Messaggio per la Quaresima 2015

«Passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione»
 
Cari fratelli e sorelle,
la Chiesa invita ogni anno i suoi figli a vivere la Quaresima come un tempo favorevole per la nostra salvezza. Nell’Anno della carità, che stiamo vivendo in diocesi, la Quaresima sia un tempo particolarmente favorevole per compiere qualche passo in avanti nella nostra capacità di amare.

Nel suo Messaggio per la Quaresima, Papa Francesco ci invita ad un passo concreto di conversione che già altre volte aveva indicato e che io stesso ho ripreso nella lettera pastorale “Rimanete nel mio amore”. Ci invita a passare dall’indifferenza alla compassione verso i fratelli. Scrive Papa Francesco: «Però succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene. Questa attitudine egoistica, di indifferenza, ha preso oggi una dimensione mondiale, a tal punto che possiamo parlare di una globalizzazione dell’indifferenza. Si tratta di un disagio che, come cristiani, dobbiamo affrontare». In sintonia con il Santo Padre, ho richiamato l’attenzione sul rischio dell’indifferenza del cuore: «Una forma diffusa di menzogna è l’abitudine a vedere il male senza più provare una forte ribellione e la volontà di opporsi ad esso. La coscienza si fa il callo e non avverte più la gravità di certi delitti; specialmente quando le vittime non hanno voce per ribellarsi, se non versare silenziose lacrime amare» (n. 31).

In tutta la Sacra Scrittura la durezza del cuore è considerata la situazione di peccato più pericolosa. Contro di essa hanno parlato tutti i profeti; e il segno che il cuore si è indurito nell’egoismo è proprio l’atteggiamento dell’indifferenza verso Dio e verso il fratello che soffre. L’indifferenza è come una corazza refrattaria dentro la quale chiudiamo il cuore per non essere disturbati dalla Parola di Dio e dai bisogni del prossimo.
 
Ho visto in questo tempo forme di indifferenza che mi hanno lasciato una tristezza profonda. Nelle vicende, purtroppo frequenti, di separazioni matrimoniali ho dovuto constatare atteggiamenti tristi di indifferenza verso i figli. Questo atteggiamento cresce nei confronti di nuove creature che vengono, in vari modi, eliminate fin dal concepimento perché indesiderate; sta diventando una prassi quasi di routine mentre la tragedia resta nel cuore della madre. Ho toccato con mano durezze di cuore tra familiari e tra parenti per questioni economiche e per la divisione di beni fino al punto che il fratello di sangue diventa un avversario. Continua per molte persone e famiglie un periodo duro per mancanza di lavoro e conseguenti ristrettezze economiche. Tante volte mi chiedo se non stiamo a guardare le loro preoccupazioni e sofferenze con un atteggiamento di indifferenza come se non fosse tanto grave la situazione.
 
Ognuno di noi può allungare l’elenco aggiungendo altri esempi di indifferenza che vede attorno a sé e, specialmente, che ritrova dentro di sé.
 
È molto difficile convertirsi dall’indifferenza e dalla durezza del cuore perché è una situazione comoda che non fa sentire né caldo né freddo e che rende sordi alla voce scomoda di Dio e dei fratelli.
 
Per questo, nell’Anno della Carità invito ogni cristiano e le comunità parrocchiali ad approfittare del tempo penitenziale della Quaresima per farsi un serio esame di coscienza sull’atteggiamento egoistico dell’indifferenza. Teniamo conto, però, che con le nostre sole forze non riusciremo a rompere la crosta della durezza del cuore. Può scuoterci solo la Parola di Dio letta e meditata in preghiera e nel silenzio interiore. Torniamo, in particolare, sulla parabola evangelica del Buon Samaritano nella quale Gesù ci mostra il cammino di conversione dall’indifferenza alla compassione; dall’indifferenza del sacerdote e del levita verso l’uomo ferito i quali “vedono e passano oltre”, alla compassione del samaritano che “passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione” (Luca 10, 25-37).
 
Suggerisco infine di ripetere spesso e con umiltà la breve invocazione tratta dalle litanie del Sacro Cuore con la quale Papa Francesco conclude il suo messaggio quaresimale: “Fac cor nostrum secundum cor tuum”; “Rendi il nostro cuore simile al tuo”.
17-02-2015