“Nella festa dei Santi Pietro e Paolo, radici della nostra fede, vi esorto: carissimi cristiani, restiamo attaccati a queste radici. La fede in Gesù è il punto principale della nostra vita. Siamo chiamati a comunicarla e custodirla gelosamente. Gli apostoli Pietro e Paolo ci donano oggi la gioia di ricevere questa fede e una Chiesa che dopo duemila anni ancora vive, nonostante le molte potenze degi inferi schierate contro di essa. Ognuno di noi si senta chiamato a dire: il centro della mia vita è la fede, il mio principale impegno è comunicarla”. Questo l’invito con cui l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha concluso, nella mattinata di domenica 29 giugno, l’omelia della S. Messa nella Parrocchiale di Tarvisio per la solennià dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Una celebrazione culminata con la benedizione delle opere di restauro degli stalli dello storico coro ligneo Seicentesco, dell’organo della chiesa realizzato dalla rinomata ditta Zanin di Codroipo, e del “lapidarium” nell’area esterna sottostante la chiesa.
Proprio dalla bellezza dell’arte l’Arcivescovo ha preso spunto per la sua meditazione sulla fede: “Leggevo nei giorni scorsi il bel volume dedicato alle opere d’arte della Parrocchiale di Tarvisio, edito grazie all’intervento delle benemerita Fondazione Crup – ha esordito l’Arcivescovo -: questa chiesa è un a vera opera d’arte, nella sua struttura architettonica, nelle espressioni artistiche dalle quali siamo accolti… Anche stamattina meditavo chiedendomi come mai i cristiani di Tarvisio nei secoli hanno voluto arricchire questo edificio sacro di espressioni artistiche così di qualità”. La risposta sta nella fede: “L’arte è uno dei modi di esprimersi del cuore. Quando abbiamo qualcosa di bello nel cuore, c’è l’esigenza di comunicarlo agli altri – ha spiegato l’Arcivescovo -. Ci viene subito spontaneo l’uso della parola. Ma la parola non basta e per questo è nata l’arte. C’è anche l’arte della parola, che è la poesia, ma ad essa si sono affiancate musica, la pittura, la scultura, l’architettura. . . E’ dalla mente e dal cuore ricchi di grandi e profondi valori che nasce l’arte. E chi entra qui sente la ricchezza delle menti e dei cuori che hanno pensato questa chiesa. Così entriamo in dialogo con questi artisti, un dialogo di fede perché tutta questa chiesa parla di fede.”
Allora si tratta di prendere coscienza di una storia di fede che viene ancora da più lontano: “Continuando la mia meditazione mi dicevo: anche in queste vallate ci sono stati cuori e menti di grandi credenti che hanno raccolto la fede antica, l’hanno vissuta personalmente e in comunità e l’hanno comunicata agli altri attraverso le loro chiese e tutte le opere d’arte che in maniera armonica le ornano. Questa è una sorgente che, possiamo dire, ha due radici, anzi le radici sono dodici ma oggi ci dedichiamo alle due principali, gli Apostoli Pietro e Paolo”.
Da loro ha cominciato ad essere comunicata la fede in Gesù Cristo. Da quel giorno in cui, dopo circa un anno e mezzo che li conosceva, Gesù chiese ai discepoli: “Per voi chi sono?”. Rispose Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù fa la grande promessa a Pietro: “Quello che hai detto non viene da te, non sei più intelligente rispetto agli altri, ma il Padre mio te lo ha rivelato: sarai la pietra sulla quale fonderò la mia Chiesa, che resisterà contro ogni potenza degli inferi”.
“La fede è stata fatta nascere dentro al cuore di Pietro dal Signore. E lo stesso vale per Paolo – ha proseguito l’Arcivescovo -. Una fede così nessuno la può fermare. Abbiamo ascoltato nelle letture che la diffusione del Vangelo avrebbe dovuto fermarsi subito. Pietro era in carcere a Gerusalemme e aspettava solo la morte; ma la forza del Vangelo ha spalancato le porte della prigione, perché non era ancora venuto il momento del martirio. E anche Paolo scrive all’amico Timoteo dal carcere dove aspetta il martirio. Ma l’unica sua preoccupazione è annunciare il Vangelo. Per questo motivo siamo qui oggi, altrimenti sarebbe tutto finito duemila anni fa. Questa è la radice della nostra fede, che poi è arrivata fino a Tarvisio in queste vallate, dove ha trovato cuori disponibili e anche artistici e intelligenti che si sono espressi in queste opere d’arte”.
Mons. Mazzocato ha invitato i numerosi fedeli che hanno gremito la Parrocchiale a riscoprire in profondità queste opere d’arte, anche con l’ausilio del pregevole volume che è stato appena pubblicato e presentato nei giorni scorsi a Tarvisio: “Faccio solo un cenno al coro: chi si avvicina ad esso vede intarsiati splendidi uccellini, tralci di vite, decorazioni…. Molto belli, ma ancora di più se ne leggiamo la simbologia: si tratta di un vero e proprio trattato di teologia, al centro del quale c’è la Vergine Immacolata. Siamo nel Seicento… il dogma dell’Immacolata concezione della Vergine fu proclamato solo nel 1850: qui a Tarvisio ci credevano già! E questo coro ligneo, partendo da Maria spiega tutta la Redenzione, riferendosi a Gesù, alla sua Passione, morte e resurrezione. Se lo guardate a fondo, scoprirete che il coro serve non per sedersi, ma è un grande invito a mettersi a pregare”.
Per approfondire:
- Articolo originale, tratto dal sito de “La Vita Cattolica”.
- Alcune foto della giornata, con la celebrazione e la benedizione del lapidarium.
- Articolo de “La Vita Cattolica” con la descrizione delle opere restaurate.
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