«Mons. Dentesano, un prete con la passione del buon pastore»

Mons. Renzo Dentesano è «stato uno di questi piccoli che ha capito e vissuto il vangelo di Gesù. Per le occasioni che ho avuto di parlare con lui ho sempre sentito di avere davanti un uomo e un sacerdote autentico, senza ombre di ipocrisia, di voglia di cercare un posto di prestigio; animato da un’onestà profonda che aveva imparato da piccolo in famiglia e aveva maturato nella meditazione della Parola di Dio. Aveva nel cuore la passione del buon pastore per tutte le sue pecore alle quali si è dedicato giorno dopo giorno senza avere altre mire ma, per usare l’immagine di Papa Francesco, prendendo su di sé “l’odore del gregge”. Questa donazione di sé sincera e fedele è stata riconosciuta dalle persone; per questo don Renzo è stato stimato e benvoluto da tutti e lascia ora un vuoto nei cuori e nelle comunità». Con queste parole l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha tratteggiato stamani la figura di don Renzo Dentesano nell’omelia delle esequie celebrate nella Pieve di S. Maria di Gorto dove era pievano, oltre che parroco in solidum di Mione-Luint.
 
Nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 settembre, «Il male, che da anni lo tormentava, ha avuto il sopravvento sul corpo di don Renzo e la morte c’è lo ha portato via – ha ricordato l’Arcivescovo -. Non sarà più nostro fedele compagno di viaggio. Mancherà tanto a don Giuseppe Cargnello, al quale ci sentiamo in questo momento particolarmente vicini con l’affetto e il sostegno. Mancherà a tutti voi, cari cristiani delle comunità di Mione, Luint, Luincis, che eravate abituati ad avere ogni giorno la fedele presenza di D. Renzo come sacerdote, amico, fratello. Possiamo ben dire che a voi ha consacrato 43 dei suoi 50 anni di sacerdozio; lo ha fatto con un cuore grande, un cuore di vero buon pastore come testimoniano ora le vostre lacrime e l’amore riconoscente che provate per lui». Originario di Bicinicco, dove era nato il 14 luglio 1941, era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1965; aveva inizialmente prestato servizio nella Parrocchia di San Quirino a Udine, dal 1965 al 1967. Quindi, dal 1967 al 1971 il trasferimento nella Diocesi di Firenze e a inizio anni Settanta il rientro in Friuli, più precisamente nel suo paese d’origine dal 1971 al 1972.
 
Poi gli erano state affidate le comunità di Santa Maria di Gorto e Mione-Luint, dove operava attualmente. Quest’anno, ad aprile, insieme ad altri 22 sacerdoti, aveva festeggiato il Giubileo sacerdotale in Cattedrale a Udine, in occasione della Santa Messa del Crisma celebrata dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.
 
«Come vero sacerdote ha amato la Chiesa di Udine – ha osservato mons. Mazzocato – alla quale si era consacrato in giovane età. In modo intelligente, anche se senza tanti clamori, ha amato la storia della sua Chiesa recuperandone, assieme a don Giuseppe, la ricca tradizione di fede e le testimonianze di questa tradizione presenti nelle chiese di questa vallata. Solo per queste virtù che don Renzo ha vissuto in mezzo a noi e che ho appena ricordato, sono convinto che ora sia accolto da Gesù come uno dei piccoli che hanno compreso e vissuto con verità il vangelo dedicandosi ad ogni sorella e fratello che bussava alla sua porta e amando sinceramente la sua Chiesa».
 
In questo momento, «don Renzo ci chiede di fargli l’ultima carità non fermandoci solo alle lacrime e ai ricordi, che pure ci vengono spontanei – ha proseguito il Pastore della Chiesa Udinese -. Ci chiede di essergli vicini, in questa S. Messa di esequie, con la nostra preghiera personale e comunitaria. La preghiera di suffragio, grazie alla potenza di Gesù risorto, ci permette di accompagnare le persone a noi care anche oltre la barriera della morte. Don Renzo ci sarà molto riconoscente perché in questo momento non lo lasciamo solo ma lo sosteniamo mentre egli vive l’incontro faccia a faccia con il suo Signore. Ognuno di noi potrebbe adesso raccontare di tante occasioni in cui ha ricevuto del bene dal cuore di d. Renzo, profondamente umano e sensibile alle persone pur con il suo carattere schietto e senza fronzoli. Tutto il bene che egli ci ha fatto – ha concluso l’Arcivescovo – mettiamolo dentro la nostra preghiera perché il Signore Gesù lo veda e ricompensi don Renzo come suo servo buono e fedele».
 

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