L’Arcivescovo al Clero udinese: «È questo un tempo favorevole per crescere in unità, fraternità e accoglienza»

«Abbiamo già avuto e avremo ancora occasione di varcare più volte la Porta della Misericordia sia accompagnando i nostri cristiani che come atto penitenziale personale; oggi, però, l’abbiamo varcata assieme, come unico Presbiterio. In questo modo la Santa Messa del Crisma, già ricca di significati per la nostra vita e il nostro ministero sacerdotale, diventa quest’anno anche il Giubileo del nostro Presbiterio». Così l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata in Cattedrale nella mattinata di Giovedì santo, 24 marzo, in occasione della Santa Messa del Crisma, celebrazione che ha chiuso solennemente la Quaresima, aprendo il tempo dei riti del Triduo Pasquale. Durante la celebrazione, il clero diocesano si è stretto in segno di unità al suo Pastore, l’Arcivescovo, per rinnovare le promesse sacerdotali e per festeggiare anche 32 giubilei sacerdotali.

 

«Quando in pellegrinaggio si entra attraverso la Porta santa si chiede qualche grazia particolare al Signore. Quale grazia possiamo invocare in questo momento noi vescovi e presbiteri? – si è chiesto mons. Mazzocato –. Di quale grazia abbiamo particolarmente bisogno? Tra le tante ne suggerisco una: chiediamo allo Spirito Santo che l’unità, espressa entrando fisicamente assieme attraverso la Porta della Misericordia, diventi sempre più armonia dei cuori, gioia di sentirci fratelli che possono esclamare con le parole del salmo 133 “Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme!”». Una vera propria «intenzione giubilare di preghiera» perché – ha proseguito l’Arcivescovo – «molti segni mi stanno mostrando che siamo in un tempo favorevole per crescere nell’unità, nell’affetto fraterno, nell’accoglienza, nella stima tra di noi vescovi e presbiteri». Un aspetto questo colto da mons. Mazzocato anche negli incontri interforaniali che – ha evidenziato – «ho avuto la gioia di condividere con voi durante questa Quaresima». E ha aggiunto: «Abbiamo partecipato quasi tutti, eravamo contenti di ritrovarci assieme, con libertà molti hanno condiviso anche esperienze spirituali molto personali. Alla conclusione degli incontri mi sembra di poter dirvi: questa è la buona strada; anzi, lo Spirito Santo ci sta conducendo sulla buona strada, quella della comunione fraterna. E oggi, in questa Messa crismale e giubilare, Gesù ci dice: “continuate così perché la Chiesa di Udine ha bisogno di pastori che, prima di tutto, si vogliano bene tra di loro . Continuate su questa direzione perché la comunione del vostro Presbiterio genererà collaborazione anche tra le comunità cristiane”».

 

Una fraternità a cui si giunge attraverso la misericordia di Dio perché ognuno «conserva nel suo animo delle resistenze che gli impediscono di aprirsi alla piena comunione». «Confessare queste resistenze – ha sottolineato l’Arcivescovo – è come un umile atto penitenziale che ci libera il cuore. E tocca al Vescovo iniziare perché sono più gravi gli ostacoli che egli, a causa del carattere e dei difetti, crea alla comunione nel Presbiterio e nella Chiesa a lui affidata. Dopo più di sei anni che sono tra voi, sono dolorosamente cosciente di aver contribuito, a volte, più a generare tensioni e incomprensioni che serenità e comunione. Di questo mi sono spesso confessato, ma non è facile limare il carattere e togliere i difetti. Ci sono, poi, le difficoltà e le sofferenze che ho creato senza rendermene conto. Chiedo perdono a Dio e a chi ha patito a causa mia e ringrazio chi ha la carità di farmelo presente. Assieme a me, invito tutti a fare il proprio personale atto penitenziale chiedendo allo Spirito la grazia di riconoscere, con serena umiltà, la trave che ha nel suo occhio».

 

Proseguendo la concelebrazione della Santa Messa crismale, i sacerdoti della Chiesa Udinese sono stati chiamati a rinnovare «il desiderio e un impegno sincero» a volersi bene «con gli occhi e il cuore purificati dalla misericordia di Gesù». «A dare il primo esempio – ha sottolineato l’Arcivescovo – cercheremo di essere noi tre vescovi e fra qualche mese anche quattro col probabile arrivo di mons. Lucio Soravito. La presenza straordinaria di questa piccola comunità episcopale è una grazia del Signore per la nostra Diocesi che cercheremo di valorizzare in fraterna collaborazione».

 

Infine l’Arcivescovo ha rivolto uno sguardo ai questi primi mesi dell’Anno Santo della Misericordia sottolineando come «stiano offrendo segni, anche inattesi, di interesse delle persone». «Penso – ha spiegato – a quanta gente ha partecipato alla celebrazione di apertura qui in cattedrale e negli altri santuari, alle 24 ore per il Signore, alle celebrazioni della Domenica delle Palme, a iniziative spirituali e penitenziali straordinarie che sono state proposte nelle parrocchie e nelle foranie. Lo Spirito Santo ha le sue strade per toccare l’anima delle persone le quali attendono da noi ministri del Vangelo e della Grazia del Signore di essere messe in comunione con Gesù attraverso la sua Parola e i suoi sacramenti. Per noi è tempo di lavoro fecondo su cuori che aspettano il buon Seme. Se restiamo uniti tra noi, vescovi e sacerdoti, non dobbiamo temere nulla. È vero che sentiamo anche la nostra debolezza dovuta all’età, alla scarsezza numerica, ai nostri limiti. Ma se ci vogliamo bene potremo esclamare con San Paolo: “Quando siamo umanamente deboli, è allora che nella carità di Cristo siamo forti”. Avremo ancora la gioia di vedere i cuori che si aprono al Vangelo e ritrovano la luce della fede».

 

Durante la Santa Messa del Giovedì santo sono stati ricordati i giubilei sacerdotali del 2016:

  • 70° di sacerdozio di don Severino Casasola e don Rino-Renato Zearo.
  • 65° di sacerdozio di don Armando Bassi, don Adelchi Bertoli, don Ottorino Burelli, mons. Tarcisio Lucis, mons. Gian Carlo Menis, don Rodolfo Pittuello.
  • 60° di sacerdozio di mons. Angelo Battiston, don Primo Degano, mons. Ermanno Lizzi, don Oscar Morandini, don Carlo Polonia, don Domenico Zannier, don Giulio Ziraldo.
  • 50° di sacerdozio di don Gianpietro Arduini, don Gianpietro Bellini, don Antonino Cappellari, mons. Lorenzo Caucig, don Claudio Como, don Pietro Del Fabbro, mons. Marco Del Fabro, mons. Luciano Nobile, don Liliano Pacco, don Fausto Quai, don Adolfo Volpe.
  •  25° di sacerdozio di mons. Ivan Bettuzzi, don Giovanni Driussi.

 

Sono stati inoltre benedetti l’Olio dei catecumeni e degli infermi e il Crisma: l’olio dei catecumeni viene utilizzato per accompagnare la preghiera che sostiene i catecumeni nel loro cammino di conversione; l’olio degli infermi viene usato nell’unzione dei malati quale forza dall’alto nell’ora della prova e della sofferenza; il crisma è l’olio con il quale vengono segnati i battezzati a significare la potenza dello Spirito che permea il credente. Questo riferimento allo Spirito fa sì che con il crisma vengano unti anche i vescovi e i presbiteri nella loro ordinazione e le pareti delle chiese e gli altari nella dedicazione.

 

A questo link il testo integrale dell’omelia, qui invece il calendario delle celebrazioni del Triduo pasquale presiedute dall’Arcivescovo.

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