Santo Natale, l’Arcivescovo: «Ripercorriamo la via dei pastori che per primi videro la luce di Gesù»

«Ho pensato ad un augurio sincero e non formale che potevo rivolgere a me e a tutti voi. L’ho cercato nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato e mi sono rimasti impressi i pastori e come loro hanno vissuto il primo Natale. Essi vegliavano avvolti dal freddo della notte e sempre all’erta per evitare che qualche bestia feroce aggredisse il gregge. Vegliavano rassegnati per la loro miseria e per la solitudine di chi è emarginato dalla società che conta». Così l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nell’omelia pronunciata oggi, domenica 25 dicembre, nella Santa Messa solenne del Santo Natale celebrata in cattedrale.

 

È dunque andato ai pastori il pensiero di mons. Mazzocato, che ha augurato «che in questo Natale il Signore Gesù ci doni la grazia di rivivere la loro stessa esperienza» perché « in modo improvviso e totalmente inatteso si ritrovano avvolti da una luce intensa che scendeva dal cielo e che accompagnava un angelo, un messaggero che veniva a parlare loro in nome di Dio». «I pastori – ha proseguito il presule – furono i primi a vedere quella luce e, seguendola, giunsero alla mangiatoia dove stava Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, con sua madre, la Vergine Maria e Giuseppe, lo sposo. Rimasero in ginocchio ad adorare quel bambino che veniva da Dio e che Maria mostrava loro. Poi, si alzarono e tornarono tra la gente del paese lodando Dio per quello che avevano visto e sentito. La luce che il bambino Gesù aveva portato dal cielo era penetrata dentro di loro e aveva rischiarato le ombre tristi che avvolgevano i loro pensieri e il cuore. La gioia si era fatta spazio in mezzo alle tristezze di una vita dura e solitaria. Avevano scoperto che Gesù portava una possibilità di speranza anche per loro».

 

E con un forte richiamo all’attualità di un mondo che non sembra illuminato di questa luce, ma pervaso dagli «efferati delitti, chiamati terrorismo e che colpiscono spesso la presenza dei cristiani e i simboli cristiani» che, al contrario, «hanno il colore della notte e il sapore dell’opera di satana che è per natura amante della morte», l’Arcivescovo ha sottolineato di come «avremmo bisogno di luce, di una luce chiara e affidabile per veder meglio dentro di noi , nelle scelte della nostra vita e nel modo in cui ci troviamo a vivere», ricordando però con forza che «noi abbiamo da duemila anni la Luce vera, quella che illumina ogni uomo. L’hanno scoperta per primi i pastori che l’angelo spinse fuori della loro notte per entrare nella luce che veniva dal cielo e che si chiamava Gesù. Le parole del suo Vangelo restano attualissime; il faro di luce acceso da Dio per orientare ogni uomo e tutta l’umanità in mezzo alle tempeste della vita e della storia». 

 

«Torno, allora, al mio augurio natalizio – ha concluso mons. Mazzocato -: ripercorriamo la via dei pastori. Uscirono dalla notte seguendo una nuova luce che scendeva dal cielo e trovarono Gesù e il suo Vangelo: “La Luce che illumina ogni uomo”. Seguendo lui ritrovarono il senso e la gioia di vivere e rendere lode a Dio. Anche il nostro Friuli e la nostra Europa hanno bisogno di ritrovare la Luce del Vangelo che ha forgiato la nostra grande civiltà. Questa è la prima resistenza da opporre al serpeggiare maligno del male che passa per i nostri paesi». 

 

Qui il testo integrale dell’omelia.

 

 

 

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