Ha scelto la formula della preghiera, l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, per l’omelia pronunciata nel pomeriggio di oggi, venerdì 8 luglio, nella parrocchiale di Feletto Umberto, ai funerali di Cristian Rossi, il friulano ucciso nel feroce attentato di Dhaka in Bangladesh lo scorso venerdì 1° luglio. Una preghiera di invito al Signore Gesù a «risvegliare, in quest’ora di oscuro dolore il desiderio e la volontà di unirci di più a te e tra noi per opporci con coraggio ad ogni forma di male».
«In questo momento – ha esordito mons. Mazzocato, nell’omelia – ci ci restano solo le parole che, partendo dal cuore, si trasformano in preghiera. Solo la preghiera può raggiungere il nostro Cristian ed è l’ultimo dono e l’ultimo aiuto che possiamo e vogliamo offrirgli. Certo, è difficile far uscire parole di preghiera dai nostri cuori sconcertati e increduli di fronte a tanto male ma proviamo lo stesso per amore verso Cristian e stretti alla sua Stefania, alle sue bambine Camilla e Gaia, all’anziano papà Francesco, alle sorelle Daniela, Cristina e Gabriella e a tutti i parenti».
La preghiera, dunque, come unica parola possibile da pronunciare in questo momento di dolore. In essa, mons.Mazzocato ha paragonato la violenza inflitta a Cristo con quella che ha subito Cristian: «Inchiodato sulla croce ti sei visto torturare a morte da una cattiveria maligna che non sopportava la tua bontà e la tua innocenza. Anche Cristian si è visto aggredire dalla stessa violenza cieca e malvagia e l’angoscia che hai provato tu, o Gesù, ben la conosci perché per primo l’hai vissuta fino a morire implorando: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
L’Arcivescovo ha poi ricordato il «cuore profondamente buono» di Cristian, «innamorato della sua Stefania, affettuosissimo per le sue bambin, sempre slare e generoso con i suoi parenti e amici, desideroso di portare un po’ di benessere anche tra un popolo meno fortunato».
Di qui la preghiera a Gesù a prendere con sé Cristiane ad avvolgerlo «nella tua eterna consolazione», a sostenere «con le tue mani delicate e misericordiose il cuore straziato di Stefania, i piccoli cuori inoventi di Gaia e Camilla, gli animi sconvolti del papà, delle sorelle, dei nipoti, di tutti i parenti». E infine l’invocazione: «Liberarci dal male! E in quest’ora di oscuro dolore risveglia in noi il de-siderio e la volontà di unirci di più a te e tra di noi per opporci con coraggio ad ogni forma di male. Tieni viva in noi la fiammella della speranza che per quanto sia potente il maligno non avrà l’ultima parola; ma l’avrà l’amore tuo».
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