«Siamo dei disorientati quando l’esistenza è sentita come un viaggio senza meta e senza speranza perché punto di arrivo è la morte che spegne e distrugge definitivamente la persona». Così l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata in occasione della Messa del Mercoledì delle Ceneri, mercoledì 1° marzo, in Cattedrale a Udine. Di conseguenza, ha proseguito il presule, «l’unica possibilità che resta all’uomo è quella di godersi i giorni del viaggio con le migliori soddisfazioni possibili. Se, poi, per disgrazia il viaggio diventa troppo difficoltoso a causa di malattie, vecchiaia o altre disavventure, si può anche decidere che non val la pena di continuarlo e scegliere di interromperlo per sempre». Chiaro il riferimento all’attualità: «Scelte di questo genere stanno trovando spazio nei mezzi di comunicazione proprio in questi giorni. Le ricordo con molto rispetto perché solo Dio vede l’intimo di ogni persona e la sofferenza e la morte meritano sempre delicatezza e riservatezza. In questo senso, non nascondo il disagio che provo nel constatare il clamore con cui vengono pubblicizzate e – il Signore non voglia – strumentalizzate». Da qui il desiderio dell’Arcivescovo di accostare ad esse l’esempio di Concetta Bertoli di Mereto di Tomba morta nel 1956 a 48 anni, dopo 32 anni di una malattia che la portò ad una prolungata paralisi totale delle membra. Nel 2001 S. Giovanni Paolo II l’ha dichiarata venerabile, riconoscendo che ha vissuto in modo eroico le virtù cristiane della fede, della speranza e della carità. «Aveva 16 anni quando avvertì i primi sintomi del male – ha infatti ricordato l’Arcivescovo – e iniziò per lei una dura lotta interiore alla ricerca di un senso alla malattia che si trovava a subire. Questa lotta non la portò a rifiutare la vita ma, anzi, ad illuminarla con un amore sempre più purificato ed ad offrirla, fino all’ultimo istante, per i fratelli; specialmente per coloro che la rovinano col peccato e per i sacerdoti che hanno bisogno di particolari grazie di Dio». Mons. Mazzocato che ha quindi sottolineato come a donare tanta forza all’animo di Concetta fu «il suo compagno di viaggio: Gesù crocifisso», e che «essa compì il suo difficilissimo pellegrinaggio terreno in comunione col suo Signore, sostenuta dalla fede e dalla speranza che Gesù sarebbe stato sempre con lei, sulla croce e, oltre la morte, nella gioia della risurrezione».
«Concetta Bertoli – ha concluso il presule – è stata una donna e una cristiana che, pur attraverso il buio di una prova durissima, non ha perso l’orientamento dell’esistenza. La speranza di essere sempre con il Signore ha riempito di amore la sua debole esistenza, senza sprecarne neppure un frammento. Accogliendo il suo esempio, approfittiamo del tempo della Quaresima per rimettere ordine alla nostra vita. E iniziamo ricentrando la bussola del nostro cammino verso la meta che ci attende e per la quale val la pena di trasformare l’esistenza terrena in un quotidiano dono d’amore».
Qui il testo integrale dell’omelia.
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