“Non dimentichiamo” la “forte anima cristiana del Friuli” che all’epoca del terremoto ha permesso a questa terra di risorgere. Non facciamo “come, purtroppo, sta succedendo in Europa” perché “nel vuoto lasciato dalla perdita dell’anima germogliano germi di violenza e di morte”.
Un’omelia intensa e accorata quella pronunciata oggi dall’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, sul monte di Ragogna, nella Santa Messa celebrata nell’ambito della tredicesima convention di “Friulani nel mondo”, dedicata proprio all’anniversario del sisma. Facendo suo l’appello pronunciato quarant’anni fa dal suo predecessore mons. Alfredo Battisti – “Vecje anime dal Friûl no sta’ murì” – l’Arcivescovo ha fatto riferimento ai tristi fatti d’attualità di questi giorni. “Il male – ha insistito – è sempre assurdo”.
Oltre mille i friulani giunti a San Daniele per partecipare alla convention, da 30 paesi del mondo. Nella sua omelia mons. Mazzocato ha ricordato la S. Messa celebrata lo scorso 5 maggio. “Desideriamo che non si spenga quel sentimento spontaneo apparso scritto sui muri delle case diroccate: “il Friûl al ringrazie e nol dismentee”, ha detto. Ma che cosa i friulani non devono dimenticare e devono, piuttosto, tramandare anche ai loro figli? Certamente “il coraggio e la straordinaria forza d’animo mostrata dal popolo friulano – ha detto l’Arcivescovo -, la capacità di unire menti, cuori e braccia in una catena di collaborazione, la commovente gara di solidarietà che ha richiamato in Friuli diocesi, parrocchie, organizzazioni, associazioni italiane ed europee. Vogliamo resti vivo nella memoria – e lo avete fatto ieri – l’immediato accorrere dei Fogolârs furlans di tutto il mondo richiamati dall’invocazione di aiuto della loro casa e della loro terra ferita”.
Poi il riferimento all’anima cristiana del Friuli. Preziosa sorgente dalla quale i friulani “hanno attinto quelle straordinarie energie fisiche, intellettuali e morali grazie alle quali hanno realizzato assieme la grande ricostruzione”. “Nei momenti di prova un uomo, prima ancora che chiedere aiuti all’esterno, cerca spontaneamente dentro di sé la convinzione e la forza per non cedere ma per reagire e superare – ha spiegato l’Arcivescovo -. Subito, in mezzo alle macerie, i friulani hanno trovato dentro se stessi la molla, il segreto per reagire e ripartire. La spinta più profonda per la ricostruzione è partita dall’anima dei friulani e del popolo friulano; un anima forte, formata alla fede e alla speranza, un’anima profondamente cristiana”.
Ecco perché l’appello di mons. Battisti resta “di impressionante attualità”. Mons. Battisti, ha detto Mazzocato durante la S. Messa, “temeva, infatti, che nel fervore di ricostruire fabbriche, case e chiese, entrasse anche in Friuli la tentazione al secolarismo e al consumismo che già percorreva l’Italia e l’Europa. Intuiva, con sguardo profetico, che quella tentazione poteva avere la forza di sradicare: “dall’anima di un Popolo i valori profondi … di sconvolgere la fede e l’anima più vera e profonda”. Merita rileggere, in proposito, la sua lettera pastorale del 1992: “Par un popul ch’al nol vueli spari””.
“Nelle nostre commemorazioni di quella straordinaria esperienza non dimentichiamo che il Friuli è risorto perché era un popolo con una forte anima cristiana – ha concluso mons. Mazzocato.”. E proprio in riferimento ai tristi fatti d’attualità l’Arcivescovo ha sottolineato che “il risultato lo stiamo tristemente constatando quasi quotidianamente. Nel vuoto lasciato dalla perdita dell’anima germogliano germi di violenza e di morte sconcertanti perché assurdi; il male è sempre assurdo”.
Infine il riferimento alla parabola del ricco stolto, ascoltata dal Vangelo: Quando l’uomo trascura l’anima, crea dentro di lui un vuoto che fa perdere il valore a tutti i beni materiali che egli può aver accumulato; un vuoto che sgretola i rapporti con le persone, anche le più vicine. Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo la nostra anima cristiana alla quale hanno attinto speranza e forza i friulani in mezzo alle macerie del terremoto. Questo è il patrimonio da trasmettere ai figli. Per sperare, i giovani hanno bisogno di anima e di spiritualità come ci stanno testimoniando in massa proprio in questo momento a Cracovia nella Giornata Mondiale della Gioventù, pregando nella S. Messa con Papa Francesco”.
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