«Missus est» e Devetica Božična: il canto dell’Annunciazione illumina le sere della Novena del Natale in Friuli

Dal 15 dicembre in Friuli si celebra la Novena del Natale: nove sere, dal 15 al 23 dicembre, scandite dalla ritualità del «Missus», l’antica novena friulana di Natale in cui si canta il brano evangelico che narra l’annuncio dell’angelo alla Vergine Maria (Lc 1,26-38).

Missus: la storia

Liberamente tratto da: Commissione liturgica diocesana, «Missus est: celebrazione della Novena del Natale», 2012. Sussidio disponibile presso gli uffici diocesani di Udine.

Le origini della tradizione liturgica del Missus, tuttora assai radicata nell’animo dei fedeli friulani, non sono state mai definite con assoluta certezza. Agli inizi del Novecento gli studiosi don Ivan Trinko e don Giuseppe Vale si limitarono a sottolinearne la matrice aquileiese, ma senza fornire argomentazioni decisive. Le origini del canto dell’Annunciazione nella novena prenatalizia friulana potrebbero infatti essere illuminate da alcuni indizi offerti dal Codex Rehdigeranus, un documento liturgico di area aquileiese del VI secolo.

Nel Medioevo, inoltre, sui sagrati delle chiese, si “mettevano in scena” le narrazioni bibliche per esprimere gli eventi salvifici. Così anche in Friuli, come in alcune altre realtà, sono state riscontrate testimonianze dello zu del agnul e de Maria, ricordato dai registri dei camerari gemonesi come vera drammatizzazione dell’Annunciazione attraverso figuranti che rappresentavano i personaggi coinvolti nell’avvenimento.

Nel 1596 fu abolito il rito patriarchino: le numerose sacre rappresentazioni che avevano fino ad allora nutrito l’immaginario dei fedeli furono proibite, secondo don Vale, contestualmente all’abolizione del rito. Lo studioso suppone che il canto del Vangelo, con formule diverse per il dialogo tra il cronista, l’angelo e la Vergine, fosse stato altresì recuperato nella novena di Natale istituita proprio negli stessi anni dal patriarca Francesco Barbaro. Dalla sua sede originaria, la chiesa plebanale udinese di Santa Maria di Castello, l’usanza si sarebbe diffusa in ampie aree della diocesi aquileiese.

È importante notare che, secondo don Vale, il canto del Missus quale parte della novena di Natale

«era uso esclusivamente friulano, cosa provata dal fatto che in nessun formulario di preghiere per la novena stampato al di fuori del Friuli era compreso il testo di san Luca».

 

Le melodie: dal Carminati al Candotti

Liberamente tratto da: Commissione liturgica diocesana, «Missus est: celebrazione della Novena del Natale», 2012. Sussidio disponibile presso gli uffici diocesani di Udine.

Non sono note le intonazioni del Missus in uso nei secoli XVI, XVII e XVIII. A partire dalla fine del Settecento, alla creazione di brani musicali sulla pericope evangelica del Missus si sono dedicati gli autori locali più affermati; il primo compositore di un Missus fu, secondo don Vale, Giovanni Battista Tomadini, ma tra le sue opere attualmente censite non ne compare alcuno; un primato cronologico spetterebbe invece al Missus di Domenico Carminati (datato «Venzone 1800»), maestro di cappella a Palmanova; tra gli altri compositori si ricordano almeno Giovanni Battista Candotti, Jacopo Tomadini, Vittorio Franz (autore di cinque Missus), Raffaele Tomadini, Giovanni Battista Cossetti, Carlo Rieppi, Antonio Foraboschi e molti altri. Tra queste composizioni, va segnalato per il notevole successo il Missus op. 517 di Candotti.

Sono tuttora vive, soprattutto in Carnia, le forme musicali che seguono gli stilemi della tradizione orale patriarchina, tipiche dei luoghi in cui non era possibile una esecuzione musicale più organizzata.

 

Valli del Natisone, la Novena è la Devetica Božična

Devetica Božična: una delle sere della Novena di Natale nelle Valli del Natisone (foto tratta dalla pagina Facebook “Collaborazione Pastorale San Pietro al Natisone”).

Anche nelle Valli del Natisone la tradizione della Novena è molto radicata, sebbene non preveda il canto del Missus. La Devetica Božična è una tradizione assai diversa, anche liturgicamente, dal resto della Diocesi, alla quale i fedeli sono però molto legati. Anticamente – e ancora oggi in alcune borgate, soprattutto nella vallata di San Leonardo – durante la Novena ci si riunisce nelle famiglie, pregando un insieme di invocazioni con anche il Rosario davanti all’immagine della Madonna.

A San Pietro al Natisone questa tradizione è stata mantenuta, ma recentemente è stata “rivisitata” e oggi nei nove giorni che precedono il Natale ogni sera in una diversa chiesetta del territorio ci si raccoglie in preghiera attorno alla statua della Madonna, che “pellegrina” di paese in paese, accolta poi per “riposare” ogni notte nella casa di una diversa famiglia.

 

Tra ripetizione e affidamento: il significato della celebrazione della Novena del Natale

Editoriale di don Loris Della Pietra pubblicato su «La Vita Cattolica» del 14 dicembre 2022. Grassetti nostri.

Già l’esordio della pagina dell’Annunciazione, che per nove sere accompagna la nostra tradizionale novena del Natale, per molti è un passaggio sonoro e simbolico a un tempo nuovo e “altro”. Il Missus preannuncia il tempo delle feste natalizie e, soprattutto, ripropone ogni anno l’evento prodigioso dell’incarnazione, accaduto «quando venne la pienezza del tempo» (Gal 4,4). Forza della ripetizione che certamente fa a pugni con la mentalità dominante in un mondo in continua accelerazione e rincorso da ogni sorta di ansia.

Soltanto un malinteso (e maldestro) senso della modernità ha preteso che in alcuni luoghi (non molti, per fortuna) il Missus fosse sostituito dal vuoto più gelido o da espedienti che non riescono a reggere il confronto. Se l’origine del Missus è piuttosto incerta, ad attestare un uso ben radicato rimane una cospicua raccolta di melodie di tradizione orale raccolte tra Friuli, Carnia e Cadore, alcune tuttora eseguite da solleciti cantori e dai fedeli, e altre registrate e trascritte, quali reliquie dopo un naufragio. A partire dal Settecento anche importanti compositori, tra i quali Tomadini, Candotti, Franz e poi Foraboschi, Perosa e Sivilotti, soltanto per citarne alcuni fra gli oltre cento, si impegnarono a musicare il Missus. Melodie che hanno rivestito di incanto il mistero senza offenderlo e ne hanno consentito la partecipazione senza banalizzarlo.

Ma perché il Missus? Innanzitutto perché in un Avvento diventato sempre più l’anticamera frenetica del Natale si va disperdendo, anche nella Chiesa, la dimensione della vigilanza orante. Ritornare ogni sera con fedeltà tra gli impegni della giornata a contemplare il dono di Dio e farlo sulla scorta di un evento cantato, e dunque non discusso o tematizzato ma ricevuto ogni volta come nuovo, ci libera dalla falsa certezza che solo la gestione delle nostre strutture possa salvare la storia o riempire di senso il nostro cammino. Ad ogni nostro legittimo «Quomodo fiet istud?», il Signore continua a rispondere che lo Spirito ci avvolge con la sua ombra e il Santo è in mezzo a noi.

In secondo luogo, la celebrazione del Missus ha il potere di rallentare il tempo perché per nove sere ripropone la stessa pagina e lo stesso canto. Se siamo sempre alla ricerca di novità, in continua “strategia dell’attenzione”, con il rischio di ridurre il mistero a nozione da capire o a comportamento da attuare, il Missus è la medicina che fa al caso nostro. La ripetizione frena la corsa al concetto e suscita l’emozione e, mentre l’espressione si rinnova sempre uguale, qualcosa si imprime nel corpo e nel cuore. In questo modo, nello scorrere del tempo, il canto delle medesime parole si incide in coloro che le ascoltano, i quali diventano protagonisti con Maria delle “grandi cose” in cui è stata coinvolta.

Nella memoria ripetuta dell’Annunciazione, l’assemblea orante è sollecitata a tornare a quell’evento per rivivere l’atteggiamento di Maria di Nazareth. Tra le righe del testo e gli sviluppi melodici sembra di ravvisare il filo rosso dello stupore, che dapprima ha la forma dell’inquietudine per il saluto dell’angelo che le annuncia la presenza del Signore in lei, e poi assume lo stile dell’adesione fiduciosa al progetto di Dio per cui nulla è impossibile.

Papa Francesco nella lettera apostolica Desiderio Desideravi parla dello stupore in termini di accoglienza del dono di Dio in Cristo che supera ogni cattura soggettivistica e razionale.

Forse il Missus serve anche a questo: a rispecchiarci nel dono, antico e sempre nuovo e per questo intonato in modo sempre identico, affinché il nostro oggi, tribolato e speranzoso, ritrovi il suo slancio. Un “canto libero” per uomini liberi.

 

Immagine di copertina: Pomponio Amalteo, Annunciazione, 1546. Cividale, Duomo di Santa Maria Assunta

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