Cari fratelli e sorelle,
nel Vangelo abbiamo ascoltato l’invito di Gesù: “Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite”. Egli reagisce davanti al comportamento dei discepoli e sconvolge la loro mentalità. Essi pensavano, infatti, di fare un favore al Maestro tenendo lontani i bambini perché così si faceva quando c’era una persona o una riunione importante. I bambini, infatti, spesso erano sporchi, disturbavano l’ordine ed erano considerati come dei mezzi uomini non ancora degni di stare nella società degli adulti.
Gesù, invece, vuol avere vicino a sé i bambini anche se lo sporcavano e se non seguivano le regole. A lui interessava il cuore dei bambini.
Meditando questo episodio evangelico mi è venuto alla mente don Emilio De Roja. Non ho avuto la grazia di conoscerlo di persona, come molti di voi, ma da quanto ho letto e ascoltato di lui mi è venuto spontaneo mettere sulle sue labbra le stesse parole di Gesù: “Lasciate che i piccoli vengano a me, non glielo impedite”. Animato dallo stesso cuore di Gesù, era attirato verso i ragazzi più deboli, meno fortunati a causa di situazioni familiari e di altre vicende tristi in cui si erano trovati coinvolti. Spesso erano sporchi, poco presentabili, reattivi e insofferenti alla buone regole del vivere sociale, da tenere lontani per non essere disturbati da loro.
Don Emilio, invece, come Gesù, li cercava senza mai arrendersi, a costo di sofferenze, di incomprensioni, di prezzi personali da pagare. Era interessato al loro cuore in cui credeva.
Ma, in generale, i più deboli e indifesi diventavano il centro dell’attenzione di don Emilio e per essi si spendeva senza molti calcoli: fossero i soldati e i civili che rischiavano la deportazione nell’ultimo periodo della seconda guerra mondiale, o i senza tetto del terremoto, o i poveri che vivevano nelle baracche del Villaggio San Domenico, o i ragazzi più difficili segnati da profonde ferite nel cuore per mancanza di affetto o per esperienze negative subite.
Don Emilio non è stato certamente l’unico sacerdote che si è speso con coraggio e generosità per coloro che rischiavano la deportazione, per le vittime del terremoti, per i ragazzi poveri ed emarginati. Ringraziando Dio, il clero di Udine ha anche tanti altri esempi luminosi che meritano di essere ricordati.
Credo, però, che si possa affermare che in don Emilio la sua generosità e la sua carità hanno avuto una misura straordinaria che veramente colpisce. Mi è rimasta nell’animo questa impressione anche solo leggendo la sintetica ricostruzione della sua vita fatta da S. E. Mons. Brollo nella lettera inviata nel 2001 alla Congregazione per le Cause dei Santi per chiedere un parere favorevole all’avvio di un Processo Informativo su don Emilio, primo passo per una Causa di Beatificazione.
L’anno precedente, S. E. Mons. Battisti aveva ottenuto il parere favorevole di tutti i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneta all’avvio di tale Causa.
Dopo questi passi iniziali, però, l’iter si è fermato. Recentemente la benemerita Associazione “Amici di Don Emilio De Roja” mi ha sollecitato a considerare la possibilità di riprendere il percorso verso una Causa di Beatificazione di don Emilio. A questo scopo e, di comune accordo, è stato incaricato un avvocato esperta in materia.
Continueremo con impegno perché, come dicevo, in don Emilio ci si rivela un apostolo della carità con una donazione di sé che potremmo definire “eroica”. Ed è proprio l’eroicità delle virtù che si verifica nei processi di beatificazione. Mettiamo, comunque, tutto nelle mani di Dio e noi cercheremo di fare la nostra parte.
Oggi, intanto, l’Arcidiocesi, l’Associazione “Amici di don Emilio De Roja”, Casa Immacolata e l’Associazione Partigiani Osoppo si sono uniti per vivere un momento particolare di ricordo del 100° anniversario della nascita di don Emilio.
Abbiamo iniziato il nostro incontro con la S. Messa almeno per tre motivi: perché don Emilio è stato un vero sacerdote che nella fede trovava la grande forza che lo sosteneva; perché riconosciamo che egli è stato un dono di Dio fatto alla Chiesa e alla terra friulana per cui vogliamo innalzare al Padre il nostro grazie; perché, infine, vogliamo chiedere al Signore la grazia di avere in noi almeno un po’ dello spirito evangelico di don Emilio per continuare oggi la sua opera tutti uniti in comunione di cuore e collaborazione di forze.
A conclusione della mia omelia riascoltiamo le parole dedicate a don Emilio da san Giovanni Paolo II proprio qui, nella sua visita a Casa Immacolata il 3 maggio 1992. Credo ci facciano bene e ci siano di incoraggiamento: “E’ quanto mai significativo che questo nostro appuntamento si svolga proprio qui nella Casa dell’Immacolata fondata da Don Emilio De Roja, generoso apostolo della carità di recente scomparso. Questo degno sacerdote, infiammato dall’amore per il prossimo, ha cercato sempre di recare aiuto a qualunque si trovasse in difficoltà. Da testimone solido e concreto della divina predilezione per gli ultimi, don De Roja si è impegnato a creare una famiglia per migliaia di ragazzi provenienti da tragiche esperienze familiari, ha aperto le braccia a emarginati, carcerati, bambini e adolescenti abbandonati. Ben a ragione, pertanto, egli viene considerato come un esempio di buon samaritano, la cui testimonianza si iscrive nella lunga catena di Santi e di araldi dell’amore di Cristo che hanno arricchito la storia delle vostre comunità: dal santo Vescovo Cromazio, al Beato Patriarca Bertrando, da Mons. Francesco Tomadini, fondatore dell’omonimo istituto, a Padre Luigi Scrosoppi, fondatore dell’Istituto delle Derelitte”.
La Beata Vergine Maria Immacolata, a cui don Emilio era particolarmente devoto, protegga la sua opera e tutti noi.
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