Si intitola “Mons. Francesco Tomadini. Un operaio della Carità” la mostra che resterà aperta fino al 3 dicembre nella Galleria Tina Modotti (ex mercato del pesce) di via Paolo Sarpi a Udine. Si tratta della memoria del percorso spirituale e temporale di colui che fu determinante nella fondazione, nell’indirizzo e nel successo, sino ai nostri giorni, del Convitto “Mons. Francesco Tomadini”.
Voluta dallo stesso Convitto, l’esposizione è un excursus sintetico a ricordo dei punti salienti della vita del prestigioso fondatore, del suo percorso umano e religioso, arricchita da fotografie storiche – tratte dal Fondo Tomadini – e contemporanee a cura di Daniele Modesto. Nata da una ricerca storico-documentale di Lia Lafronte, la mostra si avvale del coordinamento di don Luciano Segatto, presidente del Convitto Tomadini.
La mostra nutre l‘ambizione di scuotere le coscienze e l’opinione pubblica, perché sia valorizzata una figura significativa del panorama storico della città di Udine. La mostra è visitabile il venerdì (ore 16-18), sabato (16-19) e domenica (9-12).
La vita di mons. Tomadini
Francesco Tomadini (1782-1862) – si legge nella presentazione – è stato “cittadino udinese” a tutto tondo. A Udine, infatti, nacque, operò e morì. Riservato, ma determinato, viene chiamato ad accogliere gli orfani della peste, che, a ondate, colpisce città e dintorni nella seconda metà dell’Ottocento. Uomo del fare, si inserisce bene nel contesto della sensibilità friulana, che non lascia spazio alle parole, ma solo ai fatti. Dopo un girovagare in vari ambienti in affitto, sempre a Udine, finalmente, può acquistare l’ex Gendarmeria austriaca, con l’aiuto di sostanziose donazioni, in quella che oggi è via Tomadini e sede del polo giuridico-economico dell’Università. Nasce così l’Ospizio degli orfanelli. L’Istituto, attorno agli anni settanta del Novecento, viene trasferito nella prima periferia in via Martignacco e, sia pure in mutate condizioni sociali, continua la sua missione di accoglienza di studenti, universitari e non.