La Chiesa guarda alla santità. Le celebrazioni di Ognissanti e la commemorazione dei defunti

Venerdì 1 e sabato 2 novembre, rispettivamente solennità di Ognissanti e commemorazione dei fedeli defunti, l'arcivescovo mons. Riccardo Lamba presiederà le celebrazioni in Cattedrale e nel cimitero urbano di San Vito.

Anche quest’anno la Chiesa si prepara a vivere la solennità di Ognissanti e la commemorazione di tutti i fedeli defunti. A Udine, l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba presiederà una solenne liturgia in Cattedrale venerdì 1° novembre alle 10.30 (in diretta su Radio Spazio) e alle 15 nel cimitero urbano di San Vito la celebrazione dei Vespri.

Sabato 2 novembre, alle 19, sempre in Cattedrale, l’Arcivescovo presiederà la S. Messa nella commemorazione di tutti i fedeli defunti (anche in questo caso con diretta radiofonica).

 

L’indulgenza per i defunti: cos’è e come si ottiene

Si ricorda che dalle 12 del 1° novembre e per tutto il 2 novembre è possibile ottenere l’indulgenza plenaria per i defunti. Per ottenerla è necessario essersi confessati e aver ricevuto la comunione, visitare una chiesa in suffragio dei defunti e pregare il Padre nostro, il Credo e una preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre.

Citando la costituzione apostolica Indulgentiarum doctrina di San Paolo VI, il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC n. 1471), definisce l’indulgenza come

la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi.

Nello stesso paragrafo, il CCC prosegue affermando che:

L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati ».80 « Ogni fedele può acquisire le indulgenze […] per se stesso o applicarle ai defunti.

In termini più informali, l’Indulgenza è uno dei modi attraverso cui la Chiesa si fa carico di sostenere la debolezza umana, affinché sia dato alle persone di realizzare una conversione profonda ed efficace, eliminando anche «l’impronta negativa» che i peccati hanno lasciato nel mondo.

Questo aiuto la Chiesa lo offre attingendo al «tesoro dei meriti di Cristo e dei Santi»: il misterioso legame di comunione che, in Cristo e per mezzo di Cristo, unisce la vita di tutti i cristiani nell’unità della Chiesa. «Si instaura così tra i fedeli un meraviglioso scambio di beni spirituali, in forza del quale la santità dell’uno giova agli altri ben al di là del danno che il peccato dell’uno ha potuto causare agli altri. Esistono persone che lasciano dietro di sé come un sovrappiù di amore, di sofferenza sopportata, di purezza e di verità, che coinvolge e sostiene gli altri» (Giovanni Paolo II, Incarnationis mysterium, n. 10).

Quando si parla di «tesoro della Chiesa», ci si riferisce proprio a questa comunione d’amore nella quale ogni persona è introdotta grazie alla preghiera per ottenere l’indulgenza. Questa comunione travalica il confine della morte.

 

Il Rosario la sera del 1° novembre

Nelle nostre comunità cristiane è consolidata la prassi della preghiera mariana del Rosario nella veglia per i defunti. In questo modo, la comunità cristiana si fa solidale nella preghiera con coloro che piangono per la scomparsa di un proprio caro e assume gli stessi atteggiamenti di fede e di speranza di Maria che, nell’ora della passione e della morte del Figli, è rimasta salda nell’attesa fiduciosa della risurrezione. Nella fede della Chiesa, inoltre, Maria è segno di consolazione e di sicura speranza per il popolo di Dio in cammino verso il regno (LG 68).

L’ufficio liturgico diocesano ha predisposto uno schema per la preghiera del Santo Rosario.

 

 

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