L’Arcivescovo chiude il ciclo dei “Quaresimali d’arte”. Si parla di testimonianza e martirio

Oggi in Italia ed Europa non c’è il rischio di perdere la vita a causa della fede, ma ci sono ugualmente delle forme di martirio, come i mariti e le mogli che rimangono fedeli al matrimonio nonostante le delusioni, o missionarie come la friulana suor Amelia Cimolino, capaci di spendere tutta la propria vita, fino a consumarsi, per i più poveri. Sono gli esempi attuali di martirio che l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, ha proposto nel corso della meditazione pronunciata al quarto appuntamento con i Quaresimali d’arte, tenutosi nel pomeriggio di oggi, domenica 30 marzo, in Cattedrale a Udine.


Nell’itinerario di quest’anno, dedicato al tema della speranza, la tappa di oggi era dedicata proprio al tema del martirio, ovvero, ha spiegato l’Arcivescovo, “a quella situazione nella quale il cristiano, sostenuto dalla forza della speranza, mette in gioco la stessa vita”.

Il martirio, ha ricordato mons. Mazzocato, ha segnato  “ogni epoca della vita della Chiesa e il ‘900 è stato il secolo con il maggior numero di martiri. Alcuni sono noti, come p. Massimiliano Kolbe o Teresa Benedetta della Croce (al secolo, Edith Stein); ambedue condannati a morte nel campo di sterminio di Auschwitz. Ma a poca distanza da noi, oltre quella che era la cortina di ferro, tanti vescovi, sacerdoti e laici hanno subito processi e condanne fino alla morte dai regimi totalitari che temevano la fede cristiana”.

Quale il motivo della persecuzione di “innocenti che nulla facevano di male, anzi testimoniavano mitezza se non perdono verso i loro aguzzini?”. “C’è una logica – ha risposto l’Arcivescovo – ed è quella annunciata e vissuta da Gesù in prima persona: “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19)”. “Gesù – ha proseguito mons. Mazzocato – è venuto ad avviare il più grande processo della storia dell’umanità: quello della luce di Dio contro le tenebre del male, della Vita contro la morte, dell’amore di Dio contro l’odio di satana. Inchiodando Gesù in croce le tenebre hanno tentato di spegnere la Luce e la morte ha cercato di soffocare la Vita; ma il mattino di Pasqua l’Amore onnipotente di Dio ha vinto e Gesù – la Luce del mondo – ha definitivamente trionfato sulle tenebre del male”. E i martiri, ha spiegato mons. Mazzocato “sono i discepoli di Gesù che, nel processo tra la Luce e le tenebre, si siedono sul banco dei testimoni e dichiarano che val la pena di fidarsi di Gesù e non delle tenebre perché in lui c’è la Luce e la Vita degli uomini. Davanti ai giudici mettono, come prova, la loro stessa vita”. “Rinunciano alla vita ma non rinunciano a Gesù: per questo sono i più credibili testimoni della speranza”.

Ma dove trovano tanta forza i martiri? “I martiri cristiani – è la risposta dell’Arcivescovo di Udine – non sono stati e non sono persone con delle straordinarie energie psicofisiche, come degli eroi che possiamo incontrare nella letteratura o nei film. Sono persone comuni e, a volte, deboli. La storia del martirio cristiano ci racconta di ragazze, di donne, di anziani.  La forza della speranza che li ha sostenuti non veniva da loro ma dallo Spirito Santo, secondo la promessa di Gesù: “E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”.

Ed oggi, in Italia ed Europa, esiste ancora il martirio? “Attualmente – è la constatazione di mons. Mazzocato – non si corre il rischio di perdere la vita a causa della fede. Ci sono, ugualmente, altre forme più quotidiane di martirio che testimoniano sempre la forza della speranza. Ho conosciuto e seguito mariti o mogli che sono rimasti fedeli al matrimonio nonostante delusioni e prove pesanti. Dentro la quotidiana sofferenza che dovevano sopportare, ho visto la forza della speranza alimentata dalla fede in Gesù e dalla preghiera. Questa forza li sosteneva a fare ancora un passo in avanti nel dono di sé anche quando umanamente era forte la tentazione di mollare la presa. Ricordo la testimonianza di suore missionarie che per tutta la vita si sono consumate per i più poveri dell’umanità in mezzo a veri inferni di ingiustizie e sofferenze. Nomino, tra le altre, una nostra conterranea: suor Amelia Cimolino, di Carpacco di Dignano, che si è spesa fino alla fine per i lebbrosi dell’India. Queste forme di amore eroico profumano di speranza; la speranza nella promessa di Gesù: “Chi perderà la vita per me la ritroverà”. Questa speranza genera i martiri – ha concluso mons. Mazzocato – i testimoni che convincono altri a credere in Gesù Cristo come al grande e unico tesoro della vita”.

La  sua  meditazione  sarà  accompagnata  dal  discanto  aquileiese  «Submersus jacet Pharao» e dalla cantata BWV 44 «Sie werden euch in den Bann tun» («Vi metteranno al bando») di J. S. Bach,  eseguiti  dal  Coro  del  Friuli  Venezia  Giulia  (Maestro  di  concerto:  Cristiano  Dell’Oste)  e  dall’Orchestra barocca su strumenti antichi.

 

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