della peculiare testimonianza di vita, illuminata dalla fede, che sul territorio diocesano i consacrati realizzano ogni giorno, unitamente ai molteplici e insostituibili servizi educativi, pastorali, nell’insegnamento e nella gestione delle scuole cattoliche, nell’approfondimento culturale e sulle più diverse frontiere della carità.
E quello che si è chiuso oggi per la Chiesa è stato, per volontà di Papa Francesco, proprio l’Anno dedicato alla Vita consacrata. Mons. Mazzocato – rivolgendosi alle centinaia di religiose, religiosi e membri degli istituti secolari, che operano in diocesi con carismi e compiti diversi, presenti alla celebrazione – ha dunque auspicato che sia stato un anno utile «a riscoprire il cuore della propria vocazione: abbracciare Gesù e poter esclamare: “Ora, Signore, posso andare in pace dove mi porta la tua volontà”. E poi, saper parlare di lui con le parole, col sorriso, col cuore».
 
 

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