Non poteva esserci luogo migliore del chiostro di Santa Chiara a Udine – convento delle Clarisse fino alla soppressione degli ordini religiosi in epoca napoleonica, oggi parte dell’Educandato statale Collegio Uccellis – per ospitare il concerto dal titolo “Santa Chiara. Le Muse conventuali”. Il programma dell’appuntamento – che si terrà domenica 11 agosto alle ore 18 nel suggestivo edificio di via Giovanni da Udine – sarà infatti dedicato proprio alle composizioni realizzate da monache musiciste attive tra ‘600 e ‘700 in vari conventi lombardi e piemontesi.
Organizzato dalla parrocchia di S. Quirino, con la collaborazione dell’Accademia organistica udinese, il concerto avrà per protagonista un ensemble tutto al femminile, formato dal mezzosoprano Marta Fumagalli, specializzata in musica barocca, Maria Cecilia Farina all’organo, docente al Conservatorio Verdi di Milano, ma anche musicologa e divulgatrice, Lisa Soardi alla tiorba, vincitrice di molti concorsi chitarristici, con Aida Talliente voce recitante che leggerà testi di Marta Morazzoni.
Musica e conventi, un rapporto tormentato
«Secondo gli storici – scrive Farina nelle note di sala – intorno alla metà del Seicento la sola Diocesi di Milano contava circa seimila monache, provenienti per lo più da casate patrizie. Per molte di esse il chiostro, lungi dall’essere una libera scelta, era spesso un amaro destino imposto dalla famiglia. Fortunatamente, in molti monasteri si coltivava – e ad alto livello – la musica: la pratica del canto, di uno strumento o della composizione divenne così per alcune di queste donne parte essenziale della vita, se non la loro sola ”voce” nel mondo».
«Il successo riscosso dalle monache nelle celebrazioni liturgiche – prosegue Farina – era talvolta guardato con sospetto dalle autorità ecclesiastiche, che consideravano la musica una minaccia per l’integrità morale delle suore. Non tutti gli alti prelati erano figure illuminate come quella del cardinale Federico Borromeo, arcivescovo di Milano dal 1595 al 1631, pienamente convinto dell’influenza positiva degli studi musicali in convento».
Di qui le proibizioni – come la bolla di Papa Innocenzo XI che nel 1686 vietò la presenza in convento di professori di musica – nonostante le quali, nota Farina, «l’attività musicale nei conventi femminili continuò a fiorire fino allo sorcio del XIX secolo». E molte furono le monache che composero musica, «ad alto livello», ma oggi ben poco conosciuta.
Il programma del concerto a Udine
Ecco, allora, l’interesse del concerto udinese, che proporrà, anticipa Farina, «preziose pagine vocali, in larga parte inedite» di alcune di queste monache.
La più nota è Isabella Leonarda (1620-1700), definita dai suoi contemporanei “la Musa novarese”. «Fu monaca – racconta Farina – e poi madre superiora nel convento di S. Orsola, nella sua città natale. Compose una notevole mole di musica vocale e strumentale, in buona parte pubblicata in vita. La devozione e l’ardore mistico della “Musa novarese” si esprimono in un linguaggio ricco di dottrina e di profonda adesione espressiva ai testi, spesso composti da lei stessa su base scritturistica». Di Isabella Leonarda sarà eseguita la composizione “Adorate Jesu care”.
Claudia Francesca Rusca (1593-1676) invece visse e operò nel monastero delle Umiliate di S. Caterina in Brera. I manoscritti delle sue composizioni sono andati distrutti in seguito ai bombardamenti del 1943 alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, dov’erano custoditi. Fortunatamente, qualche anno prima erano stati fotografati dal musicologo svizzero Walter Jesinghaus e dunque si sono salvati. Di Rusca sarà eseguita la “Canzon prima, detta la Borromea”, un omaggio proprio al cardinale Federico Borromeo.
Margherita Cozzolani (1602-1677) fu invece monaca – con il nome di Chiara – dal monastero benedettino milanese di Santa Radegonda. Della sua ampia produzione di musica vocale con strumenti verrà eseguito il mottetto “O quam bonum”. Mentre di Rosa Giacina Badalla (1662 circa – dopo il 1703), anch’essa del monastero di santa Radegonda, verrà proposta la cantata “Vuò cercando”, l’unica composizione in lingua italiana del concerto, con la quale Rosa Giacinta fece un curioso omaggio di sapore settecentesco al proprio nome.
In apertura di concerto sarà invece eseguito l’inno mariano “Ave generosa” composto da una figura carismatica nella storia del rapporto tra monachesimo femminile e musica: Ildegard von Bingen (1098-1179).
I brani saranno intercalati dalla lettura dei testi di Marta Morazzoni, scrittrice che nel suo romanzo “La nota segreta” ha raccontato la vicenda della contessina Paola Pietra, monaca a Santa Radegonda, «sfuggita rocambolecamente al destino impostole dalla famiglia anche grazie al magico potere della sua voce», conclude Farina.