Gli ultimi anni hanno visto una virtualizzazione massiva delle comunicazioni, delle relazioni e dell’istruzione. Neppure la liturgia è esente dalla voracità mediatica con il rischio, per nulla remoto, di trasformarsi in una sorta di show dove, appunto, ciò che conta è guardare. Questo il punto di partenza da cui è nato – a maggio scorso – un convegno ospitato dall’Istituto di Teologia pastorale “Santa Giustina” di Padova, diretto da mons. Loris Della Pietra.
Gli atti del convegno sono stati raccolti nel volume, curato dallo stesso mons. Della Pietra ed edito dal Centro liturgico vincenziano, che sarà presentato giovedì 10 ottobre alle 17.30 alla Libreria “Paoline” di Udine. Modererà l’incontro Paolo Zoratti, Presidente del Serra club di Udine.
Un’anticipazione
La tendenza a “disporre” della liturgia in modo che possa comunicare meglio e di più ha generato anche l’abitudine di “manomettere” la celebrazione dal suo interno, talvolta sfregiandola in una serie di abusi che tradiscono la verità del rito. Se l’interesse degli studi liturgici è volto all’indagine circa la capacità dell’uomo di celebrare, oltre ogni riduzione contenutistica dei riti, il volume tenta di confrontare la pretesa di immediatezza tipica del clima culturale contemporaneo con le caratteristiche del linguaggio rituale quale mediazione umana per fare esperienza del mistero.
Presumere di fornire concetti o istanze sociali servendosi in modo arbitrario del rito crea le condizioni per possibili abusi. Infatti, la disobbedienza alla norma liturgica per favorire il potere personale è l’esito di un’incomprensione del senso teologico ed ecclesiale del rito. In questo la forma rituale è semplicemente strumentale e non più generatrice di esperienza spirituale.
Secondo questo punto di vista non sarebbero i contenuti a scaturire dalla forma celebrativa, ma la forma non sarebbe altro che la trasposizione di contenuti prodotti a monte rispetto ad essa. La liturgia verrebbe ridotta ad un contenitore di nozioni il più delle volte irriconoscibile nel mutare dei contesti e delle assemblee.
Il volume analizza anche il fenomeno delle distorsioni della presidenza liturgica. Una sorta di “presenza invadente” di chi guida la celebrazione che interferisce con l’esperienza spirituale del rito.
Anche la tendenza a riprodurre e rilanciare mediaticamente le celebrazioni liturgiche rischia di trasformarle. Un fattore di particolare manomissione consiste nella trasmissione mediatica della liturgia. Il bisogno di “riprendere” e “trasmettere” l’evento denso e significativo del rito è un’esigenza che interpella i credenti. È quanto mai necessario un equilibrio da parte dei mezzi di comunicazione contemporanei, soprattutto in questa epoca dominata dai social, al fine di salvaguardare l’identità della liturgia vissuta nel corpo e nel tempo. La trasformazione di una celebrazione in un set snatura il senso della liturgia poiché emerge passano in secondo piano le azioni e le emozioni ed emerge la loro descrizione mediatica, sempre in seconda battuta rispetto al rito vissuto.
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