«I cuori nutriti dell’amore di Gesù sono forti perché reggono anche quando il peso dei più poveri aumenta – ha sottolineato mons. Mazzocato –. Sanno guardare con pacata ragionevolezza la situazione senza inutili irenismi o allarmismi. Sanno creare reti intelligenti di solidarietà tra istituzioni pubbliche e forme di volontariato di cui è ricco il nostro popolo e di cui la nostra Chiesa sta dando continua a fattiva testimonianza». «Pur nella fatica – ha insistito l’Arcivescovo –, sanno sempre guardare il volto e gli occhi del fratello bisognoso anche se a volte ci si sente poveri quanto lui perché possiamo aiutarlo sino ad un certo punto».
Nella sua omelia mons. Mazzocato ha ricordato l’invito alla solidarietà già consegnato ai fedeli della diocesi con la sua lettera pastorale “Rimanete nel mio amore”. Riflessioni di un anno fa, ma che restano di pressante attualità: “Il prolungarsi della crisi economica – evidenziava il Pastore nella lettera– può creare in coloro che stanno bene un atteggiamento di assuefazione e di indifferenza, come se non ci fossero vicino a loro persone in difficoltà. Invece ci sono e aumentano sia tra gente del nostro territorio, sia tra gli immigrati ormai stabiliti in mezzo a noi. Viene, poi, chiesta continua disponibilità ad accogliere persone che giungono dentro i confini nazionali nelle forme che vediamo quotidianamente nei mezzi di comunicazione e che vengono distribuiti, per brevi periodi, in tutto il territorio”. “Lasciamoci interrogare da tante pagine della Parola di Dio – esortava l’Arcivescovo –. Ricordo, tra tutte, la parabola del ricco e del povero Lazzaro nella quale la colpa grave del ricco è quella di non accorgersi che, appena oltre la soglia di casa, c’era un povero che stava in silenzio e aspettava inutilmente. Agli occhi di chi considera i beni materiali come proprietà personale di cui godere a piacimento, anche sprecando, i poveri diventano invisibili nel loro silenzio. Solo la compassione del buon samaritano apre gli occhi e fa vedere il prossimo che sta rannicchiato sul ciglio della strada. Egli ha un nome e una storia e chiede di essere guardato con il cuore e ascoltato”.
Con umiltà, «dobbiamo confessare che siamo sempre piuttosto deboli quando dobbiamo farci carico dei fratelli; specialmente dei più poveri, perché, loro malgrado, pesano di più». Ecco, allora, che abbiamo bisogno della forza che il Cuore di Gesù ci trasmette partecipando all’eucaristia.
«Cari fratelli e sorelle – ha esortato infine mons. Mazzocato –, torniamo alla S. Messa come alla Sorgente a cui attingere un supplemento di forza di amore grazie alla quale ce la faremo a sostenerci tutti dando un esempio di grande civiltà, di civiltà cristiana».
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