Alla vigilia dell’Epifania la benedizione dell’acqua

Alla vigilia dell'Epifania un'antichissima tradizione friulana, che risale alla Chiesa di Aquileia, collega il segno battesimale dell'acqua alla Manifestazione del Signore. Da qui nasce la prassi di benedire l'acqua santa. Storia e liturgia riassunte in un sussidio edito nel 2013 dall'Ufficio liturgico diocesano di Udine.

Le tradizioni più antiche delle Chiese raccolgono nella solennità dell’Epifania i vari momenti che si riferiscono alla Manifestazione del Signore:

  • la visita e l’adorazione dei Magi venuti dall’oriente, primizia dei popoli chiamati alla fede;
  • il Battesimo nelle acque del fiume Giordano e la rivelazione attraverso la voce del Padre e la presenza dello Spirito;
  • il primo dei “segni” avvenuto alle Nozze di Cana, in cui Gesù «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui»;
  • infine, secondo alcune attestazioni locali, anche la moltiplicazione dei pani e la trasfigurazione sul monte.

Sono tutti eventi in cui si è manifestata la gloria di Dio all’uomo straniero, peccatore, affamato, desideroso di salvezza.

 

Il sussidio diocesano per la benedizione dell’acqua

La copertina del sussidio «Grande benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania del Signore».

Nel 2013 l’Ufficio liturgico diocesano ha pubblicato un sussidio intitolato «Grande benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania del Signore». Un prolungato lavoro di ricerca ha condotto al recupero di alcuni testi e gesti essenziali o peculiari della tradizione rituale locale, che celebrava in questo rito il mistero del Battesimo di Cristo nelle acque del Giordano, elementi che sono stati inseriti nella struttura di un’agile celebrazione della Parola di Dio. Il sussidio, che presenta il rito di benedizione sia in lingua italiana che in lingua friulana, è corredato da alcuni brani musicali propri del rito (canto d’ingresso, salmo responsoriale, antifone per l’aspersione, antifona al Magnificat). Inoltre, poiché in numerose comunità cristiane vige, per ragioni di opportunità pastorale, la consuetudine di includere la benedizione dell’acqua nella celebrazione eucaristica solenne nel giorno dell’Epifania del Signore, il sussidio prevede alcune indicazioni rituali anche per tale eventualità.

Il sussidio è disponibile presso gli uffici pastorali diocesani, in via Treppo n. 3 a Udine

 

Epifania, dall’oriente ad Aquileia

Riguardo al nostro Friuli, è sufficiente uno sguardo panoramico alle tradizioni legate alla festa epifanica per coglierne lo stretto legame con la cultura locale, senza dubbio soggetta a influssi delle chiese orientali. Già il nome Epifania (dal greco epiphàneia, theophàneia) è stato richiamato dal friulano Pasche Tafanie.

Nella Chiesa di Aquileia è interessante, a questo proposito, il discorso n. 34 del santo patriarca Cromazio, de Epiphania Domini, nel quale il pastore celebra il mistero del Battesimo di Cristo. Va rilevato il riferimento di Cromazio al testo evangelico del Battesimo nel Giordano.

Nell’ambito della tradizione liturgica locale non è possibile sottacere il codice evangeliario del XV secolo, utilizzato a Cividale per la celebrazione della Messa dello Spadone.

 

La benedizione dell’acqua nella Chiesa di Udine: quattro passi nella storia

Tratto da: Arcidiocesi di Udine, ufficio diocesano per la Liturgia, Grande benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania del Signore, 2013

Liber Sacramentorum, Fulda (sec. X), Udine, Archivio capitolare

In stretta connessione con la memoria del Battesimo del Signore, quale elemento rituale proprio della solennità dell’Epifania, in molte Chiese si registra la consuetudine della solenne benedizione dell’acqua. Tale rito, circondato da grande solennità nelle Chiese orientali, in passato veniva altresì praticato in molte diocesi dell’Italia meridionale, nel litorale veneto oltre che nella Chiesa di Aquileia. Un decreto della Sacra Congregazione dei Riti, constatando nel 1632 la diffusione di tale prassi, rimandava alla formula ordinaria del Rituale Romano; non mancarono, tuttavia, tentativi di inserire uno schema apposito nello stesso Rituale. Testimoni preziosi di questi tentativi sono i fascicoli editi in Friuli nel Settecento e nell’Ottocento, che presentano un formulario fortemente improntato alla tradizione locale, documentata dai rituali di Gemona e di Lestans, con evidenti tracce dell’influsso bizantino.

Verso la fine del XIX secolo venne edito per la nostra Arcidiocesi un sussidio per la celebrazione della benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania. È interessante leggere, nel rescritto indirizzato il 29 novembre 1892 all’Arcivescovo di Udine dal cardinale Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti Gaetano Aloisi Masella, le ragioni della pubblicazione di questo sussidio. Il documento constata:

  • l’uso «ab immemorabili tempore» della benedizione dell’acqua nella vigilia dell’Epifania nelle chiese dell’Arcidiocesi;
  • il carattere solenne (“maggiore”) della celebrazione, il cui titolo è Benedictio maior salis et aquae alla stregua del Mégas aghiasmòs tòn aghíon Theophaneiôn della tradizione bizantina («viget consuetudo solemnem aquae benedictionem peragendi»);
  • la particolarità della forma celebrativa («peculiari quodam ritu»);
  • la grande partecipazione di popolo al rito stesso («magno populi concursu»).

L’uso fu respinto dalla Sede Apostolica e abolito 17 maggio 1890 in quanto «omnino proprius Graecae Ecclesiae, atque ab indole latini ritus plane alienus». Tuttavia il vescovo di Sebenico domandò per la propria diocesi un ampliamento della forma più breve imposta dal Rituale Romano, cosicché il 6 dicembre 1890 il rito venne ristabilito – seppure privato di molti tratti caratteristici nonché del riferimento al Battesimo del Signore – attraverso un rescritto della medesima Congregazione. Poiché anche nell’Arcidiocesi di Udine la consuetudine non aveva potuto essere soppressa «sine moerore ac fidelium scandalo», su richiesta dell’arcivescovo Giovanni Maria Berengo essa venne ripristinata nel novembre 1892.

Alla luce del documento della Congregazione è possibile evincere che la ragione dell’abrogazione del rito epifanico consistette nell’analogia con le consuetudini liturgiche orientali (“greche”) e nella differenza dagli usi latini. Inoltre le proteste e la meraviglia dei fedeli alla soppressione di un uso così venerando lasciano trapelare l’attaccamento a un rito percepito come proprio e peculiare della solennità dell’Epifania tanto da caratterizzarne fortemente la vigilia.

 

La preghiera di benedizione: dalle origini all’«oggi»

Il formulario utilizzato nella maggior parte delle Chiese occidentali impiegava in alcune parti elementi del rito bizantino: si pensi, in particolare, all’uso di immergere la croce nell’acqua, che si riscontra, per esempio, nei Rituali cinquecenteschi di Gemona e di Lestans, e viene confermato in quelli più tardivi. Anche la grande preghiera di benedizione bizantina dovette penetrare in Occidente, se è vero che se ne registra una versione latina risalente all’XI secolo. Tale formula contiene una consistente parte anamnetica modulata dall’«oggi» ripetuto molte volte. È, infatti, l’«oggi» liturgico del compimento del mistero nel rito celebrato e, pertanto, è l’«oggi» della discesa dello Spirito santo sulle acque, dell’alba radiosa del Sole che mai tramonta, del contatto salvifico tra Creatore e creatura, di una nuova creazione: «Oggi le rive del Giordano vengono tramutate in farmaco per la presenza del Signore. Oggi tutto il creato è irrigato con mistiche correnti. Oggi le colpe degli uomini vengono cancellate nelle acque del Giordano». Tutto il testo è pervaso da un sentimento di stupore e contemplazione fino al punto culminante dell’epiclesi: «Anche adesso, Signore, santifica quest’acqua con il tuo Santo Spirito». Gli antichi prodigi si rinnovano per la potenza dello Spirito di Dio e si prolungano nella rinascita del popolo santo dall’acqua e dallo Spirito. Si tratta, dunque, di un testo dove l’azione dello Spirito è messa decisamente in risalto: lo Spirito, infatti, che è sceso su Gesù di Nazaret nel Giordano scende ora sull’acqua per renderla segno di santificazione e di benedizione.

 

Foto di copertina: Benedizione dell’acqua con immersione della croce, duomo di Cividale, 2015. Foto tratta da www.natisone.it

 

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