Una devozione mariana antica che affonda le radici nella prima metà dell’Ottocento, radici che – ancora oggi – sono ben salde: anche quest’anno, infatti, la comunità cristiana di Corno di Rosazzo sta vivendo il suo “Perdon”, iniziato – come vuole la tradizione – a ferragosto, nella solennità dell’Assunta. Ogni giorno, dunque, nel santuario diocesano della Madonna d’Aiuto i fedeli si raccolgono alle 18.30 per la celebrazione del Santo Rosario e, a seguire, della Santa Messa.
Lunedì 8 settembre, nella festa della Natività della Beata Vergine Maria, ci sarà la chiusura del «Perdon di Madonna d’Aiuto» con l’adorazione eucaristica per la pace nel mondo (alle 8.30), il rosario eucaristico (alle 9) e la Santa Messa con le lodi.
«La statua della Madonna d’Aiuto. Il restauro come segno di memoria e di devozione». Il convegno
In programma per la mattina di sabato 6 settembre, nel teatro parrocchiale padre Lino Zucco con inizio alle 9.30, c’è un importante convegno che metterà a tema il progetto di restauro della statua: «La statua della Madonna d’Aiuto. Il restauro come segno di memoria e di devozione» è infatti il titolo dell’incontro.
Dopo il saluto del parroco, don Antonio Raddi, e l’introduzione dell’architetto Paolo Coretti – che ha curato il restauro della chiesa nel 2021, riportandola all’antico splendore –, Alessio Persic, docente di Letteratura cristiana antica all’Università cattolica di Milano, illustrerà origine e vitalità del culto mariano nel territorio compreso tra Cividale e Cormons. Persic approfondirà inoltre le motivazioni storiche e religiose che hanno determinato le emergenze cultuali rappresentate dalla devozione e dalle chiese dedicate a San Giorgio e San Martino a Visinale, San Andrea a S. Andrat, San Leonardo a Gramogliano, San Michele ai Casali Gallo, San Giacomo Apostolo e San Biagio a Noax
Seguirà l’intervento di Maria Visintini, storica e scrittrice che ripercorrerà la storia dell’edificio e ne illustrerà gli ex-voto. Non mancherà un’analisi iconografica dell’effigie. Domenico Ruma, restauratore, farà invece un’analisi dello stato di conservazione della statua e dei possibili interventi di restauro.
Chiuderà la mattinata di studio il direttore dell’Ufficio diocesano per la Liturgia, mons. Loris della Pietra, trattando del culto mariano tra spazi e riti.
La storia della chiesa
Un primo edificio mariano era stato costruito nel 1655, sulla sponda sinistra del torrente Corno, nel punto esatto in cui secondo la tradizione fu trovata una statua della Beata Vergine, trasportata dalla corrente in piena. Una seconda leggenda narra che i paesani portarono la statua nella chiesa parrocchiale, ma il giorno seguente la ritrovarono sulla sponda del fiume e fu per questo che decisero di erigere qui un piccolo oratorio.
Con il tempo l’oratorio si rivelò troppo piccolo per le esigenze della popolazione e fu ingrandito. Come emerge dal lavoro di documentazione di un’apposita commissione storica, già nel 1757, sulla base di quanto scrisse l’allora parroco, don Francesco Sabbadini, all’interno della chiesa c’erano centinaia di ex voto, a testimonianza di una devozione molto radicata e non solo dei paesani di Corno, ma anche dei territori vicini.
La chiesa e la statua della Vergine – una Madonna lignea con Bambino in legno dipinto e dorato, datata tra il XVII e il XIX secolo – divennero un punto di riferimento, negli anni, per tanti voti, in particolare uno a protezione da un’epidemia di colera, nel 1836. La popolazione venne risparmiata e fu allora che si rese necessario l’ampliamento della chiesa.
L’attuale santuario ha le stesse caratteristiche dell’epoca: una costruzione neoclassica con un colonnato sulla facciata principale e nelle due sponde laterali. Negli anni si sono succeduti diversi interventi di restauro, l’ultimo dei quali realizzato, come detto, su progetto dell’architetto Paolo Coretti. In quell’occasione furono anche sistemati tutti gli ex voto, e collocati sulla parete sinistra, entrando in chiesa.
L’ex voto più antico riporta la data 1763 (e raffigura una coppia di coniugi insieme ai figli, inginocchiati a mani giunte e con gli occhi rivolti al cielo, che ringraziano la Vergine perché la loro mandria è stata preservata dall’epidemia).
Nel 2024 la chiesa è stata eretta a santuario diocesano.