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A Salino domenica 10 agosto sarà celebrata la festa della Madonna della Cintura, una ricorrenza molto sentita nella comunità della Val d’Incarojo. Sarà celebrata la S. Messa alle ore 14.30, cui seguirà la processione lungo le vie del paese con l’accompagnamento della filarmonica “Nascimbeni” di Paularo. I festeggiamenti termineranno con un momento di convivialità.
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Segue un articolo tratto da “Il piccolo crociato” del 24 agosto 1902, segnalato da Stefano Fabiani
Ebbi occasione domenica scorsa di assistere a Salino ad una festa veramente geniale. Si festeggiava la Madonna della Cintura; e nella occasione si enceniava il nuovo gruppo artistico della Consolazione con relativo fercolo, lavori dell’insigne e premiata accademia artistica di Fernando Demetz (Groden).
E la festa riuscì veramente solenne, massime alla funzione pomeridiana, nella quale col concorso di diciassette tra preti e chierici, si fece la prima processione, davvero imponente ed interminabile, riuscita un vero trionfo, tra gli spari dei mortaretti.
E la festa, fu tanto più splendida, perché onorata dalla presenza di Mons. Tessitori che funse da celebrante.
La sera ci fu una graziosa illuminazione intermezzata con fuochi d’artificio. Ma veniamo ad alcuni appunti d’arte. Il gruppo comprende quattro statue; la Madonna col Bambino, con ai lati S. Agostino e S. Monica che ricevono la S. Cintura dalle mani di Gesù e Maria. E dico subito, come l’hanno detto tutti all’unanimità, che le statue sono veramente belle, in tutto il senso della parola, sia dinanzi alle esigenze della tecnica per la finezza e naturalezza del lavoro; sia pure come ispirazioni d’arte sacra, perché eccitano veramente alla pietà ad alla devozione chiunque le osserva.
Divinamente bello il profilo della Madonna, grazioso il Bambino nel suo atteggiamento; devota la posa di S. Agostino; indovinatissima per naturalezza la madre S. Monica; e nell’intero gruppo si riscontra vita ed azione, ed una certa unzione di pietà e soavità, che penetra e commuove tutti i meati d’un’anima credente.
Forse il fercolo, lavoro in istile Ionico, è riuscito nella sua semplicità e sobrietà un po’ pesante; però nello sfondo della chiesa non riesce privo di effetto. Abbiamo poi anche ammirato le risorse decoratorie davvero inesauribili di D. Antonio Nenis, che mostra di conoscere il disegno e la tecnica dei colori assai meglio di qualche pittore che si diverte a pupazzettare maledettamente certe pareti di chiese abbaziali dì nostra conoscenza. Auguriamo pertanto al bravo sacerdote che continui ad occuparsi dell’arte per lui geniale, nella quale in varie occasioni ha dimostrato di possedere un’attitudine non comune.