«Come nutrire speranza dinanzi ai tanti bambini che perdono la vita nei teatri di guerra, a quelli che muoiono nei tragitti delle migrazioni per mare o per terra, a quanti sono vittime delle malattie o della fame nei Paesi più poveri della terra, a quelli cui è impedito di nascere?» Sono domande grandi quelle con cui i Vescovi italiani aprono il Messaggio per la 47a Giornata nazionale per la vita, che si celebra in tutta Italia domenica 2 febbraio.
Nella Chiesa udinese, come da consuetudine, il Coordinamento diocesano “Persona, famiglia e vita” propone una serie di iniziative di varia natura, capaci di coniugare la fede nel Dio della vita con la cultura odierna.
🔽 Locandina appuntamenti 1-2 febbraio
🔽 Locandina appuntamenti 23 febbraio
🔗 Il Messaggio dei Vescovi italiani per la 47a Giornata nazionale per la Vita
Sabato 1° febbraio: Messa e preghiera a Udine
Primo appuntamento – e già cuore della Festa – è la Santa Messa con cui l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba celebra la Messa per la vita. L’appunto da segnare in agenda è sabato 1° febbraio, alle 19, nel Santuario della Beata Vergine delle Grazie in Udine, chiesa giubilare e fulcro delle iniziative di preghiera per la vita. Nel corso della celebrazione ci sarà una benedizione speciale per le mamme e i papà che attendono la nascita del proprio figlio e per i bambini presenti alla celebrazione.
Dalle 20 il Santuario ospiterà la preghiera dell’adorazione eucaristica che si protrarrà lungo tutta la notte, fino alle 7 del mattino di domenica 2 febbraio. La prima ora di adorazione è animata dai gruppi giovanili coordinati dall’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile. Nelle ore successive l’animazione sarà curata da associazioni e movimenti ecclesiali:
- Dalle 21 alle 23: Rinnovamento nello Spirito
- Dalle 23 all’1: Gruppo mariano della Carnia e Gruppo carismatco “Acquaviva”
- Dall’1 alle 3: Cammino neocatecumenale
- Dalle 3 alle 4: Movimento dei focolari
- Dalle 4 alle 5: Ordine francescano secolare
- Dalle 5 alle 6: Comunione e Liberazione
- Dalle 6 alle 7: Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Adorazione eucaristica nelle Collaborazioni pastorali
In occasione della Festa diocesana per la vita 2025, l’arcivescovo mons. Riccardo Lamba ha invitato l’intera Chiesa diocesana a raccogliersi in preghiera sabato 1° febbraio, vivendo «un’ora di Adorazione Eucaristica al termine della S. Messa prefestiva, in una delle parrocchie di ciascuna delle Collaborazioni Pastorali», in comunione spirituale attorno al tema della promozione della vita.
Contestualmente alla preghiera, in numerosissime Parrocchie saranno disponibili le tradizionali “primule per la vita”, il cui acquisto contribuisce a sostenere le attività dei Centri di Aiuto alla Vita.
Di seguito sono indicate le chiese dove si può pregare per la vita (in aggiornamento costante).
Alla B.V. delle Grazie di Udine la mostra su don Oreste Benzi

Don Oreste Benzi
La meraviglia della vita, «speranza per il mondo», promossa anche con i linguaggi dell’arte e il ricordo di chi ha avuto a cuore ogni vita maltrattata, scartata, vilipesa. Sabato 1 e domenica 2 febbraio il chiostro della Basilica della B.V. delle Grazie a Udine ospiterà la mostra fotografica “Con Oreste amare sempre!” dedicata al Servo di Dio don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
La mostra è aperta in ciascuno dei due giorni dalle ore 10 alle ore 19.
Domenica 23 febbraio teatro e testimonianze
La Festa diocesana della Vita riprende poi domenica 23 febbraio con due appuntamenti ospitati al Centro culturale della Beata Vergine delle Grazie, in via Pracchiuso 21 a Udine.
Alle 16.30 l’attrice Beatrice Fazi offrirà una testimonianza sulla vita a cui sono invitati soprattutto adolescenti e giovani, anche stavolta con la partecipazione dell’Ufficio di Pastorale giovanile. Seguirà un apericena.
Alle 20.30 il Centro culturale ospiterà lo spettacolo teatrale “Cinque donne del sud”. Lo spettacolo, della durata di un’ora e mezza, si sviluppa con una voce sola e cinque personaggi. Beatrice Fazi si immedesima in cinque donne, cinque caratteri, cinque generazioni. Il testo di Francesca Zanni, con un tono sempre in bilico tra il brillante e la commozione e uno sguardo fortemente ironico su chi siamo stati e chi diventeremo, ci racconta di come è cambiata la nostra vita: la coppia, il rapporto tra madri e figli, l’emancipazione femminile. Ma anche di come, nonostante tutti i progressi fatti, quando si parla di sentimenti, siamo sempre alle prime armi.
La trama

Beatrice Fazi in un frangente dello spettacolo “Cinque donne del sud”
Dal 1887 al 2018, queste cinque donne ci portano per mano attraverso i grandi cambiamenti epocali, le abitudini e le superstizioni, le leggende e il folclore, viaggiando dal Sud Italia al Nuovo Mondo, attraversando grandi rivoluzioni, delusioni e speranze, passando dalla vita contadina a quella iperconnessa, avanzando verso un futuro che cambia e che le cambia.
E cambia anche la lingua che parlano, in un’evoluzione che attraversa generazioni e continenti: dal profondo Sud che usciva appena dal brigantaggio all’America degli emigranti e poi di Woodstock; dai primi movimenti di emancipazione della donna al vuoto di valori degli anni ’90 del novecento; dalla donna evoluta, indipendente e di successo che ha tre mariti e non ne indovina nessuno, fino alla ragazzina che ha già le idee chiare e quando rimane incinta decide di fare famiglia nonostante vada ancora al liceo.
La mamma meridionale, la ribelle femminista, la figlia dei fiori naif, la manager e l’adolescente nativa digitale: ognuna di queste donne ci fa conoscere un pezzo di storia, la sua personale ma anche quella del nostro Paese. Le loro conquiste le abbiamo vissute, le loro paure sono le nostre, la loro forza ci appartiene.
A fare da corollario al racconto, una scena fatta di proiezioni, attraverso cui lo scorrere del tempo sarà sempre tangibile, ricordandoci volti e fatti che fanno parte della memoria storica di tutti noi. Anche la colonna sonora attraversa tutto il secolo, dalla musica popolare di fine ‘800 al rap.
La scelta della scenografia è volutamente semplice a valorizzare testo e attrice. Unico elemento scenografico infatti è un baule, da cui escono abiti e oggetti che creano di volta in volta l’epoca in cui le cinque donne si muovono.
Queste cinque donne non si capiscono, ma in fondo si assomigliano. E scopriranno infine che il luogo da cui scappare diventa quello in cui tornare, perché le nostre radici sono importanti, anche quando vogliamo dimenticarle.
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