L’Arcivescovo alla Via Crucis in ospedale: «Come Gesù, amiamo anche quando ci costa sofferenza»

“Guardiamo la croce e torniamo a casa, questa sera, con il proposito di amare l’altro anche quando questo ci costa sofferenza e fatica. Così come ha fatto Gesù. Torniamo a casa con il desiderio di lasciarci, anche noi, un po’ crocifiggere”.

Un momento forte nel cammino di Quaresima, vissuto con straordinaria partecipazione e intensità. La processione ha preso il via alle ore 20.30, significativamente dal padiglione delle lungodegenze, affacciato su via Colugna. In prima fila la croce, portata dai giovani. Al seguito, un fiume di fedeli, punteggiato dalle luci delle candele, ha ripercorso le tappe del calvario di Gesù alternando preghiere e canti e offrendo una testimonianza forte di vicinanza a chi vive la sofferenza. Durante i canti gli sguardi si posano sulla croce e poi salgono su fino alle finestre illuminate dei padiglioni. Qualcuno, affacciato, si fa il segno della croce. Operatori e malati, “accompagnano” con la preghiera la processione.

Il filo rosso che ha collegato le varie tappe è stato il grande tema dell’anno pastorale, la Carità. Nove i gruppi, appartenenti a diverse parrocchie della città, che in ciascuna stazione hanno proposto un commento al Vangelo e delle intenzioni di preghiera.

L’ultima stazione nella chiesa centrale. Qui, ricordando i tanti “fratelli e sorelle cristiani inchiodati ancora oggi alla croce, in tante parti del mondo”, e invitando tutti a pregare per loro, mons. Mazzocato ha offerto una breve ma intensa riflessione che ha preso le mosse dall’esempio di Gesù. “Abbiamo iniziato la nostra Via Crucis con il Processo – ha ricordato mons. Mazzocato -, in cui Pilato chiede ai Giudei che gli avevano trascinato Gesù davanti: “Ma che male vi ha fatto?”. Nulla. Eppure è stato crocifisso”. Un momento in cui “Urla il male contro l’amore – ricorda l’Arcivescovo -: “Sia crocifisso”, gridano. E Gesù lascia fare. Gesù dispensa amore senza chiedere nulla”.

“In questo tempo, purtroppo, abbiamo visto scene simili”, ha proseguito l’Arcivescovo. Cos’hanno fatto di male questi nostri fratelli? Niente. Un’altra volta è accaduto, come per Gesù. Un’altra volta il male inchioda il bene”. Ma, ancora una volta, ci hanno lasciato “un atto di amore. Questi cristiani sono i nuovi crocifissi”, ha sottolineato l’Arcivescovo invitando a pregare per loro, i “nostri fratelli dell’Africa, dell’Afghanistan, del Pakistan… che continuano l’amore innocente di Gesù”. Poi l’esortazione finale a tutti ad amare “anche quando non siamo ricambiati, perché amare è sempre lasciarsi un po’ crocifiggere”.

 
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