DDL Zan: «A rischio la libertà di insegnamento universitario». Comunicato della presidenza nazionale AMCI (Ass. Medici cattolici italiani)

Da professore universitario di Medicina della Riproduzione, con tanti altri colleghi, desidero precisare che le persone omosessuali e transessuali devono essere rispettate sempre, comunque e assolutamente; mai devono essere vessate, aggredite o danneggiate psicologicamente e fisicamente. Questo è un punto essenziale, assolutamente ovvio, sul quale tutti siamo d’accordo. Siamo ovviamente favorevoli a tutelare in modo assoluto e mai opinabile le minoranze e le persone più vulnerabili.

In questo senso però precisiamo che la strada non è quella di mentire o tacere su delle differenze rischiando di fare più danni rispetto al problema che si vuole risolvere. Siamo del parere che con le norme contenute nel ddl Zan e altri, entrano in serio rischio di procedibilità ginecologi, andrologi, ricercatori esperti in procreazione umana e quanti insegnano la naturalità della riproduzione.

Partiamo dalla verità: per la nascita di una nuova vita occorre un maschio ed una femmina, un padre ed una madre, rispettivamente portatori di gameti maschili e femminili, uniti da complementarietà sessuale ed affettiva. A fronte di questo sapere, validato e confermato, sono in molti a chiedersi se in didattica formativa universitaria si potrà continuare ad insegnare la naturalità del nascere oggi, ben distinguendola da tutte le altre manipolazioni e mescolanze più ardite, pur possibili, ma eticamente non sostenibili.

Con tanti altri colleghi, quotidianamente muoviamo le fila per costruire processi interdisciplinari di medicina di genere, e promuoviamo ricerche rispettose della specificità della donna e dell’uomo, senza mai discriminare nessuno.

Nell’ambito delle molteplici possibili innovazioni scientifiche, ci chiediamo: “possiamo continuare ad individuare percorsi sanitari che tengano del presente cosa sia il genere al maschile e al femminile, nelle varie articolazioni del sapere medico, quali ad esempio in pneumologia, cardiologia, ortopedia, ginecologia, andrologia e medicina della riproduzione, ecc.?”

La realtà odierna è che con la legge Zan ci potrà essere il rischio di derive liberticide: certamente potrà considerarsi discriminante o obsoleta una didattica formativa che riaffermi che nella generazione umana v’è sempre bisogno di un maschio e di una femmina.

Forse dovremmo, al di là dei luoghi comuni e soprattutto in ambito scientifico, spiegare a noi stessi cosa oggi si vuole intendere per discriminazione.

Ci chiediamo: potremo continuare ad esercitare la nostra doverosa formazione pedagogica, comunicando al mondo intero che in un generare umano non tecnologico v’è l’indispensabilità di un papà e di una mamma? Oppure dovremo astenerci per paura di incorrere nei reati di omo-lesbo-transfobia?

La medicina del desiderio, proposta oggi con sempre maggiore forza, reca con sé possibili disorientamenti nei quali ci si può smarrire!

Potremmo essere imputati penalmente se ci orientiamo a non sostenere tecniche cooperative, prive di maternità e paternità condivise, quali ad esempio l’innovativa tecnica ROPA (Recepción de Ovocitos de la Pareja) – trattamento di fecondazione in vitro tra due partner femminili, condiviso da più soggetti donatori anonimi di sperma – magari fornendo un lucido e preoccupato parere, anche sulle tante opzioni oggi possibili, ormai già orientate verso una “filiera di produzione controllata”?

Quando si parla del diritto incontestabile al figlio, potremo continuare ad affermare che due maschi da soli o due femmine da sole non possono concepire? La scienza non discrimina ma osserva e cerca di spiegare i comportamenti umani. Questa scienza chiediamo sia lasciata libera nella trasmissione del sapere!

Chiediamo con forza che non si creino disorientamenti tra medicina e diritto. In questa nostra contemporaneità, nella quale Medicina e Diritto sono già abbondantemente disorientati, il nostro compito di docenti universitari diventa davvero difficile! Nessuno di noi è disposto ad accogliere le eventuali limitazioni della libertà di insegnamento derivanti dall’eventuale approvazione della legge Zan.

Come docenti universitari rifugiamo da sudditanze culturali, ideologiche e politiche! Desideriamo essere lasciati liberi di non condividere le tante offerte messe a disposizione dalle biotecnologie che spaziano dalle tecniche di crioconservazione di gameti e di embrioni alla concessione, acquisto, commercializzazione, importazione, esportazione di gameti, alla ricerca di uteri disponibili per maternità sostitutiva o di gestazione per altri, unitamente alle tante altre forme di schiavismo moderno.

 

Prof. Filippo M. Boscia

Professore di Fisiopatologia della riproduzione umana presso l’Università di Bari

Presidente Nazionale Associazione Medici Cattolici Italiani

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