«Farsi prossimi agli altri, creare una relazione con chi ha bisogno ed è in difficoltà, partecipare alle sofferenze altrui. Coltivando la compassione, sulle orme di quanto ha fatto il buon samaritano. È questo il sentimento che da sempre ha animato la civiltà cristiana in tutto il mondo e che oggi vediamo qui rinnovato». Sono le parole con le quali l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha accompagnato lunedì 30 giugno la benedizione e l’inaugurazione de «La cjase da la Curtine» a Zompicchia di Codroipo.
È una delle «Opere segno» – la quinta e ultima canonica ad essere ristrutturata grazie al progetto della Caritas Diocesana «Grani» che valorizza queste strutture, cuore del paese e delle parrocchie che in passato hanno avuto una profonda funzione comunitaria e sociale – che darà accoglienza temporanea a famiglie e persone in difficoltà e in disagio. Le finalità del progetto sono state illustrate da don Plinio Donati, parroco di Zompicchia e dall’architetto Francesco Mattini, che ha curato la progettazione, in una gremitissima chiesa dei Santi Pietro e Paolo.
«Una delle caratteristiche fondamentali di queste iniziative – ha sottolineato don Luigi Gloazzo, direttore della Caritas Diocesana di Udine – è quello della animazione e partecipazione attiva della comunità dove sono state ristrutturate le canoniche». L’impegno, infatti, non sarà solo quello della Caritas foraniale e diocesana: l’intento è piuttosto quello di «far rete», coinvolgendo anche le associazioni di volontariato, le Amministrazioni comunali, gli Ambiti socio assistenziali.
«Tutti abbiamo bisogno di fare rifornimento di compassione – ha evidenziato al proposito mons. Mazzocato –, ovvero di darci agli altri in maniera gratuita, apparentemente senza guadagnare nulla in cambio. Dobbiamo pregare per chiedere a Dio il dono di questo sentimento di cui c’è estrema necessità di questi tempi; un dono che ha la capacità di cambiarci il cuore, rendendolo meno arido nei confronti di chi soffre».
Un messaggio che l’intera comunità di Zompicchia, e non solo – vista la massiccia partecipazione all’inaugurazione di ieri – ha dimostrato di aver recepito in pieno. «Ora l’augurio – ha detto don Gloazzo – è che questa casa, che non a caso sorge nel cuore della realtà parrocchiale, diventi, grazie al coinvolgimento di tutti, davvero al servizio della comunità».
La «Cjase da la Curtine» – che al pian terreno e al primo piano ospiterà una comunità di accoglienza, mentre al secondo piano trovano spazio due alloggi autonomi, in cui potranno essere ospitate famiglie in difficoltà economica a causa della crisi e della perdita del lavoro – può accogliere fino a 15 persone; ma il principio che anima questi progetti «targati» Caritas, come ha ben evidenziato don Gloazzo, non è solo quello «di offrire un tetto a chi ne ha bisogno». Si tratta anche di lavorare per il «dopo», per «un accompagnamento delle persone verso l’uscita, costruendo insieme una nuova progettualità di vita, perché spesso non ci troviamo unicamente di fronte a un disagio abitativo, ma a un insieme di problematiche che vanno accompagnate e seguite secondo un percorso preciso e condiviso».
Il progetto che ha reso possibile la realizzazione delle case di accoglienza recuperando le canoniche – oltre a Zompicchia sono già attive a Bevazzana, San Daniele del Friuli, Trivignano e Udine – è stato possibile grazie a un finanziamento di un milione di euro messo a disposizione dalla Regione, a cui si aggiungono altri 300 mila euro da parte dell’Arcidiocesi di Udine (tramite l’otto per mille alla Chiesa cattolica), oltre «al valore aggiunto, incalcolabile, prezioso e qualificato – come ha voluto sottolineare don Gloazzo – dell’opera del volontariato».
La realizzazione è stata curata dalle imprese Mazale e Ilk, su progetto di Francesco Mattini, Angelico D’Agostin, Alessabndro Nutta e Roberto Muscas.
Un approfondimento sull’inaugurazione de «La cjase da la Curtine» si può trovare nel settimanale «la Vita Cattolica» in uscita giovedì 3 luglio.
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