Ampezzo ricorda mons. Petris: una vita spesa per i migranti, anche con la CEI

domenica 22 Dicembre

Domenica 22 dicembre nella parrocchiale di Ampezzo alle ore 11.00 il vicario foraneo mons. Pietro Piller celebrerà una messa in ricordo di monsignor Luigi Petris, deceduto dopo lunga malattia la notte del 21 dicembre 2005 ad Ampezzo. Mons. Petris, figlio di questa terra, è stato per anni direttore dell’Ufficio Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana.
 
Se l’essere missionario significa aver sollecitudine per tutta la Chiesa, senza steccati di colore, cultura, nazionalità come il Concilio Vaticano Il e il Magistero della Chiesa continua a insegnare, Don Luigi lo fu sempre, si legge sul Sito della CEI.
 
“Se essere missionario significa avere predilezione per gli ultimi, gli emarginati dalla società – i migranti sono tra questi – Don Luigi lo fu per tutta la sua vita di sacerdote.La personalità umana, culturale, pastorale, spirituale del compianto amico e fratello Don Luigi è inscindibile da questa veste che non deve essere solo sacerdotale ma anche di ogni vero cristiano. Ne ho potuto gustare la forza e l’esemplarità. Gli sono perciò debitore, come lo sono stati tanti laici e sacerdoti da lui avvicinati e a lui avvicinatisi.Fu un missionario dal cuore grande grande che nei quasi quarant’anni di ministero nel campo migratorio ha cercato di modellarsi alle comunità a lui affidate:
  • la missione tra i migranti di Saarbrücken lo ha temprato e irrobustito;- il compito di Delegato dei Vescovi per i missionari di tutta la Germania lo ha forgiato ed educato;
  • l’impegno a Roma come direttore di tutti gli emigrati italiani nel mondo lo ha entusiasmato;
  • il servizio prestato a tutti i settori della mobilità umana come Direttore Generale Migrantes hanno dato al suo cuore una dimensione, un battito mondiale.
Non per nulla è stato definito: uomo, cristiano, prete senza confini. Un cuore che ha saputo servire e amare senza misura. Fu un missionario con una intelligenza concreta e una volontà creativa prodiga, generosa, sempre disponibile, testarda a volte. Confesso di aver patito un po’ di gelosia vedendolo lavorare senza interruzione per ore e ore… a volte saltando i pasti. Non una volta sola i custodi degli uffici gli hanno ricordato gli orari di lavoro. Un giorno gli dissi scherzando: ti meriti la laurea laboris causa. Un’intelligenza e volontà consacrate all’ideale di farsi fratello coi fratelli migranti. Fu una vita profondamente sacerdotale. Niente fronzoli, ma tesa all’essenziale: nutrita di solida dottrina anche se priva di titoli e ornata di rispetto e riverenza come aveva promesso nel giorno della sua ordinazione sacerdotale. Una vita che ha saputo coltivare l’amicizia soprattutto con quanti vivevano le stesse problematiche. E giusto che si aspetti e gli si dica un “grazie”, un grazie grande quanto il mondo che ha percorso per visitare, confortare, consigliare, sostenere i confratelli e i migranti nella certezza però che sarà il Signore a coronare con un “grazie eterno” una vita – la sua – data in dono per i fratelli migranti, per la gloria di Dio e per il bene della Chiesa. Penso di aver interpretato i sentimenti degli operatori sacerdoti e laici della Migrantes, dei membri della Commissione episcopale italiana per le migrazioni, dei sacerdoti e amici che hanno come lui e con lui condiviso in Italia o all’estero lavoro, fatica, gioie e speranze. E mia convinzione che la sua “testardaggine” non verrà meno neppure davanti al Signore e alla Madonna. Troverà tempo e modo per intercedere per il mondo migrante e per le sue urgenze pastorali e sociali, senza dimenticare i fratelli che durante la sua malattia gli sono stati “veri angeli custodi”, il suo paese dove è nato, la sua diocesi di Udine e i tanti amici che ha incontrato.
 
Grazie Don Luigi.

22/12/2013 07:00
22/12/2013 07:00
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