«Cari chierichetti, il Signore sia presente in ogni vostro giorno»

Prima hanno pacificamente invaso gli edifici del Seminario di Udine per discutere tra di loro del valore della speranza anche attraverso una piccola recita teatrale; poi hanno «colorato» le vie di Udine con le loro vesti bianche bordate dai colori liturgici e con i vivacissimi cartelloni che annunciavano la provenienza di ciascun gruppo, per raggiungere infine la Cattedrale; infine, nel Duomo di S. Maria Annunziata sono stati coinvolti dall’Arcivescovo mons. Mazzocato in una semplice quanto incisiva e coinvolgente lezione di vita cristiana. E poi nel pomeriggio, spazio ai grandi giochi all’aperto, grazie ad un tempo che ha sovvertito le previsioni meteo, un modo per divertirsi ma anche per riflettere ed affiatarsi nell’amicizia. Stiamo parlando del migliaio di chierichetti che la mattina di giovedì 1° maggio ha dato vita alla 30ª edizione della Festa diocesana dei ministranti.


La vita cristiana non è teoria ma pratica
All’omelia l’Arcivescovo Andrea Bruno ha abbandonato l’ambone per avvicinarsi ai tanti ragazzi e ragazze in vestina bianca, così numerosi da doversi assiepare per terra fin sotto ai gradini del presbiterio. In modo tanto semplice quanto profondo, mons. Mazzocato ha ripreso un itinerario di educazioni ai gesti della vita cristiana che aveva iniziato fin dalla festa dei chierichetti di tre anni fa. E, interrogando i presenti, ha scoperto che molti c’erano anche allora e che i passi di questo percorso sono rimasti loro ben in mente.

Interrogando i ragazzi, il presule ha spiegato loro il senso profondo di un gesto che si fa spesso ma con troppa abitudine e superficialità: il segno della croce. «Tre anni fa, entrando in Cattedrale come oggi per la vostra festa, alla mia benedizione molti mi rispondevano salutandomi. È un modo bello e spontaneo, ma allora vi avevo insegnato che c’è un modalità ancora più profonda e significativa per salutarsi tra cristiani: il segno della croce». Facendo salire sul presbiterio diversi ragazzi e ragazze e interrogandoli, l’Arcivescovo ha spiegato il senso profondo di quel segno: innanzitutto il gesto di toccare la fronte, il petto, la spalla sinistra e poi quella destra richiama al desiderio e all’impegno che il Signore sia sempre nella mente, nel cuore e nel corpo; e poi la formula che ad ogni gesto richiama la Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Dopo la spiegazione, l’Arcivescovo ha affidato ai ministranti anche un duplice impegno: «Fate il segno della croce ogni mattina appena svegliati e ogni sera, finita la giornata, prima di addormentarvi: ogni vostra giornata sarà accompagnata dal Signore e avrà un sapore più intenso».

Nel segno della speranza
È stata la speranza, in sintonia con l’Anno pastorale, il «leit motiv» di tutta la Festa diocesana dei ministranti che ha avuto come versetto fondamentale la promessa di Dio a Mosè: «Io sarò con te» (Es 3,12). «Dio si rivolge a Mosè con queste parole – spiega il rettore del Seminario, don Maurizio Zenarola – per iniziare un cammino di gioia, di liberazione e costruzione. Così con i ministranti iniziamo un percorso, un cammino durante il quale scopriamo quotidianamente che è bello essere a servizio attorno all’altare. Soprattutto rafforziamo la consapevolezza che è bello sapere che il Signore vuole essere nel cuore di ognuno di noi, quindi accanto a me perché è con me che vuole portare la serenità, il gusto di accogliere, di stare assieme, di essere a servizio». L’incontro è anche un momento per valorizzare il ruolo dei chierichetti all’interno delle nostre comunità cristiane. «Abbiamo bisogno di ragazzi – continua don Zenarola – perché più si sta vicino all’altare più ci si innamora di ciò che rappresenta, l’altare infatti è simbolo di Gesù, i ragazzi che stanno vicino all’altare possono davvero innamorarsi di Cristo e quindi fare scelte radicali di stile cristiano e magari anche vocazionali».

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