«Gesù parla solo ai poveri e agli umili»

«Erano poveri i pastori che vivevano di stenti e socialmente emarginati. Erano poveri anche i magi. A loro non mancavano i mezzi materiali, ma cercavano qualcuno che rispondesse alle grandi domande della vita che ogni uomo porta dentro di sé. Questa povertà li spinse ad intraprendere un pellegrinaggio alla ricerca di Colui che veniva da Dio per rivelare agli uomini la Verità». Lo ha ricordato in questo tempo di crisi, ma anche di grande speranza, l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, durante la Santa Messa solenne di Natale, stamattina in Cattedrale a Udine. «Il giorno di Natale – ha proseguito l’Arcivescovo – possiamo dirci la verità e riconoscere che anche noi siamo tutti dei poveri. A volte lo scopriamo quando le vicende della vita ci spogliano delle nostre sicurezze. Penso a persone che ho incontrato in questi giorni. Alcuni vivono precarietà economica ed umiliazione personale per l’impossibilità di trovare lavoro. Altri sono nella debolezza causata da gravi malattie o dalla vecchiaia. Altri si trovano smarriti e soli per la rottura di legami affettivi e familiari su cui confidavano. Ho appena celebrato la S. Messa in carcere tra fratelli poveri di libertà e di tutto. Ma anche quanti di noi stiamo vivendo, per grazia di Dio, un periodo sereno della vita siamo dei poveri, come i magi. Almeno questa è la mia esperienza. Ogni giorno mi sento spinto a cercare senso e speranza per la mia vita e per quanti, meno fortunati di me, da me sperano di avere risposte rasserenanti».

Da qui il monito forte a ricordare che «Gesù parla solo ai poveri e agli umili. Parla nel silenzio della loro anima, come si fece incontrare dai pastori nel silenzio della notte» e dunque la preghiera intensa perché «Gesù parli in questo giorno santo anche alla nostra anima se, in questo momento ci apriamo a lui con tanta umiltà e povertà, abbandonando ogni pretesa di autosufficienza».

«Gesù – ha sottolineato ancora mons. Mazzocato – può donarci quella gioia e speranza di cui ha sete ogni uomo e che illuminò perfino i cuori dei pastori tristi e umiliati. Essi tornarono glorificando Dio in mezzo a tutti per ciò che avevano ricevuto dal bambino che Dio aveva mandato per la salvezza degli uomini». Una gioia che non può che aiutarci a guardare a chi è vicino a noi, così l’Arcivescovo ha esortato con forza, ancora una volta, ad avere una particolare attenzione verso chi soffre: «Questa è la gioia che ci apre il cuore verso le persone che abbiamo vicino. Spesso, chiusi in noi stessi e nelle nostre abitudini, quasi non vediamo chi sta con noi nella stessa casa, al lavoro, al bar, per strada. Usciamo da questa S. Messa con l’impegno di accorgerci almeno di una persona che aspetta di essere vista e accolta e insegniamo ai nostri figli a vivere con questa spiritualità il S. Natale».

Fortissima inoltre anche l’esortazione alla preghiera partendo da un suggestivo richiamo alla Chiesa orientale: «Nelle antiche icone della Chiesa orientale la mangiatoia, in cui è posto Gesù, è rappresentata a forma di croce. Questa è una grande intuizione spirituale perché, se già nella culla di Betlemme Gesù è avvolto di poveri panni, sulla croce gli sono state tolte anche le poche vesti che aveva e rimarrà avvolto solo dalla luce dell’ Amore di cui era pieno il suo cuore e che ha riversato su noi uomini perché anche noi avessimo la vita eterna che è la possibilità di avere nel cuore lo stesso amore di Gesù. Ecco, care sorelle e fratelli, ho cercato, con le mie povere parole, di ricordarci che Natale è giorno Santo perché è il giorno di Dio; il giorno in cui Gesù, il Figlio di Dio, viene ad abitare per sempre in mezzo a noi, facendosi uomo e nostro fratello. Per questo, siamo chiamati a santificare questo giorno vivendolo, prima di tutto, come un giorno dedicato alla fede e alla preghiera; sostando in ginocchio davanti a Gesù, la Luce vera che illumina ogni uomo».

 
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