La Chiesa udinese ha un nuovo diacono: Carlos Botero. L’Arcivescovo: «È forte chi si fa servo dei fratelli»

La potenza di Dio «è la potenza dell’amore», quell’amore che si manifesta in chi accoglie l’invito di Gesù, che non è venuto per farsi servire, come i potenti di questo mondo, ma per servire e dare la sua vita in croce per la salvezza di tutti. «L’invito di Gesù ha toccato profondamente anche il cuore di Carlos; ha fatto nascere in lui un forte desiderio di seguirlo imitando il suo esempio, facendosi anche lui servo dei fratelli con la potenza dell’amore che lo Spirito Santo ha infuso in lui».
 
Così l’Arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato, domenica 5 luglio in Cattedrale, nell’omelia della celebrazione di ordinazione di Carlos Botero come diacono per la Chiesa Udinese.
Ventotto anni, Botero è di origine colombiana ma vive in Friuli già dal 2008, quando si è stabilito a Marano Lagunare dove ha raggiunto i fratelli. Da tre anni presta servizio nella parrocchia di Basaldella, seguendo i ragazzi del Catechismo.
 
“Il termine “diacono” – ha ricordato l’Arcivescovo – significa proprio servo, servo di Cristo e dei fratelli. Grazie al sacramento dell’ordine sacro, Carlos riceverà una particolare effusione dello Spirito Santo che lo consacrerà ad essere presenza viva di Gesù servo obbediente al Padre e salvatore degli uomini”.
 
Prima di essere ordinato diacono, Carlos ha fatto anche l’impegnativa promessa di vivere nella condizione di celibato. “Anche il celibato sarà per lui un modo per essere servo – ha sottolineato mons. Mazzocato -, sull’esempio di Gesù. Il suo cuore, infatti, sarà completamente consacrato a Dio e alla Chiesa; rinuncerà al rapporto privilegiato con una donna e ad avere figli suoi per dedicarsi ai fratelli e alle sorelle che il Signore metterà sulla sua strada, con una particolare preferenza per i più poveri”.
 
I tanti fedeli che hanno gremito la cattedrale si sono dunque uniti all’Arcivescovo e agli altri sacerdoti presenti nella preghiera per il nuovo giovane dono alla Chiesa Udinese. perché, come ha chiesto mons. Mazzocato nella solenne invocazione di consacrazione, «Sia immagine del Figlio di Dio, che non venne per essere servito ma per servire». L’Arcivescovo ha quindo invocato sul novello diacono le stesse virtù che erano di Gesù: «Sia pieno di ogni virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel loro servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito». «Queste virtù riempiano i suoi pensieri – ha invocato il pastore della Chiesa Udinese -, i suoi sentimenti, le sue parole e azioni. Allora sarà veramente un’immagine viva di Gesù. Mostrerà con la sua vita che la vera potenza si manifesta nella debolezza, nella debolezza di chi ha nel cuore la forza dell’amore di Dio e, grazie ad essa, può rinunciare a tutto per farsi ultimo e servo di ogni uomo».
 
«Preghiamo perché Carlos abbia la forza di rimanere sempre fedele a questa grande missione – ha chiesto ancora l’Arcivescovo durante la celebrazione -. Una missione della quale c’è sempre tanto bisogno nel mondo. Tanti fratelli aspettano che si faccia vicino e porti loro il cuore di Gesù».
 

Il testo integrale dell’omelia dell’Arcivescovo di Udine

 
Di seguito il testo integrale dell’omelia pronunciata dall’Arcivescovo.
 
Cari fratelli e sorelle,
abbiamo ascoltato l’affermazione un po’ sconcertante di San Paolo: «Infatti, quando sono debole, è allora che sono forte». Per la nostra mentalità queste parole suonano come una contraddizione perché nella vita chi è forte sa difendersi e ha importanza in mezzo alle persone mentre chi è debole non ha valore, soccombe e viene lasciato da parte.
Ma le parole dell’apostolo rivelano la grande novità che Gesù ha portato in mezzo agli uomini: «La potenza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza».
Di quale debolezza, però, parla Paolo? Non pensa alla fragilità fisica o all’insicurezza psicologica. Ha in mente la debolezza che Gesù ha vissuto: egli che era il Figlio di Dio, non è venuto per farsi servire, come i potenti di questo mondo, ma per servire e dare la sua vita in croce per la salvezza di tutti. Non ha cercato il primo posto nella società ma l’ultimo, facendosi servo di tutti per non perdere nessuno.
 
In questa debolezza di Gesù si è rivelata la potenza di Dio che è la potenza dell’amore; un amore che non si rassegna a veder perire nessuna delle sue creature. Cerca la pecora che si è perduta, va a mangiare con i peccatori per convincerli a cambiare vita e a credere all’amore, muore in croce tra due briganti per portare con sè in paradiso il ladrone pentito.
I discepoli di Gesù sono coloro che lo seguono sulla strada della stessa debolezza. A loro comanda: «Tra di voi chi vuol essere il primo si faccia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». Nell’ultima cena, dopo aver lavato i piedi agli apostoli, compreso Giuda, conclude dicendo loro: «Se io, che sono il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, lavatevi anche voi i piedi gli uni gli altri».
 
L’invito di Gesù ha toccato profondamente anche il cuore di Carlos; ha fatto nascere in lui un forte desiderio di seguirlo imitando il suo esempio, facendosi anche lui servo dei fratelli con la potenza dell’amore che lo Spirito Santo ha infuso in lui.
 
Tra poco lo ordinerò diacono per la nostra Chiesa di Udine. Il termine “diacono” significa proprio servo, servo di Cristo e dei fratelli. Grazie al sacramento dell’ordine sacro riceverà una particolare effusione dello Spirito Santo che lo consacrerà ad essere presenza viva di Gesù servo obbediente al Padre e salvatore degli uomini.
Prima di essere ordinato diacono, Carlos farà anche l’impegnativa promessa di vivere nella condizione di celibato, fino al termine della sua esistenza terrena. Anche il celibato sarà per lui un modo per essere servo, sull’esempio di Gesù. Il suo cuore, infatti, sarà completamente consacrato a Dio e alla Chiesa; rinuncerà al rapporto privilegiato con una donna e ad avere figli suoi per dedicarsi ai fratelli e alle sorelle che il Signore metterà sulla sua strada, con una particolare preferenza per i più poveri.
Preghiamo per Carlos perché, come dirò nella solenne invocazione di consacrazione, «Sia immagine del Figlio di Dio, che non venne per essere servito ma per servire». Invocherò su di lui le stesse virtù che erano di Gesù: «Sia pieno di ogni virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel loro servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito». Queste virtù riempiano i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue parole e azioni.
 
Allora sarà veramente un’immagine viva di Gesù. Mostrerà con la sua vita che la vera potenza si manifesta nella debolezza, nella debolezza di chi ha nel cuore la forza dell’amore di Dio e, grazie ad essa, può rinunciare a tutto per farsi ultimo e servo di ogni uomo.
Preghiamo perché Carlos abbia la forza di rimanere sempre fedele a questa grande missione della quale c’è sempre tanto bisogno nel mondo. Tanti fratelli aspettano che si faccia vicino e porti loro il cuore di Gesù.
 

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