“Giù le barriere di diffidenza e sospetto tra friulani e immigrati”

“Pregheremo tutti assieme con lingue e tradizioni diverse, ma esprimendo l’unica fede e la lode corale a Dio Padre che in Gesù, morto in croce e risorto, ha rotto le barriere di razza, di cultura, di religione che dividevano gli uomini. Gesù è per tutti e il suo Vangelo è per tutti e ogni uomo è chiamato a diventare, in Gesù, figlio di Dio Padre e membro della Chiesa. Nella Chiesa trova tanti altri fratelli e sorelle; proprio come siamo qui noi, riuniti attorno alla Parola del Signore e al Corpo e al Sangue del Signore Gesù”. E’ un forte invito alla fratellanza nella fede quello lanciato dall’Arcivescovo di Udine, nell’omelia della S. Messa celebrata in Cattedrale nell’ambito della Festa diocesana degli immigrati cattolici, organizzata dall’Ufficio diocesano Migrantes domenica 1° giugno 2014. Un liturgia che ha visto suoni, colori e parole da tutto il mondo fondersi in un’unica preghiera elevata a Dio.


E proprio sulle profonde radici di questa unità nella diversità si è soffermato mons. Mazzocato, prendendo spunto dalla concomitante festa liturgica dell’Ascensione: “Abbiamo appena ascoltato nel Vangelo che, prima di salire al Padre, Gesù lascia agli apostoli quello che dovrà essere il loro programma di vita. Egli non sarebbe più stato fisicamente in mezzo a loro. Dove avrebbero dovuto andare dal momento che lui saliva al Padre? Risponde Gesù: ‘Andate in mezzo a tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato’”.


Fedeli all’indicazione di Gesù e guidati “dallo Spirito Santo, gli apostoli andarono realmente tra tutti i popoli senza preoccuparsi se erano ebrei, come loro, o greci, romani, egiziani, indiani. Unica loro preoccupazione era quella di far giungere a tutti la buona notizia che Dio ci era venuto incontro con suo Figlio Gesù e che essi potevano testimoniare di aver visto, ascoltato, toccato”, e che quindi era possibile “diventare figli dell’unico Dio Padre e di entrare a far parte di un popolo nuovo, il popolo dei figli di Dio formato da razze, lingue e nazioni diverse”.


Dal Vangelo all’attualità il passo è breve: “Care sorelle e fratelli immigrati, venite da quasi tutti i continenti e da tante nazioni, ma qui a Udine avete trovato lo stesso Vangelo che avere conosciuto dove siete nati e siete stati battezzati; avete trovato la stessa Santa Messa; avete trovato che professiamo la stessa fede nel Credo e che preghiamo con la stessa preghiera del Padre nostro. Avete trovato la stessa Chiesa cattolica presente nei vostri paesi di origine”. Gesù, insomma, ha mantenuto la sua promessa e continua a farlo: “E’ in mezzo a noi anche in questo momento e noi ci troviamo riuniti in cattedrale solo perche tutti crediamo in lui. Preghiamolo, allora, perché continui il miracolo che ha iniziato inviando gli apostoli in tutto il mondo. Dopo averci riuniti attorno a lui ci renda sempre più fratelli tra di noi. Solo lui può realizzare questa comunione perché noi siamo deboli come gli apostoli e non abbiamo la forza di superare le barriere di diffidenza e di egoismo che ci ostacolano”.


“Con il suo aiuto – ha concluso l’Arcivescovo – apriremo i cuori e sarà possibile la conoscenza reciproca, l’accoglienza partendo dalla fiducia e non dal sospetto, la disponibilità a darsi una mano condividendo quanto la Provvidenza ci ha donato”.


Al termine della solenne Eucaristia, tutti i partecipanti si sono spostati in corteo alla mensa del collegio «Renati» in via Tomadini per il pranzo, cui ha fatto seguito un pomeriggio di festa animato dalle comunità di migranti, un momento importante di conoscenza reciproca indispensabile per un percorso comune.

 

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