Sabato 3 settembre in Cattedrale e Udine la prima dello spettacolo «Dì speranza» per fare memoria del terremoto

È stato presentato lunedì 29 settembre in conferenza stampa lo spettacolo teatrale/musicale «Dì speranza» promosso dall’Arcidiocesi di Udine per fare memoria del 40° anniversario del terremoto in Friuli e prodotto dal CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia. L’evento è sostenuto dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ambito delle iniziative per il 40° del sisma e andrà in scena sabato 3 settembre alle 21 in Cattedrale a Udine e in replica sabato 10 settembre a Tolmezzo e sabato 24 settembre a Gemona del Friuli.

 

Lo spettacolo – la cui ideazione artistica è di Alberto e Giuseppe Bevilacqua e che vanta musiche originali di Renato Miani e la partecipazione, tra gli altri, di Elsa Martin come voce solista – in forma del tutto inedita mette in dialogo artistico la cronaca testimoniale dell’evento del 6 maggio 1976, i Salmi nella traduzione in lingua friulana, il testo poetico di Charles Péguy e alcuni brani di mons. Duilio Corgnali, in voci e immagini di evocazione.

 

« Lo spettacolo teatrale/musicale che proponiamo – ha spiegato mons. Duilio Corgnali, coordinatore della Commissione diocesana per il 40° anniversario del terremoto –, vuole evocare quel lungo tratto di “passione” vissuto dal popolo friulano soprattutto nel primo anno di terremoto. Quel primo anno è stato cadenzato da centinaia di scosse telluriche. Il riferimento comune va al 6 maggio, ma quella è stata soltanto la prima grande scossa distruttrice. Ne sono seguite molte altre, due particolarmente violente: quella dell’11 settembre e poi quella risolutiva del 15 settembre. Dopo una estate di polvere, di tende, di pioggia e di vento, ma anche di grande solidarietà nazionale e internazionale e anche di assemblee popolari e di manifestazioni dei terremotati a favore di una ricostruzione-rinascita del Friuli a misura di popolo, il 15 settembre di 40 anni fa spazzò via ogni illusione di facile e svelta rinascita. Di più, il sisma di settembre, dati i ritardi sul baraccamento e l’inverno alle porte, costrinse i terremotati a vivere l’esperienza dell’esodo, un fatto lacerante e angoscioso per le comunità colpite dal terremoto».

 

«Un anno – ha proseguito il presule – sempre in bilico tra disperazione e speranza in cui le fondamenta cristiane del popolo friulano hanno giovato non poco a illuminare, dopo la notte, “il mattino che sorge”. La Chiesa friulana ha scritto in quel primo anno di terremoto una delle pagine più belle della sua storia bimillenaria. Abbiamo ritenuto di offrire ai friulani d’oggi l’opportunità di rivivere quei giorni con l’occhio posato sull’oggi, non tanto per ricordare ma soprattutto per trarre linfa per affrontare i vari sismi che insidiano la vita di oggi. Perché ogni giorno che viviamo sia sempre un dì della speranza».

 

Il pensiero è naturalmente andato alle popolazioni colpite dal sisma in Centro Italia, mons. Corgnali ha dunque annunciato che sabato 3 settembre partirà una raccolta fondi della Diocesi, tassello della mobilitazione della Chiesa italiana, la CEI, infatti, ha indetto una colletta nazionale, in tutte le chiese, domenica 18 settembre.

 

 

«Quando don Duilio Corgnali – ha evidenziato Giuseppe Bevilacqua che, assieme ad Alberto Bevilacqua, ha firmato l’ideazione artistica dello spettacolo – ci pone la domanda di chi abbia oggi memoria di quel primo anno di terremoto, con la forza di un testimone di quell’evento, ne porta con se’ un’altra: che cosa, oggi, raccogliamo come eredità, dal vissuto profondo delle comunità friulane raccoltesi spontaneamente come vicinie, dai primissimi giorni, ad affrontare prima l’emergenza e poi la ricostruzione-rinascita? Altre macerie popolano la vita di molti, oggi, nutrite di indifferenza, vuoto e insignificanza; ma se si è potuto vivere di  speranza quarant’anni fa, perché non potremmo farlo anche oggi, sentendoci ancora e più che mai umanità in movimento che si rifiuta di cedere alla disperazione?».  Un lavoro dunque che vuole «suggerire che nei “fatti” del terremoto forse ci si può riscoprire nuovamente comunità di destino, con uno sguardo di speranza verso la ricostruzione morale che ci attende da tempo».

«Le immagini – ha aggiunto Bevilacqua – sono trattate da un unico elemento, il Cristo creato attorno al 1400 esposto nel Duomo di Gemona (prima cappella della navata destra): come una piccola parte può dire il tutto, così ogni gesto, parola umana, compone la nostra dì speranza».

 

A comporre le musiche originali dello spettacolo Renato Miani che ha spiegato: «Seguendo le indicazioni della regia, ho realizzato una serie di brani vocali e strumentali volti a sottolineare ed amplificare espressivamente il contenuto dei testi recitati. Ho tentato di mettere insieme passato e presente, cercando la massima fusione possibile tra forme apparentemente distanti, quali la canzone ed il canto gregoriano, la musica colta d’ispirazione sacra e quella popolare. Non volontà ma necessità, che il contesto esige. Ne è scaturita una musica che vuole essere allo stesso tempo comunicativa ed impegnata, ora più densa ora più rarefatta, a seconda del momento scenico o della funzione».

 

Nel dettaglio:

  • musiche originali Renato Miani
  • voce recitante Giuseppe Bevilacqua
  • voce solista Elsa Martin

 

  • violino Anna Apollonio
  • oboe e corno inglese Enrico Cossio
  • viola Margherita Cossio
  • arpa Serena Vizzutti
  • corno Mauro Verona
  • contrabbasso Luca Zuliani

 

  • immagini Alberto Bevilacqua e Stefano Bergomas
  • ideazione artistica Alberto e Giuseppe Bevilacqua

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