Fino a domenica 25 gennaio in diocesi si prega per l’unità dei cristiani

«Dammi un po’ d’acqua da bere» (Gv 4,7) è il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra dal 18 al 25 gennaio 2015. È dal 1908 che i cristiani delle varie confessioni cristiane si trovano, in questa settimana, a pregare per ricomporre l’unità spezzata nel corso dei secoli.

 

Come ogni anno, è stato inviato a tutte le parrocchie il libretto “Guida” per gli otto giorni di preghiera. Il libretto di preghiere e riflessioni è stato preparato Consiglio mondiale delle Chiese, che ha chiamato a collaborare il Consiglio Nazionale dei cristiani delle Chiese del Brasile, e dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani.

 

Domenica 25, alle ore 18, ci sarà la celebrazione di chiusura della settimana si terrà nella chiesa rumeno-ortodossa di via Renati, con un incontro di preghiera presieduto dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato.

 

Riportiamo di seguito alcuni spunti a cura di mons. Rinaldo Fabris, biblista e presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, per riflettere sul tema proposto.

 

Il confronto con il testo del Vangelo di Giovanni, dove si racconta l’incontro di Gesù con la donna di Samaria presso il pozzo di Giacobbe, offre lo spunto per riflettere e pregare insieme sulle domande emergenti dagli esseri umani che soffrono anche per le violenze e le ingiustizie in alcuni casi motivate o giustificate in nome della diversa appartenenza religiosa.

 

La domanda che domina l’episodio della samaritana (Gv 4,1-42) porta alla scoperta del “dono di Dio”. Gesù stesso si rivolge alla donna con queste parole: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stesso gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4,10). L’in- contro indimenticabile presso il pozzo di Giacobbe segna una delle tappe più toccanti della rivelazione di Gesù Cristo nel quarto Vangelo. Le parole di Gesù contengono insieme l’annuncio del mistero di Dio e la dinamica della risposta umana. Il dono di Dio da “conoscere” risponde al bisogno dell’essere umano di “entrare” nel progetto di amore del Padre, riservato per coloro che si lasciano illuminare dalla sua Parola: Gesù Cristo. In questo senso il dialogo tra Gesù e la donna di Samaria ha una valenza spirituale di grande spessore. Dalla terra di Samaria, assetata di vita e verità, viene una donna anonima, che rappresenta la situazione tormentata e irregolare del suo popolo. Sulle sue labbra affiora la domanda di ogni essere umano sul mistero di Dio e sul bisogno di adorarlo “in spirito e verità”.

 

Per entrare efficacemente nella dinamica di questo dialogo siamo chiamati a rileggere la nostra esistenza attraverso tre segni evocati nel racconto giovanneo. Il primo è rappresentato dal “pozzo di Giacobbe”, un luogo di vita, di scoperta e di adorazione di Dio, il “Padre”. Un secondo segno è riferito all’acqua viva, mediante la quale la donna è chiamata a entrare nella dinamica dello Spiri- to rinnovatore. L’evocazione della tema della sorgente di acqua viva colloca il lettore nella prospettiva dell’Esodo e nella logica del cammino verso la terra promessa. Il terzo segno è dato dalla testimonianza di Gesù-messia. La samaritana, dopo aver parlato con il Signore, lascia la sua brocca presso il pozzo e corre verso la città a raccontare il suo incontro trasformante con il Messia. In quest’ultima scena appare in tutta evidenza la relazione tra chiamata alla fede e la missione. Il Signore rivelatosi come Messia, infonde nel cuore della donna la spinta per tornare a sperare, passando da un’esistenza tutta ripiegata su di sé e sulle proprie miserie, ad un rinnovato progetto di vita, fondato sulla fiducia e l’amore. Lasciando il “passato”, la donna corre verso la sua dimora con il “futuro” nel cuore. È pronta a cambiare tutto, dissetata dall’acqua della Parola e dello Spirito, che si manifesta nella forza della sua testimonianza. Si tratta di un percorso che coinvolge non solo l’intelligenza, ma anche il cuore.

 

Per i Padri della Chiesa di Oriente e d’Occidente l’acqua viva è lo Spirito santo, fonte di fecondità e primizia della vita eterna; si tratta di un’acqua che purifica, dono di Dio e fonte di vita. La donna che viene ad attingere acqua è l’immagine dell’essere umano che ricerca la vita, rappresentata dall’acqua del pozzo. Solo Gesù, parola di Dio, che promette e dona lo Spirito, può saziare il desiderio profondo di vivere.

 

La parola di Dio, cercata attraverso la lettura della Bibbia, è come l’acqua attinta dal pozzo di Giacobbe. Invece l’acqua viva promessa da Gesù, è l’istruzione interiore dello Spirito santo, una sorgente che zampilla fino alla vita eterna (Origine). L’acqua viva promessa da Gesù è la sua parola, accolta nella fede e attuata nell’amore. Essa penetra nel cuore e trasforma la vita delle persone, grazie all’azione del maestro interiore, lo Spirito verità e il Paraclito, promesso e donato da Gesù ai credenti.

Segui l'Arcidiocesi di Udine sui social

Facebooktwitterrssyoutubeinstagram

Vuoi condividere questo articolo?

Facebooktwittermail