“Movimenti ecclesiali, siate sorgente di speranza in questi nostri tempi difficili”

La veglia concludeva la Novena della Pentecoste animata da associazioni, movimenti e aggregazioni ecclesiali riuniti nella Consulta dei laici diocesana, presieduta dall’Arcivescovo stesso e diretta da Nella Dosso. Una iniziativa, animata a turno da ciascuna aggregazione ecclesiale, ognuno secondo il suo carisma, tutta volta ad invocare da Dio due grandi doni: lo Spirito Santo e la Speranza.

«Anche noi oggi respiriamo un clima simile a quello in cui viveva il profeta Ezechiele quando ebbe la visione delle ossa aride – ha spiegato nella sua catechesti mons. Mazzocato -. C’è un diffuso clima di rassegnazione, c’è una una lamentela diffusa, come se tutto dovesse andare sempre per il peggio. Siamo perduti, è finita la speranza, diceva Ezechiele ascoltando le chiacchiere degli Ebrei del suo tempo, e così potremmo dire anche noi oggi».

Il peggio è che, a volte, questo pessimismo è entrato anche nella Chiesa, come se tutto stesse andando a rotoli. «Il pessimismo soffoca la speranza – ha ammonito l’Arcivescovo -. Ma la Parola di Dio ci invita alla speranza, a coltivare questa virtù specialmente nei tempi difficili. Ezechiele guardandosi attorno vedeva solo ossa aride, ma ha vissuto la speranza. Pure noi, anche se a volte guardandoci attorno vediamo un paesaggio desolato, la Speranza ci dice che Dio può resuscitare i morti e può far rifiorire la Chiesa sulla quale soffia lo Spirito Santo. Certo, ci vuole fede, perché se ci fermiamo solo alle constatazioni umane, alle ricerche sociologiche sull’andamento della Chiesa, a quello che leggiamo sulla stampa sulla situazione ecclesiale, non si può avere speranza. Ma questa è logica umana, invece noi dobbiamo far nostra la logica di Dio. Per questo abbiamo bisogno dello Spirito Santo che può entrare nelle tombe del cuore degli uomini, per resuscitarlo».


Non basta limitarsi ai discorsi generali sulla Chiesa, ma bisogna entrare nel personale. «Ognuno chieda al Signore che continui a resuscitarlo, nella fede, nella speranza e nella carità. E, se risorgiamo nel cuore, allora saremo sorgenti di acqua viva, fonti di speranza negli altri pur in tempi difficili. Una speranza che non va espressa solo con le parole, ma con la serenità del cuore, con la fedeltà dell’amore, con il sorriso sul volto».

 

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