Ha attraversato la storia, scavalcando due secoli e arrivando fino ai nostri giorni. Testimonianza di come l’amore tra marito e moglie e una fede granitica possano superare la morte e la sofferenza. E ora quella vicenda – per la prima volta proposta nella formula della mostra in occasione del Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli nel 2024 – è giunta fino in Friuli.
In particolare a Qualso, dove sabato 15 marzo, alle 17, in chiesa sarà inaugurata la rassegna “Franz e Franziska. Non c’è amore più grande”, allestita nelle attigue sale parrocchiali. Interverranno il curatore Daniele Bonvicini e il parroco don Agostino Sogaro. Ad accompagnare la presentazione le note della Banda di Reana del Rojale.
La mostra sarà visitabile dal 15 al 23 marzo con orari diversi tra i giorni feriali (10-13 e 16-22) e festivi (10-22). È possibile prenotare visite guidate scrivendo a parrocchiedelrojale@gmail.com. Ad accompagnare le visite sarà un nutrito gruppo di volontari delle Parrocchie del Rojale.
La mostra è realizzata con il patrocinoi di CrediFriuli e del Comune di Reana del Rojale, in collaborazione con il Circolo culturale “Il Faro”, la banda musicale di Reana del Rojale e il locale gruppo Alpini.
La storia dei coniugi Jägerstätter
Franz e Franziska Jägerstätter erano due giovani sposi, semplici contadini vissuti nella prima metà del Novecento nell’Alta Austria, ai confini con la Baviera. La loro vicenda si è scontrata con gli eventi della metà del secolo scorso e Franz è stato giustiziato il 9 agosto 1943 su ordine del Terzo Reich, per essersi rifiutato di combattere per Hitler. Negli anni successivi la moglie, vedova appena 30enne, ha portato avanti la famiglia, crescendo tre figlie e dedicando l’intera vita (è morta nel 2013, a 100 anni) a conservare la memoria di Frank, beatificato nel 2007 da Papa Benedetto XVI, in quanto martire.
Una storia d’amore di fatto sopravvissuta agli orrori della storia. Franz aveva ereditato dal padre il maso di famiglia. Era un ragazzo vivace e irrequieto, fino all’incontro con Franziska. Il loro amore è cresciuto nel tempo attraverso la gioia delle figlie e di un sentimento che aveva radici nell’esperienza di fede. Una vita coniugale interrotta nel 1938 quando la Germania di Hitler invase l’Austria. È allora che inizia la sofferenza della lontananza tra marito e moglie, lui chiamato all’addestramento militare, lei impegnata con le figlie e il maso da mandare avanti, aiutata dalla sorella. È il tempo in cui Frank matura la decisione di non voler combattere, convinzione che lo porterà alla morte. Franziska, che inizialmente non comprende le sue ragioni, non lo abbandonerà mai.
Marito e moglie diventano due testimoni unici di ciò per cui val la pena vivere. E morire. È una vicenda che presenta due punti fondamentali. Il significato della libertà di coscienza con la decisione di Franz di affermare che per lui c’è un solo Signore, ed è Dio. E il legame sponsale, caratterizzato dalla bellezza dell’amore cristiano, vissuto come dono che a entrambi serve per completarsi e che raggiunge il culmine nella comune disponibilità al sacrificio del distacco definitivo.
In esposizione sarà presente anche l’ultima lettera scritta da Franz a Franziska, manoscritto conservato nel Santuario dei martiri del Novecento, nella Basilica di San Bartolomeo all’Isola di Roma. È considerato il testamento spirituale del Beato che inizia con queste parole: “Scrivo con le mani legate, ma è meglio così che se fosse incatenata la mia coscienza”.