L’Arcivescovo alla esequie di mons. Lizzi: «In mezzo ai giovani formatore d’eccezione»

«Il caro don Ermanno giunge davanti al volto di Dio Padre accompagnato dalle buone opere che ha compiuto lungo gli 86 anni di vita e i 60 di sacerdozio. Davanti al Signore possiamo in questo momento testimoniare che egli ha speso bene questi anni e i talenti ricevuti dalla Provvidenza mettendoli con generosità e profondo senso di responsabilità a servizio della sua Chiesa»: lo ha sottolineato l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nelle esequie di mons. Ermanno Lizzi – spirato venerdì 6 maggio -, nella chiesa parrocchiale di Fagagna. Mons. 

 

«Si è concluso il lungo e duro calvario che don Ermanno è stato chiamato a percorrere per quasi due anni, pietosamente e delicatamente accudito e sostenuto da tutto il personale della Fraternità sacerdotale, dalle amate nipoti, da tanti amici sacerdoti e laici – ha proseguito l’Arcivescovo -. Solo Dio Padre, che scruta le menti e i cuori, conosce cosa sia costato al nostro caro don Ermanno questo tempo misterioso e pesante di croce. Noi, come gli amici di Giobbe, abbiamo potuto solo stargli vicini con il cuore e con la preghiera cercando un po’ di alleviare la sua agonia interiore». 

 

Mons. Mazzocato ha anche tratteggiato i copiosi frutti del lungo apostolato sacerdotale di mons. Lizzi: «Certamente il servizio più prezioso è stato offerto da don Ermanno ai sacerdoti e ai giovani che si preparavano al ministero presbiterale. Inviato, subito dopo l’ordinazione, a specializzarsi in teologia morale, da giovanissimo ha iniziato ad insegnare questa fondamentale e delicata disciplina teologica. È stato l’impegno più importante e il filo conduttore della sua vita e del suo ministero. Ho raccolto tante testimonianze su quanto don Ermanno fosse coscienzioso ed esigente nell’insegnamento, continuando lui per primo a curare la propria preparazione e un continuo aggiornamento. Con questa qualificata dedizione, ha formato generazioni di presbiteri a consigliare e guidare le coscienze e le comunità. Dentro il presbiterio diocesano è stato un autorevole punto di riferimento, considerando  anche che per anni ha avuto il compito di seguire i preti giovani in una loro formazione permanente». Il rapporto con i confratelli «era facilitato dal suo carattere aperto al dialogo, affabile, positivo; e anche nobile per cui non portava ombre o risentimenti  di fronte a malintesi o comportamenti poco corretti nei suoi confronti. La sua risata contagiosa creava sempre un clima di serenità e metteva a loro agio le persone, predisponendo all’amicizia».

 

Ma anche al mondo laicale mons. Lizzi ha dato un grande contributo: «Ha portato il suo contributo per una cultura cristianamente illuminata non solo in seminario e tra i sacerdoti ma anche a servizio dei laici. Per anni si è dedicato alle associazioni dei Medici Cattolici e dei Maestri Cattolici e all’associazione  che lavora nel mondo dei mezzi radiotelevisivi. La passione educativa, che ha caratterizzato il suo animo, lo ha portato a dedicarsi, oltre che ai futuri sacerdoti in seminario, ad altri giovani e per lungo tempo è stato assistente spirituale all’Istituto Uccellis. Non dimentichiamo, ancora, il lungo e fedele servizio alla Cattedrale con il compito importante di canonico penitenziere. Questo ministero lo ha messo a contatto con la coscienza di molte persone per le quali è divenuto punto di riferimento sia per la capacità di accoglienza e di ascolto che per l’affidabile preparazione morale».

«In questo momento abbiamo la fondata speranza che, purificato da tanta sofferenza, questo nostro sacerdote sia giunto al passo della morte avendo sulle labbra la stessa preghiera di Gesù crocifisso: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Gesù, che abbiamo appena celebrato asceso al cielo, lo porti con sė e lo renda partecipe della stessa consolazione che lui stesso ha vissuto quando è tornato al Padre col suo corpo risorto e segnato dalle ferite della passione», ha cpncluso l’Arcivescovo. 

 

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