Il sacerdozio di mons. Tonizzo reso ancora più vivo dalla sua croce

«L’anima di don Aldo sia accolta nella gioia senza fine della Comunione dei Santi in attesa che anche il suo corpo, provato da tante sofferenze, sia conformato al corpo glorioso di Gesù risorto e della Vergine Maria Assunta in cielo. La nostra preghiera rinnova la nostra speranza perché ci fa guardare a don Aldo e a tanti fratelli e sorelle defunti che ci attendono e ci aiutano a non perdere di vista il senso della nostra esistenza che è un pellegrinaggio verso il Santuario dove si canta in eterno la lode riconoscente al nostro Dio e all’Agnello». Così l’Arcivescovo di Udine nella chiesa di Cussignacco ha concluso venerdì 4 settembre la sua omelia per le esequie di mons. Aldo Tonizzo, morto martedì 1° settembre al termine di un «pellegrinaggio terreno durato 83 anni di cui 57 donati al Signore e alla Chiesa nel sacerdozio».
 
«È stato un pellegrinaggio, come sappiamo, anche sofferto per un incidente grave che ha provato il suo corpo e messo alla prova il suo animo come solo Dio, che legge i cuori, sa veramente – ha sottolineato l’Arcivescovo -. Don Aldo ha saputo reagire con la forza interiore che lo caratterizzava. Nel pieno delle forze giovanili si era dedicato alla pastorale prima a Muzzana e, poi, per 15 anni a Latisana. Pochi mesi dopo l’inizio del suo ministero di parroco a Cussignacco Dio gli ha chiesto la croce pesante che egli ha portato per il resto della vita. L’ha portata con coraggio continuando, nella misura del possibile, ad esercitare il suo sacerdozio, per alcuni anni a Santa Maria Assunta per tornare poi alla sua Cussignacco, dove è rimasto fino a quando è passato il Signore e lo ha chiamato con sé», ha ricordato mons. Mazzocato.
 
La sofferenza, però, nell’impegno sacerdotale di mons. Tonizzo era diventata una sorta di valore aggiunto. «Le limitazioni fisiche hanno inevitabilmente ridotto all’essenziale il ministero di don Aldo – ha raccontato il Pastore della Chiesa Udinese -. Ma era proprio l’essenziale più importante: la celebrazione dell’eucarestia a cui teneva molto, il sacramento della Riconciliazione, la predicazione della Parola di Dio curata con serietà. Si è dedicato anche al ministero della consolazione nella casa di riposo Sant’Anna, portando la presenza del Signore Gesù tra i fratelli e le sorelle più deboli a causa dell’età e delle infermità».
 
Progressivamente la sua condizione fisica si è ulteriormente deteriorata «e il suo cuore si è purificato e si è sempre più preparato ad attendere lo sposo che sarebbe passato. Possiamo pensare a don Aldo come ad una delle vergini sagge che erano pronte ad alzare le loro lampade e ad accompagnare lo sposo entrando con lui alla festa di nozze. Aveva in abbondanza la riserva di olio perché non era mancata nella sua vita sacerdotale la fedeltà alla preghiera e la comunione con Gesù nell’eucaristia anche quando, negli ultimi tempi, non era più in grado di celebrare la Santa Messa. Così la lampada della fede era accesa e ha illuminato il volto di Gesù quando è passato e lo ha invitato a seguirlo definitivamente. Già don Aldo lo aveva seguito generosamente da ragazzo quando aveva avvertito la chiamata vocazionale al sacerdozio. A lui si era consacrato totalmente con l’ordinazione sacra e l’impegno del celibato. Ora è giunto per don Aldo – ha concluso l’Arcivescovo – il tempo della sua ultima sequela di Gesù Maestro e Sposo che apre le porte del banchetto delle nozze eterne».
 

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