Da Castelmonte l’affidamento a Maria del nuovo passo della Chiesa udinese

Sabato 8 settembre nell'omelia in occasione del tradizionale pellegrinaggio a Castelmonte, l'Arcivescovo ha ribadito l'obiettivo del progetto diocesano: «Diventare sempre più uniti tra di noi nella comunione vera e attirare dentro questa nostra comunione tanti fratelli e sorelle che patiscono il freddo mortale della solitudine. Così saremo veramente una Chiesa missionaria secondo il comando di Gesù».

Si è rinnovato – come da tradizione -, sabato 8 settembre, il pellegrinaggio al santuario mariano di Castelmonte. Un appuntamento che quest’anno, come noto, si è colorato di un significato particolare, come ha ricordato nella sua omelia, l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato: «Concludiamo il nostro anno mariano con una preghiera corale di affidamento della nostra Arcidiocesi al Cuore immacolato di Maria e alla sua materna intercessione – ha sottolineato il presule -. Affidiamo a Lei le nostre comunità cristiane e tutta la Chiesa di Udine perché continui ad accompagnarci lungo il cammino che abbiamo intrapreso. Come sapete, infatti, con il primo settembre scorso è diventato operativo il documento che avevo consegnato alla diocesi già l’11 luglio durante la celebrazione dei primi vespri dei nostri Patroni Ermacora e Fortunato».

E partendo proprio dal significativo titolo del documento – «”Siano una cosa sola perché il mondo creda”. Le collaborazioni pastorali: nuove opportunità per l’azione missionaria della Chiesa sul territorio friulano» – l’Arcivescovo ha evidenziato il cuore del progetto: «Diventare sempre più uniti tra di noi nella comunione vera e attirare dentro questa nostra comunione tanti fratelli e sorelle che patiscono il freddo mortale della solitudine. Così saremo veramente una Chiesa missionaria secondo il comando di Gesù».

Un percorso però non certo facile. Si è infatti chiesto mons. Mazzocato: «Ma saremo capaci di far crescere una comunione sempre più forte tra di noi in questo tempo in cui sembra, invece, prevalere la zizzania dell’individualismo? Le Collaborazioni pastorali che abbiamo descritto nel documento diocesano riusciranno a prendere vita o resteranno una specie di sogno nel cassetto? Le nostre parrocchie avranno la convinzione e la forza per aprirsi le une verso le altre scoprendo la gioia del dono e dell’aiuto reciproco?».

«Se dobbiamo contare solo su noi stessi e sulla debolezza dei nostri cuori e della nostra volontà – ha proseguiti – , può essere ben motivato un certo scetticismo già in partenza. La Chiesa, però, può ricorrere ad una riserva di energie che san Paolo ci indica nell’ultima frase della seconda lettura che abbiamo ascoltato: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo”».

E ancora. «Ma i sentimenti che Gesù ha vissuto da chi li ha imparati? Da sua Madre, come ogni bambino che, con il latte, assimila anche il cuore della mamma. Certo, era stato lui a volere una Madre con quel cuore creandola, per grazia e in previsione dei suoi meriti, con un cuore immacolato e rendendola tempio dello Spirito Santo nel momento in cui si incarnava nel suo grembo vergine. Poi, Gesù è cresciuto con quella mamma in una comunione unica di cuore e di sentimenti che conoscevano tutte le sfumature e le profondità dell’amore. Per questo, Maria è colei che più di tutti conosce i sentimenti di Cristo. Chi le è devoto e rimane unito a lei nella preghiera, più facilmente scopre i sentimenti di Cristo attraverso il Cuore della Madre di Gesù e nostra. Continuiamo, perciò, come abbiamo fatto nell’anno scorso a tenere viva la presenza di Maria nella nostra vita personale e nella vita delle nostre comunità. Condividiamo tra le parrocchie della stessa Collaborazione pastorale le tante feste in onore di Maria che i nostri antenati ci hanno trasmesso».

Qui il testo integrale dell’omelia.

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